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Carlo Benetti

Nuove tecniche di gestione alla prova del cambiamento

30 Marzo 2016 12:09
financialounge -  Carlo Benetti cuba GAM USA
“Cambiare prima di essere costretti a farlo: nuove tecniche di gestione alla prova del cambiamento”. È questo il titolo della Conferenza organizzata da GAM il 7 aprile al prossimo Salone del Risparmio: un titolo che rimanda al rischio di pensare di avere sempre il pieno controllo delle proprie scelte, come spiega Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell’Alpha e iI Beta del 28 marzo. Il manager prende spunto dalla storica visita di Barack Obama: i tre giorni trascorsi dal presidente americano all’Avana, il primo a tornare sull’isola dopo 88 anni, hanno infatti avuto un riscontro immediato nel fotografare le migliori relazioni diplomatiche tra i due paesi ma sarà nel lungo periodo che si svilupperanno gli effetti più rilevanti, La storia dell’isola è destinata a nuovi radicali cambiamenti. Relazioni diplomatiche distese daranno maggior vigore alle richieste di nuova politica e nuove regole nel governo dell’economia. Il potere scopre, non per scelta ma sotto l’incalzare della storia, e con qualche decennio di ritardo, che la retorica anti-americana e anti-imperialista si svuota di significato, diventa anacronistica. Una volta che il Congresso americano avrà rimosso l’embargo, le relazioni economiche tra i due paesi correranno sulle tre direttrici di commercio, comunicazioni e trasporti: la sfida per il governo cubano sarà quella di gestire le inevitabili aperture economiche conservando il potere, compito tutt’altro che facile, sarà interessante osservare la scrittura di questa nuova pagina di storia. Il governo dell’isola si trova costretto a cambiare sull’incalzare della storia ed è già in ritardo, perché era illusorio pensare di poter gestire il cambiamento secondo le proprie regole, di avere il pieno controllo del proprio destino. Ecco perché essere consapevoli di dover cambiare, in tempo, permette di assumere decisioni che non siano obbligate a rincorrere gli eventi.

Una partita a golf trasforma la vita di tre amici, le loro vicende personali si mescolano agli eventi della storia di Cuba. Storie di trasformazioni e di resistenza al cambiamento, nella vita come nello scorrere del tempo, in un’isola dove sembra che il tempo si sia fermato.

Il desiderio di cambiare è una delle costanti della psicologia umana. Quante volte ci si propone di cambiare vita, lavoro, città oppure, più modestamente, abitudini alimentari. E quante volte accade che i buoni propositi restino tali, non si trasformino in decisioni! La ragione è che la resistenza al cambiamento è una formidabile difesa psicologica del nostro equilibrio ma alle volte gioca “contro”, diventando un ostacolo difficile da superare. Per questo il più delle volte i cambiamenti sono indotti dal mutare delle circostanze, da fattori esterni. Accade che per molti il cambiamento di vita sia provocato dalla grande Storia, presi dentro gli eventi che trasformano le epoche e i destini delle nazioni.

Come è accaduto all’architetto Roberto Gottardi, classe 1927, la cui vicenda biografica si è intrecciata con la storia della rivoluzione cubana. Nel 1961 il giovane Gottardi non lo poteva sapere ma una partita a golf avrebbe trasformato la sua vita. Fidel Castro e Che Guevara si ritrovarono in quell’anno all’Havana Country Club per giocare una partita accompagnati dalle sole guardie del corpo, da due caddy e dal fotografo ufficiale. L’assenza di giornalisti e testimoni era probabilmente dovuta al fatto che nessuno dei due era un buon giocatore. Al termine della partita Fidel Castro dichiarò con baldanza di essere in grado di battere il presidente Kennedy, lui sì buon giocatore, ma i giornalisti seppero dai caddy che i due avevano terminato il percorso tirando più del doppio dei colpi necessari. Durante la partita Fidel e il Che parlano di politica, discutono di come dare stabilità al giovane governo rivoluzionario al potere da appena due anni.

Si trovano d’accordo sulla necessità di gesti anche simbolici, ad esempio, perché non trasformare quel circolo del golf, un tempo esclusivo, in un centro culturale aperto a tutti gli studenti dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia? L’intuizione di Castro e Guevara divenne un progetto ambizioso, costruire Scuole Nazionali delle Arti destinate a diventare il centro culturale più importante dell’America Latina e dei paesi più poveri (la fortunata espressione “paesi emergenti” doveva essere ancora inventata). Il progetto delle Scuole delle Arti “più belle del mondo” venne affidato a Ricardo Porro, un architetto cubano che coinvolse subito due amici italiani che lavoravano in Venezuela, gli architetti Roberto Gottardi e Vittorio Garatti. “Come potevamo rifiutare?” ricorda quest’ultimo “erano giorni di furia ed entusiasmo, ogni ambito della vita pubblica era gestito da uno spirito di guerriglia, agile e fantasioso. Ci trovammo, da un giorno all’altro, di fronte a un progetto chiave per la politica di Fidel e dalla forte carica ideale”. Gli architetti sono liberi di sperimentare “come architetti del Rinascimento, con il principe che assegna un terreno e l’artista che lo trasforma a suo gusto”.

L’episodio della Baia dei Porci e l’embargo totale degli Stati Uniti imposero una nuova, inattesa svolta. Cominciarono a scarseggiare denaro e materiali, arrivarono gli aiuti dei russi e con loro arrivò anche l’influenza dell’architettura sovietica. Le linee squadrate e il disegno funzionale del razionalismo sovietico erano distanti anni luce dalle forme morbide e sinuose dei portali e dei padiglioni disegnati dai tre architetti. I colonnati, le volte catalane, i percorsi che formano geometrie variabili a seconda della luce non convinsero i russi e nel 1965 i lavori si interruppero. Ancora una volta cambiarono la vita e il destino professionale dei tre architetti, Porro abbandonò l’isola per stabilirsi a Parigi, Garatti rientrò in Italia, Gottardi fu l’unico a scegliere di rimanere a Cuba.

Negli anni ’90 un’altra svolta. A sorpresa Fidel Castro decide di completare i lavori e sottrarre i padiglioni incompiuti all’aggressione delle sterpaglie e dei rovi. Nel 1999 i tre amici si ritrovano, più vecchi di circa trent’anni, per rimettere mano al progetto. Ma l’entusiasmo dura poco, il governo non ha soldi proprio come non li aveva negli anni ’60. A Cuba, avamposto del comunismo reale sopravvissuto alla caduta del Muro di Berlino, sembra che il tempo si sia fermato in un incantesimo crudele che ha cristallizzato la povertà, raffigurato dalle Pontiac del 1959 che ancora girano per le strade dell’Avana.

Un incantesimo rotto dalla storica visita di Barak Obama. I tre giorni trascorsi dal presidente americano all’Avana, il primo a tornare sull’isola dopo 88 anni, hanno un riscontro immediato nelle migliori relazioni diplomatiche ma sarà nel lungo periodo che si svilupperanno gli effetti più rilevanti, la storia dell’isola è destinata a nuovi radicali cambiamenti. Relazioni diplomatiche distese daranno maggior vigore alle richieste di nuova politica e nuove regole nel governo dell’economia. Non per scelta ma sotto l’incalzare della storia, e con qualche decennio di ritardo, il potere scopre che la retorica anti-americana e anti-imperialista si svuota di significato, diventa anacronistica.

Una volta che il Congresso americano avrà rimosso l’embargo, le relazioni economiche tra i due paesi correranno sulle tre direttrici di commercio, comunicazioni e trasporti: la sfida per il governo sarà gestire le inevitabili aperture economiche conservando il potere, compito tutt’altro che facile, sarà interessante osservare la scrittura di questa nuova pagina di storia. Il governo cubano si trova costretto a cambiare sull’incalzare della storia ed è già in ritardo, perché era illusorio pensare di poter gestire il cambiamento secondo le proprie regole, di avere il pieno controllo del proprio destino.

Noi di GAM continueremo a parlarne nella nostra Conferenza al Salone del Risparmio il prossimo 7 aprile. Il titolo della Conferenza rimanda al rischio di pensare di avere sempre il pieno controllo delle nostre scelte: “Cambiare prima di essere costretti a farlo: nuove tecniche di gestione alla prova del cambiamento”. Vi aspettiamo.
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