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BCE, i gestori spiegano perché Draghi non basta più ai mercati

11 Marzo 2016 09:24
financialounge -  BCE Björn Eberhardt Columbia Threadneedle Investments Credit Suisse Jean Sylvain Perrig Mario Draghi Philipp Waeber quantitative easing TLTRO Toby Nangle UBP
La riunione della BCE di ieri era molto attesa. I mercati, dopo una euforica risposta iniziale, sono ripiegati per chiudere in territorio negativo la seduta di Borsa. Eppure Draghi non ha deluso gli investitori agendo in maniera aggressiva per allentare le condizioni dei mercati finanziari e annunciando misure di finanziamento diretto (di tipo monetario) di programmi di spesa pubblica o di riduzione di imposta.

“In particolare, due decisioni hanno superato le attese dei mercati. Innanzitutto, le obbligazioni investment grade denominate in euro ed emesse da società non bancarie basate nell’Eurozona saranno incluse nella lista di asset potenzialmente acquistabili nell’ambito del programma di QE. In secondo luogo, a giugno sarà lanciata una nuova serie di operazioni TLTRO (Targeted Long Term Refinancing Operation, operazione di rifinanziamento mirata a lungo termine), con una scadenza a quattro anni” spiega Jean-Sylvain Perrig, CIO di Union Bancaire Privée (UBP).

Per quanto riguarda il primo aspetto interviene Toby Nangle, gestore multi asset di Columbia Threadneedle Investments: “La decisione di includere le obbligazioni societarie non finanziarie investment grade nella lista delle attività oggetto degli acquisti del Qe, dà alla BCE il potenziale per diventare il principale player nel mercato delle obbligazioni aziendali europee non finanziarie che conta 900 miliardi di euro di emissioni in circolazione”. Secondo il manager è improbabile che tutte le decisioni della BCE annunciate ieri possano trasformare le prospettive economiche, ma sono in linea con l'ambizione della banca centrale di ridurre i costi di finanziamento per le aziende che cercano di investire, e ridurre gli incentivi per risparmiare piuttosto che spendere.

Björn Eberhardt, Head of Global Macro Research di Credit Suisse, e Philipp Waeber, Global Macro Research di Credit Suisse, si concentrano invece sulle nuove misure di finanziamento bancario che considerano un segnale molto positivo per affrontare le preoccupazioni riguardanti le banche periferiche, in particolare, la loro capacità di rifinanziarsi. “Un'altra caratteristica interessante è la possibilità che il tasso di interesse da pagare per la liquidità da TLTRO II potrebbe risultare negativo: questo potrebbe ampliare l’espansione dei prestiti delle banche” sottolineano i due manager che, dopo gli annunci fatti nella riunione di ieri, si aspettano che la BCE possa adottare un'altra estensione significativa del programma di allentamento monetario al più tardi entro settembre 2016 (sei mesi prima della scadenza del marzo 2017). “Un altro piccolo taglio nel tasso di deposito resta una possibilità, ma, visti i commenti di Mario Draghi durante la conferenza stampa, è probabile che l’attenzione della Bce sia rivota verso misure di politica monetaria non convenzionali piuttosto che verso l’uso dello strumento dei tassi di interesse” specificano Björn Eberhardt e Philipp Waeber.

In tutti i casi, Jean-Sylvain Perrig non cambia la propria idea: la visibilità sul futuro è diminuita. Il manager rivela infatti che osserverà con attenzione gli spread creditizi del settore bancario, così come le revisioni sugli utili e qualsiasi miglioramento del settore delle materie prime. “Da febbraio stiamo riducendo i rischi in portafoglio, avendo iniziato l’anno con troppa fiducia sugli asset rischiosi. L’ultimo intervento della BCE non altera troppo la nostra visione, poiché dimostra che la fiducia è bassa e servono medicine sempre più forti per provare a ristabilirla. Preferiremmo vedere un intervento a sostegno degli investimenti e dell’innovazione tramite misure di bilancio” sostiene Jean-Sylvain Perrig secondo il quale, in conclusione, i rischi restano spostati verso il basso, sia per la crescita che per l’inflazione.
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