Contatti

Emmanuel Sharef

Recessione USA, perché è improbabile che succeda quest’anno

10 Marzo 2016 09:36
financialounge -  Emmanuel Sharef Joachim Fels PIMCO recessione USA Vinayak Seshasayee
La perdita di posti di lavoro, l’aumento della disoccupazione, la conseguente riduzione della spesa da parte dei consumatori e le diffuse insolvenze societarie derivanti da una recessione generalizzata, porterebbero molto probabilmente a ulteriori e significative flessioni dei mercati azionari, a spread creditizi ben più ampi e a rendimenti obbligazionari molto più bassi, nonostante i livelli attuali già piuttosto contenuti. La recessione ha forti implicazioni e, proprio per questo, c’è sempre la massima attenzione sulle previsioni macro economiche e le relative conclusioni. Di recente, in particolare, sono aumentate le opinioni di quanti prevedono (e temono) una recessione USA per quest’anno.

“Sebbene i mercati finanziari e un numero crescente di esperti ravvisino un rischio significativo di una recessione statunitense più avanti nell’anno, io continuo a ritenere molto più probabile che la prossima recessione si verifichi, per ipotesi, nel 2020, o in un qualsiasi altro anno di vostra scelta nel medio periodo, che non nel 2016” puntualizza Joachim Fels, Managing Director e consulente economico globale di PIMCO. Ovviamente, fa sapere il manager, questo non significa che il rischio di una recessione nell’orizzonte ciclico, ovvero i prossimi 6-12 mesi, sia trascurabile: studiando le ultime statistiche economiche, si potrebbe considerare il rischio di una recessione l’anno prossimo con una probabilità di circa il 15%.

Vinayak Seshasayee, gestore di PIMCO, ha elaborato un modello che combina sette fattori economici e finanziari: ISM manifatturiero, produzione industriale, permessi edilizi, offerta reale di moneta M1, curva dei rendimenti da 3 mesi a 10 anni dei titoli di Stato americani, spread creditizi BBB e rendimenti dell’S&P 500. In base ai risultati che questo modello fornisce, in questo momento, la probabilità di recessione nell’arco dei prossimi sei mesi si attesta al 17%, la più alta registrata dall’inizio della fase di espansione ad oggi, pur rimanendo sensibilmente inferiore a quella verificatasi alla vigilia delle precedenti recessioni.

PIMCO monitora anche un altro modello che analizza il rischio di recessione: si tratta di un modello basato su un sistema di reti neurali sviluppato da Emmanuel Sharef, gestore di PIMCO, che tenta di individuare tendenze simili a quelle osservate prima delle recessioni passate, in un’ampia gamma di indicatori economici e finanziari. Il vantaggio di questo approccio «a scatola nera» è che ammette le non linearità e cerca di sfruttare le informazioni provenienti da molteplici fonti senza imporre teorie o punti di vista parziali. I risultati di questo modello sono simili a quelli generati dal modello più tradizionale. La probabilità di una recessione è fortemente aumentata di recente, ma rimane ben al di sotto dei precedenti periodi di pre-recessione.

“Il messaggio rassicurante che emerge dai modelli quantitativi di Vinayak ed Emmanuel si aggiunge al mio giudizio qualitativo, ossia che una recessione è improbabile (benché, ovviamente, non impossibile), giacché al momento non prevale nessuna delle condizioni che storicamente hanno causato le passate recessioni o vi hanno contribuito. È vero che l’attuale espansione è già in fase avanzata, oltre 80 mesi, contro la media di 58 mesi del secondo dopoguerra. Ma è anche vero che le espansioni non muoiono di vecchiaia, bensì per effetto di una combinazione di forti squilibri economici e di eccessivi inasprimenti monetari. In questo momento, negli USA non si ravvisano né gli uni né gli altri” spiega Joachim Fels che poi aggiunge: “In sostanza: sia i nostri modelli quantitativi di analisi della probabilità di recessione che quelli qualitativi, suggeriscono che i timori di una recessione nel 2016 siano eccessivi. Una recessione negli Stati Uniti quest’anno è molto meno probabile di una recessione, per ipotesi, nel 2020”.
Share:
Trending