BCE
Europa, perché banche e BCE sono le maggiori preoccupazioni
8 Marzo 2016 09:25

ieri è stata una giornata difficile per i titoli del settore bancario europeo bersagliati dalle vendite in Borsa. Un trend che ha sullo sfondo la riunione di giovedì della BCE che dovrà alzare il velo sulle nuove decisioni per reflazionare la zona euro e rilanciare ulteriormente la crescita: banche e BCE restano quindi i temi di maggiore preoccupazione per gli investitori. Anche perché, nel frattempo, molti attori del mercato, tra economisti, analisti finanziari, e gestori di portafoglio, si chiedono se il mercato abbia ragione e se, quindi, questa forte correzione altro non sia stata che l’anticipazione di una profonda crisi economica.
Diciamo subito che, sebbene nel secondo semestre del 2015 i segnali di un rallentamento negli USA, in Cina e nei mercati emergenti siano stati piuttosto evidenti, allo stato attuale non ci sono elementi per prevedere una nuova recessione globale. Certo, come l’Ocse ha sottolineato un paio di settimane fa riducendo le stime di crescita del PIL degli Stati Uniti, del Giappone e dell’Europa, la crescita attesa per il 2016 sarà meno dinamica del previsto, ma di recessione non sembrerebbe esserci ombra.Alcuni analisti, tuttavia, pur condividendo questa visione (nella quale, per l’appunto, non si stima nessuna recessione globale) hanno comunque voluto verificare in modo oggettivo cosa stia attanagliando in particolare il mercato europeo ed hanno identificato 5 fattori di pericolo.
In primo luogo, nel caso in cui si manifestassero gravi danni al settore bancario europeo con nuove battute d'arresto per il meccanismo di erogazione del credito ad imprese e famiglie, i contraccolpi sarebbero gravi per l’economia europea e, oltretutto, sarebbero aggravati dalle preoccupazioni per i tassi di deposito negativi e da un nuovo meccanismo di salvataggio europeo del settore mai testato in precedenza. In secondo luogo, c’è la BCE a cui mancano strumenti efficaci per aiutare la zona euro a superare la sua lentezza ciclica e strutturale. Poi, e siamo al terzo ostacolo, l'Europa potrebbe essere esposta a rischi esterni (Cina, mercati emergenti, Stati Uniti) molto più ampi rispetto a quelli oggi stimati e stimabili. In quarto luogo, il sell off (vendita di titoli senza limitazione di quantità e di prezzo) sul mercato azionario ha potenzialmente inflitto gravi danni all’attività economica della zona euro, attraverso gli effetti a cascata derivanti dalla minor fiducia e ricchezza. Ultimo ma non meno importante, c’è la politica europea che mina la fiducia economica dei cittadini del Vecchio Continente.
Ebbene secondo gli esperti, di queste cinque preoccupazioni, due (i rischi esterni e la politica europea) non sono nuovi, mentre per quanto riguarda gli effetti a cascata su fiducia e ricchezza, sulla base dell'esperienza storica, ci sono ragionevoli motivi per pensare che non dovrebbero costituire un grande rischio. Al contrario, le preoccupazioni circa il settore bancario e la politica della BCE sono più complesse e potenzialmente più dannose per le prospettive europee: proprio BCE e banche costituirebbero pertanto i nervi scoperti del sistema europeo.
Diciamo subito che, sebbene nel secondo semestre del 2015 i segnali di un rallentamento negli USA, in Cina e nei mercati emergenti siano stati piuttosto evidenti, allo stato attuale non ci sono elementi per prevedere una nuova recessione globale. Certo, come l’Ocse ha sottolineato un paio di settimane fa riducendo le stime di crescita del PIL degli Stati Uniti, del Giappone e dell’Europa, la crescita attesa per il 2016 sarà meno dinamica del previsto, ma di recessione non sembrerebbe esserci ombra.Alcuni analisti, tuttavia, pur condividendo questa visione (nella quale, per l’appunto, non si stima nessuna recessione globale) hanno comunque voluto verificare in modo oggettivo cosa stia attanagliando in particolare il mercato europeo ed hanno identificato 5 fattori di pericolo.
In primo luogo, nel caso in cui si manifestassero gravi danni al settore bancario europeo con nuove battute d'arresto per il meccanismo di erogazione del credito ad imprese e famiglie, i contraccolpi sarebbero gravi per l’economia europea e, oltretutto, sarebbero aggravati dalle preoccupazioni per i tassi di deposito negativi e da un nuovo meccanismo di salvataggio europeo del settore mai testato in precedenza. In secondo luogo, c’è la BCE a cui mancano strumenti efficaci per aiutare la zona euro a superare la sua lentezza ciclica e strutturale. Poi, e siamo al terzo ostacolo, l'Europa potrebbe essere esposta a rischi esterni (Cina, mercati emergenti, Stati Uniti) molto più ampi rispetto a quelli oggi stimati e stimabili. In quarto luogo, il sell off (vendita di titoli senza limitazione di quantità e di prezzo) sul mercato azionario ha potenzialmente inflitto gravi danni all’attività economica della zona euro, attraverso gli effetti a cascata derivanti dalla minor fiducia e ricchezza. Ultimo ma non meno importante, c’è la politica europea che mina la fiducia economica dei cittadini del Vecchio Continente.
Ebbene secondo gli esperti, di queste cinque preoccupazioni, due (i rischi esterni e la politica europea) non sono nuovi, mentre per quanto riguarda gli effetti a cascata su fiducia e ricchezza, sulla base dell'esperienza storica, ci sono ragionevoli motivi per pensare che non dovrebbero costituire un grande rischio. Al contrario, le preoccupazioni circa il settore bancario e la politica della BCE sono più complesse e potenzialmente più dannose per le prospettive europee: proprio BCE e banche costituirebbero pertanto i nervi scoperti del sistema europeo.
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