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Angel Agudo

Borsa USA, la Fed conta più del Super Tuesday elettorale

29 Febbraio 2016 17:41
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Domani sarà il Super Tuesday (super martedì), il giorno delle primarie dei candidati democratici e repubblicani per la corsa alla Casa Bianca che serve a testare i pretendenti, dal momento che il numero consistente di Stati chiamati ad esprimere un giudizio sugli aspiranti alla carica di presidente consente anche di verificare se i candidati siano in grado di competere a livello nazionale e non solo di singolo Stato. Tuttavia, nonostante l'importanza che certamente riveste nella corsa alla Casa Bianca, è improbabile che il Super Tuesday delle primarie americane abbia un effetto di rilievo sul mercato azionario statunitense. 

Ne è convinto Nick Peters, Gestore di [tooltip-fondi codice_isin="LU0393653166"]FF Global Multi Asset Tactical Moderate Fund[/tooltip-fondi] (FF GMAT Moderate Fund) e [tooltip-fondi codice_isin="LU0393653596"]FF Global Multi Asset Tactical Defensive Fund[/tooltip-fondi] (FF GMAT Defentive Fund) di Fidelity International.

“Le presidenziali si terranno solo a novembre mentre in questo momento gli investitori guardano soprattutto alla riunione della Federal Reserve in programma per il 16 marzo”. Dopo un inizio d'anno caratterizzato da forte volatilità, c'è infatti grande attesa riguardo alla possibile evoluzione del ciclo di inasprimento monetario della Federal Reserve. Secondo Nick Peters è improbabile un ulteriore aumento dei tassi già nella riunione di marzo, ma i mercati sembrano sottostimare l'effettiva probabilità di ulteriori rialzi negli USA.

“La crescita resta positiva, ancorché modesta, mentre i salari probabilmente registreranno un'accelerazione nei prossimi mesi, in concomitanza con un aumento dell'inflazione. Potrebbero quindi esserci le condizioni perché la Fed vari nuovi rialzi dei tassi nel corso del 2016; una eventualità che è opportuno tenere in considerazione nell’asset allocation dei portafogli” puntualizza Nick Peters.

Tornando al Super Tuesday e alle elezioni USA, guardando alla storia delle elezioni passate, si possono comunque osservare dei trend interessanti. Da un'analisi condotta sull'andamento delle quotazioni nelle borse azionarie USA, secondo i dati dell'indice S&P 500, tra il 1928 e oggi i periodi storici che hanno visto un Presidente repubblicano alla Casa Bianca hanno registrato una performance inferiore in termini di prezzi e in ben quattro amministrazioni repubblicane le quotazioni hanno chiuso in perdita. Per contro, sotto la guida di presidenti democratici è stato registrato un solo quadriennio negativo.

I mercati azionari sono infatti cresciuti con una media annuale del 10% durante i governi democratici, contro l'1,8% appena sotto quelli repubblicani. Il trend risulta evidente anche nel periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Le quotazioni azionarie sono salite dell'11,4% sotto i presidenti democratici, mentre la percentuale si ferma al 4,8% per quelli repubblicani.

"Nonostante Wall Street abbia registrato performance decisamente migliori durante i mandati dei presidenti democratici i risultati storici devono sempre essere contestualizzati: ogni presidente USA ha dovuto confrontarsi con differenti difficoltà economiche e politiche. Alla luce di questo, non esiste una correlazione stretta tra l'appartenenza politica del Presidente e la performance delle quotazioni azionarie, soprattutto in una prospettiva di medio e lungo termine” tiene comunque a sottolineare Angel Agudo, Gestore di [tooltip-fondi codice_isin="LU0069450822"]FF America Fund[/tooltip-fondi] secondo il quale le decisioni di investimento non devono quindi essere influenzate dall'esito delle elezioni politiche, quanto piuttosto focalizzate sui singoli titoli con il miglior potenziale di apprezzamento.

In questo modo, secondo il gestore, dovrebbe essere infatti possibile continuare a beneficiare delle numerose opportunità di crescita che il mercato azionario USA è in grado di offrire.
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