borsa
Questa è una recessione azionaria non dell’economia reale
25 Febbraio 2016 09:22
li ultimi sei anni gli indici delle principali borse mondiali hanno registrato performance ben al di sopra dell’andamento dell’economia reale, negli ultimi sei mesi tale relazione si è arrestata: le Borse non sono riuscite più a fare meglio dei dati macro economici. Ma c’è di più.
Secondo un’indagine svolta da Morgan Stanley, che ha coinvolto gli analisti di alcuni dei principali settori di Borsa per sapere se intravedevano segnali di recessione, l’attuale forte correzione degli indici deve essere inquadrata come una «recessione azionaria» piuttosto che una «recessione dell’economia reale». Infatti, la conclusione dello studio della banca d’affari americana è che, almeno per quest’anno, è troppo presto per assumere una recessione economica come il caso base. Lo studio evidenzia che, mentre i dati macro globali si sono indubbiamente indeboliti negli ultimi sei mesi, la performance delle azioni si è posizionata notevolmente al di sotto persino dei deboli dati economici.
Gli analisti di Morgan Stanley dei settori media, automotive, trasporti, beni di consumo, materie prime e banche hanno condiviso le rispettive tendenze emergenti a livello di settore in modo da far luce su tutto l’ambiente di crescita delle imprese europee. Innanzitutto emerge che i dati dei consumatori rimangono forti. Nel settore dei media, per esempio, ci si aspetta utili per azione (eps, earning per share) in crescita del 10% circa nel 2016 mentre nel settore auto, sebbene ci sia una maggiore cautela rispetto al 2015, le vendite di veicoli a livello mondiale sono ancora forti anche se con crescite piuttosto divergenti tra le diverse regioni del mondo.
I dati a livello industriale sono misti ma con alcuni segnali di stabilizzazione. Le banche, infine, dovranno fare i conti con i problemi di profittabilità (crescita debole, tassi di interesse negativi, mercati emergenti deboli, materie prime in caduta libera) ma non presentano problemi di solvibilità: le posizioni di portafoglio sono migliorate sostanzialmente e le strutture patrimoniali post-crisi e di finanziamento sono più solide.
Secondo un’indagine svolta da Morgan Stanley, che ha coinvolto gli analisti di alcuni dei principali settori di Borsa per sapere se intravedevano segnali di recessione, l’attuale forte correzione degli indici deve essere inquadrata come una «recessione azionaria» piuttosto che una «recessione dell’economia reale». Infatti, la conclusione dello studio della banca d’affari americana è che, almeno per quest’anno, è troppo presto per assumere una recessione economica come il caso base. Lo studio evidenzia che, mentre i dati macro globali si sono indubbiamente indeboliti negli ultimi sei mesi, la performance delle azioni si è posizionata notevolmente al di sotto persino dei deboli dati economici.
Gli analisti di Morgan Stanley dei settori media, automotive, trasporti, beni di consumo, materie prime e banche hanno condiviso le rispettive tendenze emergenti a livello di settore in modo da far luce su tutto l’ambiente di crescita delle imprese europee. Innanzitutto emerge che i dati dei consumatori rimangono forti. Nel settore dei media, per esempio, ci si aspetta utili per azione (eps, earning per share) in crescita del 10% circa nel 2016 mentre nel settore auto, sebbene ci sia una maggiore cautela rispetto al 2015, le vendite di veicoli a livello mondiale sono ancora forti anche se con crescite piuttosto divergenti tra le diverse regioni del mondo.
I dati a livello industriale sono misti ma con alcuni segnali di stabilizzazione. Le banche, infine, dovranno fare i conti con i problemi di profittabilità (crescita debole, tassi di interesse negativi, mercati emergenti deboli, materie prime in caduta libera) ma non presentano problemi di solvibilità: le posizioni di portafoglio sono migliorate sostanzialmente e le strutture patrimoniali post-crisi e di finanziamento sono più solide.
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