Contatti

cina

USA, perchè non ci sarà una nuova recessione nel 2016

5 Febbraio 2016 09:37
financialounge -  cina Federal Reserve Nannette Hechler-Fayd'herbe petrolio recessione USA
Il crollo delle quotazioni azionarie non ha risparmiato neppure Wall Street dove l’indice S&P500 viaggia intorno ai 1.900 punti, sette punti percentuali al di sotto del livello di inizio anno. Sono in molti a chiedersi se dietro questa forte correzione ci possano essere le avvisaglie di una nuova recessione USA ma, almeno per il momento, sembra non essere cambiato nulla di sostanziale rispetto alla fine del 2015.

I tre principali fattori che hanno determinato il brusco calo degli indici di Borsa sono stati le nuove paure del rallentamento della crescita della Cina, il nuovo crollo del prezzo del petrolio e la nuova politica monetaria adottata dalla Fed. Il calo del prezzo del greggio sembra non essere dovuto tanto al calo della domanda (che indicherebbe un rallentamento dell’economia globale) quanto piuttosto da una produzione in ascesa e a scorte in eccesso mentre i rialzi dei tassi USA da parte della Fed dai quattro attesi per quest’anno stimati a fine dicembre 2015, si è passati a prevederne uno o, al massimo due, dopo l’estate.

Resta quindi il rallentamento della Cina. Che però, numeri alla mano, non sembra esserci stato. Infatti la crescita del colosso asiatico dovrebbe attestarsi quest’anno tra il 6,2% e il 6,5% (rispetto al 6,8% / 6,9% del 2015), senza pertanto nessuna drammatica frenata. Inoltre, alcuni economisti hanno stimato che anche nello scenario peggiore di una crescita del PIL di Pechino al 4% per quest’anno, l’impatto sul PIL USA sarebbe limitato: dal +2,3% / 2,8% stimato si passerebbe al +1,8% / +2,3%.

“Pensiamo che non assisteremo ad una recessione USA nel 2016” tiene subito a precisare Nannette Hechler-Fayd'herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse, che poi aggiunge: “L’economia statunitense gode del sostegno di una solida creazione di posti di lavoro e di un settore dei servizi resistente che, insieme, compensano abbondantemente la debolezza nel settore manifatturiero. In definitiva, l’effetto netto globale della flessione dei prezzi del petrolio sarà verosimilmente positivo. Mentre la Cina, con ogni probabilità, crescerà più lentamente rispetto all’anno scorso: ma il paese dispone dei mezzi fiscali e finanziari per evitare un hard landing (calo brusco della crescita economica)”.

La strategist rivela che è pertanto orientata ad acquistare asset che hanno accusato consistenti vendite sulla base di previsioni esagerate di una recessione, come le azioni dell’Eurozona sensibili alla crescita e il DAX tedesco, ma anche le azioni australiane e quelle del comparto informatico.
Share:
Trending