Federal Reserve
Recessione USA, i maggiori rischi provengono dall’estero
26 Gennaio 2016 10:37

illiams, il Presidente della Federal Reserve di San Francisco, individua nelle problematiche estere i maggiori rischi di recessione per gli Stati Uniti.
"Se mi chiedessero ciò che mi tiene sveglio la notte, o quali siano gli shock che potrebbero causare una recessione negli USA, direi che quasi tutti i rischi risiedono al di fuori dei confini degli Stati Uniti", ha detto John Williams venerdì 15 gennaio partecipando ad una tavola rotonda a San Francisco. Il presidente ammette di essere attualmente più positivo sulle prospettive economiche dell’Europa ma la Cina resta un vero e proprio jolly (l’ha infatti definita la «wild card»).
La Fed, che si riunisce domani, sta valutando quanto l'economia sia forte per resistere a un ulteriore aumento dei tassi di interesse dopo il suo primo rialzo dei tassi dal 2006 effettuato il mese scorso. I responsabili politici hanno detto che il percorso di normalizzazione dei tassi USA sarà graduale e strettamente dipendente dai dati macro economici, sempre tenendo d'occhio tutti i principali indicatori economici, i mercati e le prospettive internazionali. La loro discussione all’interno della Fed si sviluppa in un contesto di modesta espansione in Europa e di incertezza in Cina. La crescita della seconda più grande economia del mondo dovrebbe rallentare al 6,3 per cento quest'anno, dal 6,8 per cento nel 2015 e dal 7,3 per cento nel 2014, sulla base delle stime di ottobre del Fondo Monetario Internazionale World.
"È comunque molto difficile sapere cosa stia accadendo davvero in Cina” ha puntualizzato John Williams. La Fed, in ogni caso, si riserva la possibilità di mettere in pausa il suo ciclo di rialzo in funzione delle condizioni economiche USA e globali: per John Williams, più in particolare, c’è ancora bisogno di dare una spinta all'economia per mantenere la crescita all'interno del range compreso tra il 2 e il 2,25 per cento.
"Se mi chiedessero ciò che mi tiene sveglio la notte, o quali siano gli shock che potrebbero causare una recessione negli USA, direi che quasi tutti i rischi risiedono al di fuori dei confini degli Stati Uniti", ha detto John Williams venerdì 15 gennaio partecipando ad una tavola rotonda a San Francisco. Il presidente ammette di essere attualmente più positivo sulle prospettive economiche dell’Europa ma la Cina resta un vero e proprio jolly (l’ha infatti definita la «wild card»).
La Fed, che si riunisce domani, sta valutando quanto l'economia sia forte per resistere a un ulteriore aumento dei tassi di interesse dopo il suo primo rialzo dei tassi dal 2006 effettuato il mese scorso. I responsabili politici hanno detto che il percorso di normalizzazione dei tassi USA sarà graduale e strettamente dipendente dai dati macro economici, sempre tenendo d'occhio tutti i principali indicatori economici, i mercati e le prospettive internazionali. La loro discussione all’interno della Fed si sviluppa in un contesto di modesta espansione in Europa e di incertezza in Cina. La crescita della seconda più grande economia del mondo dovrebbe rallentare al 6,3 per cento quest'anno, dal 6,8 per cento nel 2015 e dal 7,3 per cento nel 2014, sulla base delle stime di ottobre del Fondo Monetario Internazionale World.
"È comunque molto difficile sapere cosa stia accadendo davvero in Cina” ha puntualizzato John Williams. La Fed, in ogni caso, si riserva la possibilità di mettere in pausa il suo ciclo di rialzo in funzione delle condizioni economiche USA e globali: per John Williams, più in particolare, c’è ancora bisogno di dare una spinta all'economia per mantenere la crescita all'interno del range compreso tra il 2 e il 2,25 per cento.
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