BCE
High yield, prove generali di divergenza Europa – USA
22 Gennaio 2016 10:42

lle asset class sulle quali gli asset manager internazionali ripongono le maggiori attenzioni per quest’anno è quella degli high yield. Le ragioni sono semplici: il rendimento offerto da questa tipologia di titoli è estremamente allettante sia rispetto alla media storica che, soprattutto, in assoluto, visto l’attuale contesto di mercato in cui i titoli di stato e quelli societari di alta qualità pagano cedole ridotte all’osso.
Basti pensare che al 14 gennaio scorso, l’indice high yield USA evidenziava un rendimento medio annuo dell’8,77% con uno spread rispetto ai titoli di stato quinquennale di 763 punti base ( cioè il 7,6% in più), mentre l’indice high yield Euro mostrava un rendimento annuo del 5,46% (con spread di 548 punti base).
Il problema, però, è che il crollo del prezzo del petrolio e l’avversione al rischio scatenata dalla nuova crisi cinese di inizio anno, stanno mettendo sotto pressioni i prezzi e le prospettive di questa asset class. Per comprendere cosa stia accadendo e, soprattutto, per assumere scelte di portafoglio consapevoli, i risparmiatori dovrebbero sapere che i fondamentali del credito europei e statunitensi stanno divergendo. Storicamente, le obbligazioni societarie (sia investment grade che high yield) europee e USA hanno mostrato una elevata correlazione sia in termini di movimenti degli spread che di rendimenti totali. Negli ultimi tempi, invece, diversi indicatori mostrano un miglioramento delle condizioni in Europa rispetto agli Stati Uniti.
In primo luogo, mentre la BCE sta proseguendo nel suo Qe (quantitative easing) agevolando le condizioni dei prestiti e dei finanziamenti da parte delle banche alle imprese e alle famiglie europee, negli Stati Uniti alcuni indicatori non finanziari mostrano che la crescita dei prestiti sta rallentando e diventando più restrittiva. In secondo luogo, la qualità del credito degli high yield europei ha molte meno emissioni con rating B e CCC rispetto al mercato americano. In terzo luogo, il credito europeo sta registrando un numero di upgrading (promozioni) rispetto ai downgrading (declassamenti) di rating da metà dello scorso anno, mentre negli Stati Uniti sta accadendo il contrario. E, infine, i rendimenti mostrano che quelli relativi agli high yield europei risultano giù compresi tra quelli delle emissioni investment grade e i rendimenti degli high yield USA a conferma che il disaccoppiamento è già in corso.
Secondo gli analisti di una importante banca d’affari svizzera, vi è poi un netto contrasto tra i flussi di investimento verso gli Stati Uniti e l’Europa. Negli ultimi due anni i deflussi sull’asset class high yield USA hanno azzerato tutti i flussi in entrata post-crisi 2008. Gli afflussi verso gli high yield della zona euro sono in fase di stallo, franati dall’avversione al rischio degli investitori, ma non hanno ancora visto prevalere i deflussi. Negli USA ha pesato il crollo del prezzo del greggio, che ha fatto pressione sulle tante emissioni high yield di produttori di shale oil, e la domanda di corporate bond di qualità medio alta e alta. In Europa, invece, il segmento high yield ha beneficiato di una domanda robusta sia interna che estera.
Basti pensare che al 14 gennaio scorso, l’indice high yield USA evidenziava un rendimento medio annuo dell’8,77% con uno spread rispetto ai titoli di stato quinquennale di 763 punti base ( cioè il 7,6% in più), mentre l’indice high yield Euro mostrava un rendimento annuo del 5,46% (con spread di 548 punti base).
Il problema, però, è che il crollo del prezzo del petrolio e l’avversione al rischio scatenata dalla nuova crisi cinese di inizio anno, stanno mettendo sotto pressioni i prezzi e le prospettive di questa asset class. Per comprendere cosa stia accadendo e, soprattutto, per assumere scelte di portafoglio consapevoli, i risparmiatori dovrebbero sapere che i fondamentali del credito europei e statunitensi stanno divergendo. Storicamente, le obbligazioni societarie (sia investment grade che high yield) europee e USA hanno mostrato una elevata correlazione sia in termini di movimenti degli spread che di rendimenti totali. Negli ultimi tempi, invece, diversi indicatori mostrano un miglioramento delle condizioni in Europa rispetto agli Stati Uniti.
In primo luogo, mentre la BCE sta proseguendo nel suo Qe (quantitative easing) agevolando le condizioni dei prestiti e dei finanziamenti da parte delle banche alle imprese e alle famiglie europee, negli Stati Uniti alcuni indicatori non finanziari mostrano che la crescita dei prestiti sta rallentando e diventando più restrittiva. In secondo luogo, la qualità del credito degli high yield europei ha molte meno emissioni con rating B e CCC rispetto al mercato americano. In terzo luogo, il credito europeo sta registrando un numero di upgrading (promozioni) rispetto ai downgrading (declassamenti) di rating da metà dello scorso anno, mentre negli Stati Uniti sta accadendo il contrario. E, infine, i rendimenti mostrano che quelli relativi agli high yield europei risultano giù compresi tra quelli delle emissioni investment grade e i rendimenti degli high yield USA a conferma che il disaccoppiamento è già in corso.
Secondo gli analisti di una importante banca d’affari svizzera, vi è poi un netto contrasto tra i flussi di investimento verso gli Stati Uniti e l’Europa. Negli ultimi due anni i deflussi sull’asset class high yield USA hanno azzerato tutti i flussi in entrata post-crisi 2008. Gli afflussi verso gli high yield della zona euro sono in fase di stallo, franati dall’avversione al rischio degli investitori, ma non hanno ancora visto prevalere i deflussi. Negli USA ha pesato il crollo del prezzo del greggio, che ha fatto pressione sulle tante emissioni high yield di produttori di shale oil, e la domanda di corporate bond di qualità medio alta e alta. In Europa, invece, il segmento high yield ha beneficiato di una domanda robusta sia interna che estera.
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