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Global Balanced Risk Control Fund

Global Balanced Risk Control Fund - 31 dicembre 2015

14 Gennaio 2016 09:12
financialounge -  Global Balanced Risk Control Fund Morgan Stanley
Rassegna di Mercato

Stati Uniti: Ai primi di gennaio l’Institute for Supply Management (Ism) ha comunicato che l’indice dei direttori d’acquisto (Pmi) per il settore manifatturiero statunitense ha raggiunto quota 48,2 a dicembre, in ribasso rispetto al 48,6 di novembre. Al contrario, il Pmi dell’Ism relativo al settore non manifatturiero statunitense continua a evidenziare una vigorosa crescita. Il Census Bureau ha reso noto che, in termini destagionalizzati, a novembre le vendite al dettaglio hanno segnato un incremento dello 0,2% rispetto a ottobre e dell’1,4% rispetto allo stesso mese del 2014. L’occupazione non agricola è aumentata di 211.000 unità a novembre e il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 5,0%. L’inflazione dei prezzi al consumo nei 12 mesi fino a novembre è stata pari allo 0,5% in termini non destagionalizzati. Al netto dei prezzi di generi alimentari ed energia, il dato corrispondente si attesta al 2,0%. L’indice Msci Usa ha reso il -1,73% in dollari statunitensi e il -4,50% in euro.

Europa: Nel complesso le condizioni continuano a migliorare in gran parte dei paesi dell’area euro. Il Pmi di Markit riferito al settore manifatturiero dell’Eurozona ha registrato un leggero rialzo, dai 52,8 punti di novembre ai 53,2 di dicembre, il livello più alto dall’aprile 2014. Markit ha reso noto che le voci produzione e occupazione sono aumentate in tutti i paesi facenti parte del sondaggio, compresa la Grecia. Nell’ultimo trimestre del 2015, il Pmi composito di Markit, che include i settori manifatturiero e dei servizi, ha toccato il massimo degli ultimi quattro anni e mezzo. A ottobre, la produzione industriale nell’area euro è aumentata dello 0,6% su base mensile e dell’1,9% su base annua. I dati corrispondenti relativi all’intera Unione europea sono di un +0,5% e un +2,4%. Secondo una stima preliminare di Eurostat, a dicembre l’inflazione annua nell’Eurozona è rimasta stabile allo 0,2%. L’indice Msci Europe ha reso il -5,28% in euro e il -2,53% in dollari statunitensi.

Giappone: All’inizio di gennaio, Nikkei ha segnalato una situazione invariata per l’indice Pmi relativo al settore manifatturiero giapponese, fermo a 52,6 punti a dicembre. L’Istituto di statistica nazionale ha riferito che la spesa media mensile al consumo per famiglia è stata pari a ¥ 273.268 a novembre, in calo del 2,5% in termini nominali e del 2,9% in termini reali rispetto allo stesso mese del 2014. In una nota a parte l’Istituto ha segnalato che l’Ipc giapponese si è attestato allo 0,3% per il periodo di 12 mesi conclusosi a novembre, mese in cui l’indice ha perso lo 0,3%. Il Ministero dell’economia, del commercio e dell’industria (Meti) nipponico ha reso noto che a novembre la produzione industriale è diminuita dell’1,0% in termini destagionalizzati e dell’1,6% su base annua. L’indice Msci Japan ha reso il -2,09% in yen e il -3,24% in euro.

Attività del portafoglio

Il 10 dicembre abbiamo ridimensionato l’esposizione azionaria del portafoglio dal 18% al 13%. La portata delle manovre aggiuntive di stimolo annunciate dalla Banca centrale europea ha deluso i mercati, provocando brusche variazioni dei prezzi degli attivi e dell’euro. A dicembre la volatilità di breve periodo misurata dall’indice Vix ha toccato quota 2. La persistente debolezza dei prezzi dell’energia e i recenti segnali di decelerazione dell’economia mondiale hanno esacerbato le pressioni al ribasso sull’azionario e sono stati i fattori principali dietro le scarse performance registrate dall’obbligazionario high yield statunitense.

Strategia e prospettive

Il drastico calo del prezzo del petrolio e l’effetto che ciò ha avuto sui ricavi delle compagnie petrolifere hanno inciso negativamente sugli investimenti nei settori energetico e industriale. Il contrastante quadro globale può limitare la capacità della Federal Reserve di continuare ad aumentare i tassi dopo il primo rialzo di dicembre. Rimaniamo relativamente prudenti nel breve periodo e prevediamo una maggiore volatilità proveniente dalle spinte deflazionistiche, man mano che l’effetto dei bassi prezzi petroliferi si manifesta nei vari settori dell’economia. Più avanti nell’anno, riteniamo ci siano buone probabilità di ulteriori stimoli fiscali, e le recenti ondate di vendite potrebbero fornire punti di ingresso favorevoli per rientrare nei mercati. Prima di incrementare l’esposizione al rischio, tuttavia, preferiamo aspettare che i mercati sviluppati si stabilizzino e che le autorità cinesi adottino misure volte a evitare una frenata brusca dell'economia.

 

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