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Bond subordinati, le quattro regole d’oro per non sbagliare
16 Dicembre 2015 10:55

iamo. Di nuovo un crac finanziario che si abbatte sulle spalle dei piccoli risparmiatori. Le perdite subite dai possessori delle obbligazioni subordinate delle quattro banche coinvolte nel cosiddetto decreto “salva banche” (Banca Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara, Banca Marche, Cassa di risparmio di Chieti) hanno riproposto il problema del controllo sulla effettiva corrispondenza (la cosiddetta adeguatezza) dei prodotti finanziari venduti rispetto al profilo di rischio del cliente.
Tuttavia, al di là delle decisioni che verranno adottate per limitare i danni soprattutto per i piccoli risparmiatori coinvolti nella vicenda, è opportuno fare chiarezza per evitare il disorientamento che in questi giorni sta influenzando le famiglie italiane. Ecco quattro regole che, se seguite, evitano di sbagliare in futuro l’acquisto di titoli finanziari non coerenti con il proprio profilo di rischio.
Il primo punto dal quale partire è quello di essere consapevoli che il mondo è cambiato e con esso, anche i mercati finanziari. Se fino a qualche anno fa bastava sottoscrivere un bot o un btp, aspettare con pazienza la scadenza e nel frattempo godere di ricche cedole, oggi con i tassi a zero del bot e del ctz e con quelli zero virgola dei btp con scadenza fino al 2022, è indispensabile essere consapevoli che per ottenere di più bisogna rischiare di più. Questo, e siamo al secondo punto, non significa però accettare supinamente tutto quello che ci viene proposto in banca o dal promotore. Al contrario bisogna conoscerne i rischi informandosi prima: leggendo il prospetto informativo, documentandosi di come quello strumento si è comportato durante le turbolenze di mercato, come fare a rivenderlo ad un prezzo certo. Per fare tutto questo occorre tempo e competenza: ecco perché, è questa la terza regola, meglio affidarsi a un consulente di fiducia che permetta di districarsi tra le varie soluzioni e, soprattutto, ci assista nel tempo per adeguarle alle esigenze della famiglia e ai diversi contesti di mercato. Infine la quarta regola, probabilmente la più importante: la diversificazione. Come già accaduto con i bond Cirio, Parmalat, Lehman Brothers, e i titoli di stato dell’Argentina, chiunque vi avesse investito solo una piccola parte dei propri risparmi avrebbe limitato ai minimi termini le perdite. Meglio ancora se lo avesse fatto tramite un fondo comune che investe in decine o, addirittura, centinaia di titoli.
D’altra parte, e questo è un vero primato per il mercato italiano, negli oltre 30 anni di attività dei fondi comuni nel nostro paese non si è mai verificato un solo caso di fallimento di un fondo.
Tuttavia, al di là delle decisioni che verranno adottate per limitare i danni soprattutto per i piccoli risparmiatori coinvolti nella vicenda, è opportuno fare chiarezza per evitare il disorientamento che in questi giorni sta influenzando le famiglie italiane. Ecco quattro regole che, se seguite, evitano di sbagliare in futuro l’acquisto di titoli finanziari non coerenti con il proprio profilo di rischio.
Il primo punto dal quale partire è quello di essere consapevoli che il mondo è cambiato e con esso, anche i mercati finanziari. Se fino a qualche anno fa bastava sottoscrivere un bot o un btp, aspettare con pazienza la scadenza e nel frattempo godere di ricche cedole, oggi con i tassi a zero del bot e del ctz e con quelli zero virgola dei btp con scadenza fino al 2022, è indispensabile essere consapevoli che per ottenere di più bisogna rischiare di più. Questo, e siamo al secondo punto, non significa però accettare supinamente tutto quello che ci viene proposto in banca o dal promotore. Al contrario bisogna conoscerne i rischi informandosi prima: leggendo il prospetto informativo, documentandosi di come quello strumento si è comportato durante le turbolenze di mercato, come fare a rivenderlo ad un prezzo certo. Per fare tutto questo occorre tempo e competenza: ecco perché, è questa la terza regola, meglio affidarsi a un consulente di fiducia che permetta di districarsi tra le varie soluzioni e, soprattutto, ci assista nel tempo per adeguarle alle esigenze della famiglia e ai diversi contesti di mercato. Infine la quarta regola, probabilmente la più importante: la diversificazione. Come già accaduto con i bond Cirio, Parmalat, Lehman Brothers, e i titoli di stato dell’Argentina, chiunque vi avesse investito solo una piccola parte dei propri risparmi avrebbe limitato ai minimi termini le perdite. Meglio ancora se lo avesse fatto tramite un fondo comune che investe in decine o, addirittura, centinaia di titoli.
D’altra parte, e questo è un vero primato per il mercato italiano, negli oltre 30 anni di attività dei fondi comuni nel nostro paese non si è mai verificato un solo caso di fallimento di un fondo.
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