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PIL USA e mosse della Fed, i gestori la pensano così

30 Ottobre 2015 10:43
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Il Federal Open Market Committee (FOMC), l‘organismo della Federal Reserve responsabile delle operazioni sui tassi di interesse USA, nella riunione di ieri e dell’altro ieri ha fornito dichiarazioni che, sebbene ampiamente in linea con le comunicazioni precedenti, presentano alcuni spunti aggiuntivi sulle prossime possibili mosse in tema di rialzo dei tassi USA. In particolare, la Fed ha mantenuto la sua attenzione circa gli «sviluppi economici e finanziari globali» ma non ha escluso un rialzo dei tassi prima alla riunione di dicembre. A questo punto, la probabilità di un ritocco all’insù dei tassi americani nella prossima riunione della Fed di dicembre salgono al 50 per cento.

In contemporanea, sempre ieri, è stato reso noto che nel terzo trimestre il PIL americano è salito dell’1,5% che, sebbene ampiamente positivo, risulta lievemente al di sotto delle attese. Una lettura più attenta delle componenti che hanno alimentato il PIL nel trimestre, rivela però un miglioramento della domanda interna (che, infatti, evidenzia un incremento del 3,2%), trainata dai consumi e dagli investimenti privati.

“Proprio questo particolare, supporta la decisione della Fed di riportare l’attenzione sui dati domestici” sottolinea Luca Noto, Portfolio Manager Obbligazionario di Anima SGR, secondo il quale in occasione della riunione del 28 ottobre, la banca centrale americana ha ripreso la padronanza delle aspettative, confermando che l’eventuale rialzo dei tassi sarà esclusivamente dipendente dalle risultanze provenienti dall’economia domestica. Per Luca Noto, le preoccupazioni circa la congiuntura globale, ed in particolare quelle relative al rallentamento della crescita cinese, sono state declassate dal FOMC che ha preferito privilegiare l’attenzione dei mercati su un possibile rialzo già al prossimo meeting del 16 dicembre. Ora l’attenzione degli addetti ai lavori sarà tutta concentrata sui dati relativi all’occupazione USA del mese di ottobre: un dato di assoluto rilievo per sapere quale potrà essere l’andamento dei mercati obbligazionari a livello globale. Sebbene, come fa notare Luca Noto, per quanto riguarda le obbligazioni governative europee, l’impatto dovrebbe essere limitato grazie alla attiva presenza sul mercato da parte della BCE.

In ogni caso, per Rick Rieder, Chief Investment Officer of Fundamental Fixed Income at BlackRock, Co-Manager of Fixed Income Global Opportunities (FIGO), l'economia degli Stati Uniti è da tempo preparata per un rialzo dei tassi di interesse. “Mentre la Fed rimane solo un po’ preoccupata per gli sviluppi economici internazionali, e alcuni dati economici USA sembrano ora meno brillanti, riteniamo che la dichiarazione del FOMC lasci la porta aperta per un aumento iniziale nel mese di dicembre. Se il Comitato imboccherà questa strada prima della fine dell'anno dipenderà dai dati macro delle prossime settimane e dal proseguimento della stabilità nei mercati globali” commenta Rick Rieder che si dichiara comunque in disaccordo con coloro che sostengono che una politica dei tassi di interesse pari a zero non abbia alcun costo fino a quando l'inflazione rimane contenuta. In realtà, fa notare Rick Rieder, si tratta di un profondo costo sociale che vede i risparmiatori (affamati di rendimenti) sovvenzionare di fatto i debitori.

“Noi pensiamo che il mercato del lavoro potrebbe essere reso più sano da un contesto di tassi moderatamente più elevati, dal momento che potrebbe indurre i baby boomers (le persone nate tra il 1945 ed il 1964 in Nordamerica, che hanno contribuito al baby boom demografico degli USA) ad andare in pensione qualora fossero più fiduciosi nel poter contare su un potenziale maggior reddito disponibile in pensione: il che aiuterebbe peraltro i lavoratori più giovani a fare carriera” conclude Rick Rieder.
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