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Zona euro, c’è valore nei bond legati all’inflazione

28 Ottobre 2015 10:39
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Nell’Eurozona il livello di inflazione è ancora lontano dall’obiettivo del 2%, quindi le obbligazioni legate all’inflazione potrebbero avere un potenziale apprezzamento rispetto ai tassi nominali.

È questa una delle indicazioni espresse da Monica Defend, Head of Global Asset Allocation Research, e Cosimo Marasciulo, Head of European Government Bonds, nel commento alle recenti dichiarazioni di Draghi sulle decisioni di politica monetaria della BCE. Sul fronte del reddito fisso europeo, i due manager vedono valore nelle obbligazioni societarie Investment Grade dopo il recente ampliamento degli spread, poiché il mercato potrebbe iniziare a prezzare la possibilità di un QE.

“In ottica Multi-Asset, invece, una nuova serie di mosse espansive da parte delle Banche Centrali potrebbe sostenere gli asset rischiosi nel breve termine. Tuttavia, resta il rischio di una ripresa globale fragile e irregolare, oltre al rischio multi-geopolitico. Di conseguenza riteniamo sia opportuno conservare i presidi di protezione dei portafogli, in vista di un possibile aumento della volatilità” fanno sapere i due esperti, convinti che sia alle porte una nuova ondata di interventi: dal rinvio del rialzo dei tassi da parte della Fed all’atteggiamento prevalentemente accomodante dei mercati emergenti, da un possibile ulteriore allentamento in Giappone all’eventuale estensione del programma di QE nell’Eurozona.

In ogni caso, per Defend e Marasciulo, se le preoccupazioni della Fed sulla crescita esterna dovessero attenuarsi, e la crescita interna continuasse a rimanere solida, è probabile che la banca centrale americana possa iniziare ad aumentare i tassi. In Europa, invece, alla luce della forte reazione del mercato alle parole di Draghi nella sua ultima conferenza stampa post meeting BCE, si è aperto il dibattito su una ulteriore diminuzione dei tassi di interesse.

“Le tattiche di comunicazione di Draghi sono piuttosto potenti, come abbiamo visto in passato, per preparare il mercato a movimenti importanti. La curva dei tassi è scesa, i mercati periferici si sono rafforzati e le obbligazioni legate all’inflazione hanno registrato forti performance” sottolineano i due manager che fanno notare come il cambio euro dollaro si sia indebolito di circa il 2% appena Draghi ha annunciato la possibile revisione delle misure di politica monetaria nella riunione del prossimo 3 dicembre. Defend e Marasciulo si aspettano che la forza del dollaro continui fin quando ci sarà asincronia tra la politica monetaria della FED rispetto a quella della BCE e della Banca Centrale giapponese (BoJ).
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