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Mercato obbligazionario, la severa lezione degli ultimi sei mesi

23 Ottobre 2015 09:39

financialounge -  mercati obbligazionari tassi di interesse titoli di stato
iglie italiane sono esposte ad un grosso pericolo: il possibile aumento dei tassi di interesse. È questa la severa lezione del mercato obbligazionario degli ultimi sei mesi. Da sempre i risparmiatori italiani sono abituati a comperare i titoli di stato e a incassare ricche cedole e a riavere a scadenza il capitale iniziale investito. Ma ora che i tassi sono ai minimi storici, nel caso in cui avessero la necessità di rivendere i titoli prima della scadenza sarebbero esposti al rischio di accusare perite anche ingenti: infatti, vendendo i titoli di stato prima della scadenza (come nel caso di qualsiasi altro titolo obbligazionario) non c’è la garanzia della restituzione del valore nominale e il capitale incassato dipenderà esclusivamente dal prezzo di mercato.

Per capire quali possano essere in concreto i pericoli basta esaminare cosa è accaduto negli ultimi 6 mesi al mercato obbligazionario. Tra il 12 aprile e il 12 ottobre scorso, l’indice dei fondi obbligazionari ha perso in media il 2,6% mentre i fondi obbligazionari governati euro a medio lungo termine (che investono prevalentemente in titoli di stato della zona euro con scadenze medie tra i 5 e i 10 anni) hanno lasciato sul terreno il 3,58% e i fondi obbligazionari corporate bond investment grade il -2,88%. Performance che hanno di fatto azzerato (-0,1%) il rendimento da inizio anno dei fondi obbligazionari governativi euro m/l termine e portato in territorio negativo (-1,06%) quello relativo ai fondi obbligazionari corporate bond.

Cosa è successo in questi sei mesi? Semplice, i tassi di interesse del mercato obbligazionario euro, dopo aver toccato il minimo storico tra fine marzo e inizio aprile (sulla scia dell’avvio del Quantitative easing della Bce), hanno poi ripreso ad oscillare assumendo però una inclinazione al rialzo. Tradotto in pratica, il BTP 1.6.2025, per esempio, è passato da un rendimento lordo annuo dell’1,29% all’attuale 1,66% con una quotazione che ha perso il 3,6%. Il bund tedesco decennale, per fare un altro esempio, ha invece perso il 4,6% (con un rendimento che dallo 0,14% del 12 aprile è salito all’attuale 0,51%). Come si può facilmente notare, sono bastati rialzi anche relativamente contenuti (0,37%) affinchè i prezzi dei titoli di stato decennali di Italia e Germania accusassero perdite tra i 3,5% e il 4,5%.

È proprio questo il pericolo di cui devono essere consapevoli i possessori di titoli di stato italiani e dell’area euro: anche in uno scenario di tassi stabili, e con la prospettiva che QE della BCE venga prorogato oltre settembre 2016, rialzi dei tassi di mercato anche frazionali potrebbero provocare perdite salate ai portafogli a reddito fisso.

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