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Idee di Investimento – Azioni – 19 ottobre 2015

19 Ottobre 2015 09:21

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Fed non può più rimandare la decisione sui tassi USA: deve assolutamente effettuare un primo mini-aumento entro la fine dell’anno. Lo afferma nell’articolo “Se la Fed rialza i tassi è possibile un rally azionario” Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Svizzera) S.A., che spiega: “In questo modo manifesterebbe la propria volontà di riportare alla normalità la politica monetaria dopo diversi anni all’insegna di misure non convenzionali. I motivi per azzardare un innalzamento dei tassi sono molteplici. Siamo convinti che, se la Fed facesse questo sforzo, i mercati azionari registrerebbero un rally di fine anno”.

In attesa di sapere se la banca centrale americana farà o meno questa scelta, gli investitori devono fare i conti con un mercato che resta instabile dopo le forti correzioni registrate in agosto. Anche se, dopo una lunga stagione positiva per l’azionario e per l’obbligazionario è normale che i mercati tirino un po' il fiato. È quello che pensa, nell’articolo “La volatilità proseguirà ma creerà anche interessanti opportunità” Paul Read, Responsabile team fixed income di Invesco, che non scorge pertanto nessuno shock all’orizzonte e, semmai, intravede ancora un potenziale inespresso nell’azionario europeo. Tuttavia, sottolinea il manager, i fattori di tensione internazionale (tra i quali, tanto per citarne alcuni, il rallentamento della crescita cinese, l’incertezza sulle mosse della Fed e lo scandalo Volkswagen) potrebbero tenere alta la volatilità ancora per diverso tempo. Uno scenario che potrebbe proseguire per diverso tempo ma che, secondo Paul Read, potrebbe generare opportunità interessanti.

Volatilità che ha coinvolto anche i mercati europei a causa dei timori legati al rallentamento della crescita cinese e globale, del rischio di rialzo dei tassi americani ed infine del Diesel-gate. Tuttavia, il team di gestione azionario di ANIMA sgr continua a preferire l’azionario Europa a Wall Street e, all’interno del Vecchio Continente, reputa particolarmente interessanti soprattutto i settori dell’healthcare, della tecnologia e quello bancario mentre a livello di singola Borsa europea continua ad essere positivo su Piazza Affari. “Il nervosisimo che ha recentemente colpito le Borse europee riteniamo sia stato dovuto a cause esogene, pertanto la nostra visione strategica non è cambiata e restiamo convinti che ci siano tutte le condizioni per continuare a privilegiare le azioni europee. Infatti a supporto dei mercati azionari del Vecchio Continente dovrebbero convergere sia la consueta stagionalità (gli ultimi mese dell’anno, di solito, sono tendenzialmente più positivi del resto dell’anno) e sia gli effetti della ripresa dell’economia dell’Eurozona” fanno sapere nell’articolo “La preferenza resta ferma per le Borse europee” gli esperti del team azionario di ANIMA secondo i quali, la preferenza europea rispetto a Wall Street trova inoltre spunti di rilievo sia per una migliore dinamica degli utili aziendali europei e sia per il supporto del Quantitave Easing (QE) avviato e rafforzato dalla BCE.

Anche per gli esperti della Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, i listini europei sembrano particolarmente interessanti. In primis per gli utili aziendali che sono suscettibili di un’accelerazione per vari motivi tra i quali il sostegno della banca centrale: la politica monetaria ultra-accomodante della BCE si è tradotta in un’esplosione della spesa al consumo, che ha difeso le società della regione dal rallentamento della Cina e aiutato l’eurozona a crescere per nove trimestri consecutivi. Le imprese europee continuano poi ad essere favorite dalla combinazione di un euro debole e bassi prezzi del petrolio, che dovrebbe avere un effetto positivo sui margini di profitto che mostrano un maggiore potenziale di crescita rispetto agli Stati Uniti dove, al contrario, i margini sono a livelli record. “Nel complesso, il nostro modello suggerisce un rialzo dei profitti aziendali nell’Europa continentale del 10% circa nei prossimi 12 mesi, con il ruolo trainante delle società finanziarie. Anche le valutazioni dei titoli azionari europei appaiono ragionevoli. In base a parametri come il rapporto prezzo/utili e quello prezzo/valore nominale, i titoli del vecchio continente offrono uno sconto del 10% rispetto a quelli americani e globali” sottolinea nell’articolo “Borse, emergenti ora correttamente valutati ma Wall Street resta cara” la PSU per la quale anche la piazza finanziaria giapponese resta interessante.

Infine, resta immutata l’interesse verso le azioni che pagano dividendi consistenti dal momento che rappresentano una soluzione difensiva particolarmente interessante nello scenario che si sta delineando che prevede un incremento della volatilità sui mercati azionari per le tante incertezze che ancora dominano lo scenario: dal possibile rialzo dei tassi da parte della Fed alla crescita economica globale, dall’andamento dell’inflazione alle diverse tensioni geopolitiche internazionali. “In tali condizioni di mercato volatili, i titoli che pagano rendimenti da dividendi interessanti offrono un buon approccio difensivo e tendono a evidenziare una buona performance in periodi di rialzi della volatilità” fa sapere nell’articolo “Azioni, il cuscino dei dividendi per attutire la volatilità” Faisel Syed di Credit Suisse che sottolinea poi un’altra interessante caratteristica che emerge dall’analisi dei dati storici: i titoli difensivi evidenziano un extra rendimento rispetto a quelli ciclici prima di un rialzo della Fed.

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