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Consumi energetici, anche se diminuiscono il PIL dell'Italia può crescere

28 Agosto 2015 10:29
financialounge -  crescita economica energia rinnovabile italia PIL settore energetico
Negli ultimi cinque anni, dal 2010 al 2014, il consumo interno lordo di energia del nostro paese è sceso dell’11,3%. Un trend che, per la verità, con la sola eccezione del 2010 rispetto al 2009, prosegue senza soluzioni di continuità dal 2005 e che, nel solo 2014, ha registrato una contrazione del 3,8% rispetto all’anno precedente. A certificarlo è il rapporto 2014 del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) sulla situazione energetica nazionale che, in 69 pagine, descrive quale sia il fabbisogno energetico del nostro paese, con interessanti dettagli sulle percentuali delle fonti rinnovabili sul totale di energia prodotta e consumata in Italia.

Proprio l’aumento del peso specifico delle fonti rinnovabili sul totale è alla base del fenomeno, che in gergo tecnico è definito “disaccoppiamento”, tra l’andamento del consumo dell’energia e quello del PIL. Da sempre, infatti, per produrre nuova ricchezza nel paese è indispensabile utilizzare energia: ciò ha creato una relazione stretta tra consumi energetici e PIL. Da qualche anno, anche in Italia come in alcuni altri paesi, si può constatare che questa stretta relazione mostra dei limiti: basti pensare che nel 2014 il PIL del nostro paese si è contratto dello 0,4% mentre i consumi energetici sono scesi del 3,8%. La spiegazione di questo “disaccoppiamento” sta nel miglioramento dell’efficienza energetica, frutto anche (e soprattutto) del crescente utilizzo di fonti di energia rinnovabile: dall’idroelettrica all’eolica, da quella solare alla geotermica fino alle bioenergie.

L’Italia, in questo ambito è peraltro all’avanguardia in Europa visto che già nel 2013 ha praticamente raggiunto l’obiettivo che tutti i paesi europei dovrebbero raggiungere entro il 2020: il peso delle energie alternative sul totale si attestava infatti già al 16,7% nel 2013 mentre il target europeo per il 2020 è stato fissato al 17%. Ecco perché anche se i consumi energetici diminuiscono, il PIL dell’Italia può crescere: migliorando l’efficienza energetica si ottimizza la produzione di nuova ricchezza del paese.
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