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Azionario Cina, la prospettiva vista da Hong Kong

22 Luglio 2015 12:02
financialounge -  Asia GAM h share Hong Kong mercati azionari Michael Lai
Sebbene molto sia stato detto e scritto sull’andamento delle ultime settimane delle azioni cinesi, è utile, per Michael Lai, investment director di GAM, considerare la prospettiva direttamente da Hong Kong. Ciò consente di ritenere che le attuali quotazioni raggiunte dalle H share cinesi quotate sulla piazza finanziaria dell’ex colonia britannica sono piuttosto attraenti in ottica di medio lungo termine.

“Bisogna riconoscere che sarà sempre difficile proteggersi da decisioni politiche inattese. Le autorità cinesi e il Governo volevano sostenere che lo sviluppo del mercato dei capitali e la riforma del settore finanziario aiutavano la trasformazione strutturale dell’economia. Permettere la proliferazione di finanziamenti al margine (cioè l’indebitamento per l'acquisto di titoli a leva), e poi, a seguito del sell-off (vendita sul mercato di titoli senza limitazioni di prezzo e di quantità), intervenire attivamente sui mercati sembravano segnali di panico e disperazione. In tal senso, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di permettere a metà delle società quotate di sospendersi gli scambi, trasformando in pratica il mercato delle azioni A-shares quotate sul listino di Shanghai in un mercato non investibile” spiega Michael Lai secondo il quale le ultime misure non sono riuscite ad affrontare il problema principale, cioè l’eccesso di leva finanziaria.

Piuttosto che vietare le vendite allo scoperto, avere un limite agli scambi giornalieri di +/- 10% e permettere alle società di sospendere gli scambi, le autorità dovrebbero, per Michael Lai, rimuovere tutti i vincoli artificiali, permettendo al mercato di assestarsi in maniera naturale. Ciò comporterebbe inoltre: scoraggiare gli acquisti sul margine; obbligare le società che hanno sospeso gli scambi a tornare sul listino; avere una procedura di IPO più aperta e trasparente.

“L’obiettivo generale dovrebbe essere un minor intervento delle autorità regolamentari, anche perché, guardando al passato, è risaputo che questo tipo di comportamento è sempre destinato al fallimento. Ironia della sorte, questo implicherebbe anche permettere un maggior numero di IPO, creando un processo più trasparente per il mercato, dato che chiaramente la ragione per la quale i listini sono andati così bene è stata l’offerta limitata” ricorda Michael Lai.

Il manager fa poi presente che le vendite obbligatorie legate al dispiegarsi dei finanziamenti al margine si sono sfortunatamente ripercosse su Hong Kong e sulle azioni H share. Ma, secondo Michael Lai, Hong Kong ha un mercato più trasparente (pochissimi titoli sono sospesi e non ci sono limiti giornalieri ai prezzi), quindi i corsi azionari si muovono in base alla domanda e all’offerta. Prima del sell-off, quello di Hong Kong era un mercato poco costoso, se valutato in base a varie metriche: quindi, ne deduce il manager, gli ultimi eventi lo hanno reso persino più economico.

“L’attimo in cui la PBoC ha tagliato i tassi di interesse a fine giugno è stato l’attimo in cui si è compreso che le autorità avevano perso il controllo. Gli ultimi, drammatici cali del listino di Hong Kong rappresentano un’opportunità per iniziare con cautela a selezionare titoli, dove gli indicatori di forza relativa segnalano livelli di ipervenduto” puntualizza Michael Lai che poi conclude: “Nessuno può sapere quanto in basso si spingerà questo sell-off, ma l’esperienza suggerisce che comprare determinati titoli all’1x del loro valore contabile o a un rapporto P/E (prezzo / utili) di 6x solitamente paga nel lungo termine. Per gli investitori con un orizzonte temporale di medio o lungo termine, la volatilità non è un fattore negativo, se guidata da elementi tecnici, come la liquidazione forzata di posizioni comprate a leva col margine, e sta creando un punto di ingresso eccellente per entrare su titoli di società con modelli di business solidi”.
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