Consob
Risparmio gestito, il monito Consob e la sbandata in Borsa
20 Luglio 2015 11:31
Cos’è successo martedì 14 luglio per giustificare la forte correzione in Borsa dei titoli del risparmio gestito? Banca Generali, per esempio, ha lasciato sul terreno l’8,12%, Mediolanum il 7,81% e Azimut 7,42% mentre il settore finanziario di Piazza Affari non è andato oltre un -0,7% e l’indice Ftsemib ha chiuso a -0,3%. Non ci sono stati né comunicati relativi all’andamento del mercato dei fondi in Italia e in Europa (i dati della raccolta netta di giugno 2015 verranno diramati nei prossimi giorni) e nemmeno “profit warning”, ovvero indicazioni da parte di qualche asset manager di ricavi e utili inferiori alle attese. E allora?
La spiegazione è tutta da ricercare nel monito da parte della Consob che il giorno prima, lunedì 13 luglio, aveva acceso i riflettori sui fondi esteri e estero vestiti (ovvero domiciliati all’estero ma promossi da società di gestione italiane). Più in particolare la Commissione guidata da Giuseppe Vegas ha puntualizzato che è indispensabile, da parte delle società che collocano prodotti del risparmio gestito in Italia, assicurare ai sottoscrittori prodotti che non guardino solo al conto economico aziendale ma anche e soprattutto ai veri interessi dei risparmiatori. Il riferimento è alle commissioni di performance (quelle che scattano quando il rendimento del fondo supera quello del parametro di riferimento) le cui regole sono molto più rigide in Italia e molto meno in altri paesi UE (Irlanda e Lussemburgo, in particolare): secondo una stima effettuata sull’ultimo bilancio disponibile, le commissioni di performance contribuiscono tra il 9% e il 20% del totale dei ricavi delle tre società penalizzate in Borsa.
Precisato questo si può tuttavia far presente:
1) i tre titoli (Azimut, Banca Generali e Mediolanum) erano tra quelli che più avevano corso da inizio anno: alcuni investitori hanno approfittato del monito Consob per venderli, intascare i profitti ed aspettare di riacquistarli tra qualche tempo a prezzi scontati;
2) l’industria del risparmio gestito in Italia è una tra quelle più in forma in tutta Europa e la crescita delle raccolta contribuirà a far aumentare i ricavi, i margini e i profitti delle società di gestione del risparmio;
3) le attuali quotazioni dei tre titoli sono inferiori tra il 10% e il 15% dai massimi registrati quest’anno e potrebbero quindi già rappresentare un buon punto di entrata per un investimento a medio lungo termine.
La spiegazione è tutta da ricercare nel monito da parte della Consob che il giorno prima, lunedì 13 luglio, aveva acceso i riflettori sui fondi esteri e estero vestiti (ovvero domiciliati all’estero ma promossi da società di gestione italiane). Più in particolare la Commissione guidata da Giuseppe Vegas ha puntualizzato che è indispensabile, da parte delle società che collocano prodotti del risparmio gestito in Italia, assicurare ai sottoscrittori prodotti che non guardino solo al conto economico aziendale ma anche e soprattutto ai veri interessi dei risparmiatori. Il riferimento è alle commissioni di performance (quelle che scattano quando il rendimento del fondo supera quello del parametro di riferimento) le cui regole sono molto più rigide in Italia e molto meno in altri paesi UE (Irlanda e Lussemburgo, in particolare): secondo una stima effettuata sull’ultimo bilancio disponibile, le commissioni di performance contribuiscono tra il 9% e il 20% del totale dei ricavi delle tre società penalizzate in Borsa.
Precisato questo si può tuttavia far presente:
1) i tre titoli (Azimut, Banca Generali e Mediolanum) erano tra quelli che più avevano corso da inizio anno: alcuni investitori hanno approfittato del monito Consob per venderli, intascare i profitti ed aspettare di riacquistarli tra qualche tempo a prezzi scontati;
2) l’industria del risparmio gestito in Italia è una tra quelle più in forma in tutta Europa e la crescita delle raccolta contribuirà a far aumentare i ricavi, i margini e i profitti delle società di gestione del risparmio;
3) le attuali quotazioni dei tre titoli sono inferiori tra il 10% e il 15% dai massimi registrati quest’anno e potrebbero quindi già rappresentare un buon punto di entrata per un investimento a medio lungo termine.
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