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Farmaci generici, se l'Italia copia il Giappone
14 Luglio 2015 12:25

tra settimana ci sono state due buone notizie per i conti pubblici italiani. La prima, a cura dell’Istat, è stata quella relativa alla riduzione del costo del debito che nei primi tre mesi del 2015 è sceso di 2,4 miliardi contribuendo a fare scendere al 5,6% del PIL l’indebitamento netto delle amministrazioni statali (la percentuale più contenuta dal 2007). La seconda ha riguardato il fabbisogno che a giungo ha evidenziato un avanzo di 12,3 miliardi, nettamente al di sopra del 7,3 miliardi registrati nello stesso periodo del 2014.
Peccato che le tensioni sui mercati a causa della crisi della Grecia abbiano fatta salire, e di molto, i tassi dei titoli di stato dai minimi di marzo-aprile: se questo trend proseguisse nei prossimi mesi, sarà difficile, se non impossibile, ipotizzare risparmi sul costo del debito e, forse, ci potrebbe essere addirittura il rischio di un aumento degli oneri per il bilancio statale.
Ecco perché, in attesa della tanto attesa (e ancora tutta da verificare) spending review, un aiuto potrebbe arrivare dal Giappone. O meglio dall’esperienza che questo paese ha fatto negli ultimi anni in ambito sanitario. Nel 2013 il Ministero della Salute nipponico ha introdotto delle linee guida precise volte a potenziare il ricorso ai farmaci generici per il servizio sanitario nazionale e, dopo gli incoraggianti successi ottenuti in questi due anni, ha accelerato: i farmaci generici dovranno contare sul totale del mercato giapponese per oltre l’80% entro il 2018. Se si considera che in Italia la quota di mercato dei generici non va oltre il 28%, contro il 50% della Francia e l’80% della Germania, è facilmente comprensibili gli enormi margini di crescita che si potrebbe risparmiare sul conto dell’assistenza sanitaria italiana nei prossimi anni.
Insomma, se l'Italia copia il Giappone nei farmaci generici, a parità di assistenza sanitaria ci sarebbe un bel risparmio.
Peccato che le tensioni sui mercati a causa della crisi della Grecia abbiano fatta salire, e di molto, i tassi dei titoli di stato dai minimi di marzo-aprile: se questo trend proseguisse nei prossimi mesi, sarà difficile, se non impossibile, ipotizzare risparmi sul costo del debito e, forse, ci potrebbe essere addirittura il rischio di un aumento degli oneri per il bilancio statale.
Ecco perché, in attesa della tanto attesa (e ancora tutta da verificare) spending review, un aiuto potrebbe arrivare dal Giappone. O meglio dall’esperienza che questo paese ha fatto negli ultimi anni in ambito sanitario. Nel 2013 il Ministero della Salute nipponico ha introdotto delle linee guida precise volte a potenziare il ricorso ai farmaci generici per il servizio sanitario nazionale e, dopo gli incoraggianti successi ottenuti in questi due anni, ha accelerato: i farmaci generici dovranno contare sul totale del mercato giapponese per oltre l’80% entro il 2018. Se si considera che in Italia la quota di mercato dei generici non va oltre il 28%, contro il 50% della Francia e l’80% della Germania, è facilmente comprensibili gli enormi margini di crescita che si potrebbe risparmiare sul conto dell’assistenza sanitaria italiana nei prossimi anni.
Insomma, se l'Italia copia il Giappone nei farmaci generici, a parità di assistenza sanitaria ci sarebbe un bel risparmio.
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