settore immobiliare
Case nelle grandi città, rivalutazione annua del 2% dal 1998
3 Luglio 2015 15:33

iglie italiane, si sa, amano la casa di proprietà. Si stima infatti che tra il 70% e l’80% della popolazione del nostro paese viva in una propria abitazione. Il mattone piace non soltanto perché permette di avere un tetto e, a seconda delle disponibilità economiche, di personalizzare il luogo dove si vive, ma anche perché è considerato un investimento il cui valore cresce nel lungo termine.
In realtà, a guardare le rivalutazioni degli immobili dal 1998 a oggi nelle grandi città italiane non sembrerebbe essere del tutto vero: il rendimento medio a livello nazionale è stato del 42,2%. In pratica, dal 1998 a oggi, la rivalutazione è stata appena del 2,16% annuo composto. Ancora peggio è andata alle abitazioni nei capoluoghi di provincia e nell’hinterland delle grandi città la cui rivalutazione, nello stesso arco di tempo, è stata rispettivamente del 10,5% (ovvero solo dello 0,61% medio all’anno) e del 21,2% (l’1,17% annuo composto).
La città dove il mattone si è rivalutato maggiormente è stata Roma con il 73,3% (3,39% medio annuo), seguita da Napoli con il 72,3% (3,35% annuo composto) e, quindi, da Milano con il 59,1% (2,86% in media ogni anno).
Certo, la fotografia è scattata oggi, e cioè dopo un prolungato e profondo calo dei prezzi: basti pensare che dal 2007 ad oggi la fase discendente del mercato delle abitazioni a livello nazionale registra una diminuzione delle quotazioni del -36,4%. La città dove gli immobili hanno perso maggiormente valore è stata Bologna con -44,9%, seguita da Napoli con -43,1% mentre a Milano (-26,5%) e a Firenze (-30,1%) gli immobili hanno ceduto meno. Forse anche per questo, dopo otto anni di cali, le previsioni degli esperti di settore parlano di una stabilizzazione dei prezzi tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2016: uno scenario che, con i tassi dei mutui ai minimi storici, potrebbe propiziare il ritorno delle famiglie italiane all’investimento nel mattone.
In realtà, a guardare le rivalutazioni degli immobili dal 1998 a oggi nelle grandi città italiane non sembrerebbe essere del tutto vero: il rendimento medio a livello nazionale è stato del 42,2%. In pratica, dal 1998 a oggi, la rivalutazione è stata appena del 2,16% annuo composto. Ancora peggio è andata alle abitazioni nei capoluoghi di provincia e nell’hinterland delle grandi città la cui rivalutazione, nello stesso arco di tempo, è stata rispettivamente del 10,5% (ovvero solo dello 0,61% medio all’anno) e del 21,2% (l’1,17% annuo composto).
La città dove il mattone si è rivalutato maggiormente è stata Roma con il 73,3% (3,39% medio annuo), seguita da Napoli con il 72,3% (3,35% annuo composto) e, quindi, da Milano con il 59,1% (2,86% in media ogni anno).
Certo, la fotografia è scattata oggi, e cioè dopo un prolungato e profondo calo dei prezzi: basti pensare che dal 2007 ad oggi la fase discendente del mercato delle abitazioni a livello nazionale registra una diminuzione delle quotazioni del -36,4%. La città dove gli immobili hanno perso maggiormente valore è stata Bologna con -44,9%, seguita da Napoli con -43,1% mentre a Milano (-26,5%) e a Firenze (-30,1%) gli immobili hanno ceduto meno. Forse anche per questo, dopo otto anni di cali, le previsioni degli esperti di settore parlano di una stabilizzazione dei prezzi tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2016: uno scenario che, con i tassi dei mutui ai minimi storici, potrebbe propiziare il ritorno delle famiglie italiane all’investimento nel mattone.
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