Federal Reserve
Fondi obbligazionari, il rischio rialzo è servito
1 Luglio 2015 10:50

nghissimo mercato obbligazionario «toro» che è durato senza quasi soluzione di continuità circa 30 anni, i sottoscrittori di fondi obbligazionari hanno ottenuto molte soddisfazioni e pochissimi momenti di tensione. Ma anche nelle fasi più difficili in assoluto qualche asset class all’interno del segmento obbligazionario è riuscita a registrare perfomance ampiamente positive.
Nello scenario da profonda depressione dei mercati subito dopo il fallimento della banca d’affari USA Lehman Brothers, dal 15 settembre 2008 al 30 novembre 2008, per esempio, i fondi obbligazionari area dollaro riuscirono a segnare un +11,6%, i governativi globali internazionali +7% e i governativi area euro a medio lungo termine +2,1%. Nella crisi del debito sovrano della zona euro, tra la metà di agosto e la fine di novembre 2011, i fondi obbligazionari area dollaro misero a segno un +5,6%, e i fondi governativi globali internazionali un +2,4%. Nelle ultime due correzioni del settore obbligazionario, invece, il calo del valore delle quote dei fondi a reddito fisso è stato generalizzato.
Durante il cosiddetto «taper tantrum», dal 24 maggio al 26 giugno 2013, scaturito subito dopo la dichiarazione dell’allora presidente della Fed, Ben Bernanke, circa il possibile anticipo del tapering (riduzione del programma di acquisto di titoli obbligazionari in dollari da parte della banca centrale USA), tutte le categorie di fondi obbligazionari accusarono perdite: dagli euro corporate bond (-2,2%) ai governativi euro a medio lungo termine (-2,3%), dai governativi internazionali (-2,5%) a quelli area dollaro (-2,6%), dai misti (2-,9%) fino a quelli specializzati sul debito emergente (-7,6%). Anche in quest’ultima correzione, partita da metà aprile fino a venerdì 26 giugno, la caduta è stata piuttosto accentuata per tutte le categorie: dai fondi governativi internazionali (-7,1%) a quelli area dollaro (-5,4%), dai misti (-3,4%) ai corporate bond euro (-2,6%), dagli emerging markets (-2,5%) ai governativi euro a medio lungo termine (-4,3%).
Proprio la correzione in atto, deve suonare come un vero e proprio campanello d’allarme per i risparmiatori, in particolare quelli abituati a puntare sui fondi obbligazionari per ricavarne buone performance con un rischio (sotto forma di volatilità) abbastanza contenuto. Infatti se, come tutto lascia supporre, il mercato si sta muovendo verso un rialzo graduale ma costante dei tassi di interesse, nei prossimi mesi la correzione potrebbe proseguire: è necessario quindi effettuare un «tagliando» al proprio giardinetto finanziario insieme ad un consulente finanziario di fiducia per verificare se le aspettative complessive siano ancora pertinenti con lo scenario di mercato che si sta configurando.
Nello scenario da profonda depressione dei mercati subito dopo il fallimento della banca d’affari USA Lehman Brothers, dal 15 settembre 2008 al 30 novembre 2008, per esempio, i fondi obbligazionari area dollaro riuscirono a segnare un +11,6%, i governativi globali internazionali +7% e i governativi area euro a medio lungo termine +2,1%. Nella crisi del debito sovrano della zona euro, tra la metà di agosto e la fine di novembre 2011, i fondi obbligazionari area dollaro misero a segno un +5,6%, e i fondi governativi globali internazionali un +2,4%. Nelle ultime due correzioni del settore obbligazionario, invece, il calo del valore delle quote dei fondi a reddito fisso è stato generalizzato.
Durante il cosiddetto «taper tantrum», dal 24 maggio al 26 giugno 2013, scaturito subito dopo la dichiarazione dell’allora presidente della Fed, Ben Bernanke, circa il possibile anticipo del tapering (riduzione del programma di acquisto di titoli obbligazionari in dollari da parte della banca centrale USA), tutte le categorie di fondi obbligazionari accusarono perdite: dagli euro corporate bond (-2,2%) ai governativi euro a medio lungo termine (-2,3%), dai governativi internazionali (-2,5%) a quelli area dollaro (-2,6%), dai misti (2-,9%) fino a quelli specializzati sul debito emergente (-7,6%). Anche in quest’ultima correzione, partita da metà aprile fino a venerdì 26 giugno, la caduta è stata piuttosto accentuata per tutte le categorie: dai fondi governativi internazionali (-7,1%) a quelli area dollaro (-5,4%), dai misti (-3,4%) ai corporate bond euro (-2,6%), dagli emerging markets (-2,5%) ai governativi euro a medio lungo termine (-4,3%).
Proprio la correzione in atto, deve suonare come un vero e proprio campanello d’allarme per i risparmiatori, in particolare quelli abituati a puntare sui fondi obbligazionari per ricavarne buone performance con un rischio (sotto forma di volatilità) abbastanza contenuto. Infatti se, come tutto lascia supporre, il mercato si sta muovendo verso un rialzo graduale ma costante dei tassi di interesse, nei prossimi mesi la correzione potrebbe proseguire: è necessario quindi effettuare un «tagliando» al proprio giardinetto finanziario insieme ad un consulente finanziario di fiducia per verificare se le aspettative complessive siano ancora pertinenti con lo scenario di mercato che si sta configurando.
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