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QE della BCE, perché la Germania potrebbe anticiparne la fine

15 Giugno 2015 13:45
financialounge -  germania quantitative easing
Secondo molti osservatori, l'attuale sell-off (vendita di titoli senza limitazione di prezzo e quantità) sulle obbligazioni governative europee e statunitensi non dovrebbe provocare sviluppi tali da poter indurre la BCE a pensare ad una riduzione del programma di acquisto dei titoli obbligazionari in anticipo rispetto ai piani. Secondo loro, l’Eurotower implementerà, come previsto, il proprio programma di QE fino al settembre 2016 ricordando che lo stesso presidente della BCE, Mario Draghi, nel presentare e riproporre il QE ha utilizzato il termine maratona piuttosto che sprint.

Ma c’è anche chi teme che il QE possa finire prima del previsto, complice la Germania. Dopo lo scudo anti spread OMT (l’Outright Monetary Transaction della BCE, lanciato per contrastare la crisi del debito sovrano della zona euro), anche il QE è finito nel mirino di alcuni cittadini tedeschi. Costoro hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale in Germania che ha però già fatto sapere che la legittimità dell'OMT è di competenza della Corte di giustizia europea, il cui verdetto è atteso, secondo fonti dell’Alta corte UE, per domani.


Tuttavia, anche se il verdetto della Corte di Giustizia europea fosse negativo nei confronti dei ricorrenti (consentendo, quindi, al programma di OMT di proseguire), il QE potrebbe comunque subire dei rallentamenti prima del settembre 2016. L’economia tedesca, già tonica prima di quest’anno, ha avuto una forte accelerazione grazie alla caduta dell’euro, dell’ulteriore calo del costo del denaro e del crollo del prezzo del petrolio. Non a caso la Bundesbank due settimane fa ha alzato le stime del PIL tedesco 2015 dall’1,2% all’1,7% e quelle per il prossimo anno dall’1,7% all’1,8%. Proprio questo rafforzamento dell’economia tedesca potrebbe provocare richieste sempre più stringenti da Berlino con l’obiettivo di far adottare alla BCE una politica monetaria più rigida e di concludere il QEo, almeno, ridurne gradualmente il programma.


Una richiesta che andrebbe in conflitto con il resto dell’Eurozona che sta solo ora cominciando ad assaporare i primi frutti della ripresa e non vorrà certo spegnere sul nascere il recupero flebile dell’economia. Di conseguenza emergeranno nuove tensioni che renderanno sempre più complicato prendere decisioni sulla politica monetaria. Questo potrebbe mettere in discussione l'attuale consensus sulla durata del QE che, a sua volta, avrebbe conseguenze importanti sulle decisioni di asset allocation relative agli attivi (azionari e obbligazionari) dell’Eurozona da detenere in portafoglio.
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