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Mercato obbligazionario, perché guardare agli emergenti

10 Giugno 2015 09:45
financialounge -  mercati emergenti mercati obbligazionari petrolio politica monetaria
Dopo 30 anni di mercato obbligazionario «Toro» (rialzista) sembra proprio che il nuovo scenario sia di tipo «Orso» (ribassista).

Dal 17 aprile, infatti, i tassi di interesse dei titoli di stato sia europei che americani hanno innestato la marcia al rialzo determinando un drastico calo delle quotazioni che, al contrario, si muovono in direzione opposta ai tassi. I possessori di fondi obbligazionari hanno subito perdite piuttosto ingenti: dal -1,8% dei corporate bond euro al -3,5% dei governativi euro a medio lungo termine, dal -4,6% degli obbligazionari area dollaro al -6,5% degli obbligazionari governativi internazionali.

Anche gli obbligazionari paesi emergenti non hanno fatto eccezione accusando, tuttavia, un arretramento medio limitato al -1,7% che ha permesso ai fondi obbligazionari Paesi emergenti di mantenere un rendimento da inizio anno (pari al +4,16%) ben al di sopra di quello dell’indice generale dei fondi obbligazionari (+1,55%).

 

La prima parte dell’anno ha infatti registrato un progresso delle quotazioni dei mercati obbligazionari dei paesi Emergenti che si sono scrollati di dosso un avvio ancora incerto, sulla scia dei timori generati sul finire del 2014 dal calo del prezzo del petrolio e dalle attese sull’evoluzione in senso restrittivo della politica monetaria della Federal Reserve. I recuperi più marcati si sono osservati sui paesi più sofferenti nel recente passato come Russia e Brasile.

A livello di emittenti, il mercato del credito ha sovraperformato il debito sovrano con una preferenza da parte degli investitori per gli emittenti high yield. A livello di singoli paesi, le situazioni geopolitiche più critiche sembrano essersi stabilizzate.

 

Anche le dinamiche delle quotazioni del petrolio hanno contribuito a stabilizzare le emissioni di parecchi paesi emergenti. Dopo mesi di forti cali dei prezzi, il greggio ha iniziato a risalire da metà gennaio, migliorando le prospettive economiche di paesi come Venezuela, Russia, Nigeria, Ecuador e Colombia che, dipendendo dalle esportazioni di petrolio per la maggior parte delle loro entrate fiscali, non sarebbero stati in grado di sostenere a lungo un prezzo della materia prima vicino ai 40 dollari al barile.

Il prezzo del petrolio pur allontanandosi dai minimi, è rimasto comunque nell’intorno di 50-60 dollari al barile, consentendo ai paesi emergenti importatori come Cina, India, Turchia di beneficiare di un minor costo dell’energia con effetti positivi sulla loro bilancia dei pagamenti.

 

Il contesto disinflazionistico globale, alimentato da una crescita scarsa e dal basso prezzo del petrolio, ha offerto alle banche centrali locali una maggiore flessibilità di politica monetaria. Da inizio anno circa 25 banche centrali hanno adottato politiche di allentamento delle condizioni monetarie. Questa prima parte del 2015 ha quindi evidenziato un’evoluzione positiva dello scenario a supporto dei mercati del debito emergente, senza peraltro eliminare gli elementi di incertezza (crescita economica modesta e non omogenea, focolai di rischio politico, possibile apprezzamento del dollaro) che potrebbero incidere sulla propensione al rischio degli investitori. La volatilità è dunque destinata a rimanere una costante dell’investimento in questa asset class.

 

In questo particolare scenario, il team di gestione specializzato sul debito emergente di Pioneer Investments considera particolarmente interessanti le obbligazioni societarie high yield dei paesi Emergenti. Secondo le valutazioni degli analisti del credito della casa d’investimento, i corporate bond emergenti offrono extra rendimenti generosi (rispetto ai tassi dei titoli di stato della zona euro) che scontano un rischio insolvenza ritenuto troppo alto e poco coerente con i solidi fondamentali di molte aziende emittenti. In tale segmento, secondo gli specialisti di Pioneer Investments, la leva finanziaria è mediamente sotto controllo e su livelli inferiori a quelli delle aziende high yield USA. Ciò è confermato anche dai tassi di default tra gli high yield emergenti, che continuano a rimanere molto bassi, pur se attesi dagli analisti in leggero aumento nel corso del 2015.

 

Il team di gestione di Pioneer Investments mantiene quindi una view costruttiva sul credito emergente seppure accompagnata da una forte selettività poiché non tutto il mercato offre, a fronte di quotazioni a buon mercato, fondamentali interessanti.
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