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Idee di Investimento - Obbligazioni - 8 giugno 2015
8 Giugno 2015 09:14

dizio più accomodante sulle azioni, e meno rialzista sulle obbligazioni high yield. È quanto ha dichiarato nell’articolo “Picco dei rendimenti dei Bund, ecco le implicazioni in Borsa” Joe Prendergast, Head of Financial Markets Analysis di Credit Suisse, alla luce del forte incremento dei rendimenti delle obbligazioni tedesche che accresce la volatilità e i rischi per la liquidità nel breve termine. Per lo strategist, considerando quanto successo in passato, il notevole incremento dei rendimenti non dovrebbe essere ignorato: gli asset rischiosi potrebbero essere sostenuti dalle banche centrali, ma ciò non escluderà momenti di volatilità, potenzialmente aggravati dall’illiquidità. “Da una parte, ciò sostiene un giudizio meno favorevole per gli asset meno liquidi, che di recente hanno mostrato un’outperformance, come i titoli high yield, e supporta anche la nostra prudenza sul mercato azionario” ha precisato Joe Prendergast.
Sulla stessa lunghezza d’onda, per quanto riguarda le obbligazioni ad alto rendimento, è anche Russ Koesterich Global Chief Investment Strategist di BlackRock, secondo il quale, come ha spiegato nell’articolo “Dividendi azionari, focus sulla crescita e non sul livello assoluto”, in un ambiente di tassi low-per-long (ovvero che da bassi tenderanno a salire) dove la ricerca del reddito sarà sempre più complicata, tra le possibili fonti di reddito figurano le obbligazioni high yield USA e i dividendi azionari.
John Greenwood, capo economista di Invesco, nell’articolo “Mercati, volatilità in aumento e dollaro sempre forte” prevede una persistente volatilità nei mercati valutari, obbligazionari e azionari nel 2015 a causa della marcata divergenza della politica monetaria delle principali banche centrali, che riflette le significative differenze nella crescita reale del Pil tra gli Stati Uniti e il Regno Unito da un lato e il Giappone e l'Eurozona dall'altro. “Se la Fed è attualmente sulla buona strada per aumentare i tassi di interesse alla fine dell'anno, il calo dell'inflazione britannica a zero potrebbe significare che Bank of England alzerà i tassi di interesse più tardi della banca americana. Nel frattempo, la Banca centrale europea e quella giapponese proseguiranno con gli acquisti di bond sovrani e con la politica dei tassi vicini allo zero” spiega l’economista che, in questo scenario, stima che il dollaro statunitense potrebbe rafforzarsi ulteriormente quest'anno, per tre motivi principali: ripresa più avanzata dell'economia statunitense rispetto alle altre principali economie, attraendo flussi di capitale; probabile rialzo dei tassi di interesse nel corso dell'anno e nel prossimo da parte della Fed e prezzi delle commodity persistentemente deboli che dovrebbero intaccare il valore delle valute di molti produttori di materie prime.
Gli investitori, intanto, si trovano a dover fronteggiare rendimenti negativi, o molto bassi. A loro disposizione ci sono due opzioni principali per cercare di perseguire un maggiore rendimento. Possono, per esempio, assumere più rischio di mercato (il cosiddetto beta). Più in particolare gli investitori possono o spostarsi verso la curva dei rendimenti a lungo termine in modo da incassare cedole più generose (esponendosi in tal modo alle più ampie oscillazioni di questi titoli in funzione delle variazioni dei tassi) oppure possono orientarsi verso le obbligazioni societarie a più alto rendimento ma a più basso rating (e quindi assumendo maggior rischio emittente); infine possono decidere di esporsi alle obbligazioni in valuta estera sia tramite una copertura valutaria o anche senza alcuna copertura del rischio di cambio. L’altra opzione consiste invece nell’assumere il rischio di una gestione più attiva (il cosiddetto alpha). In questo caso, gli investitori possono decidere di delegare le scelte in ambito obbligazionario a gestori specializzati che adottano strategie a reddito fisso più opportunistiche puntando a perseguire l’obiettivo di rendimento su tutto l’universo obbligazionario o all'interno di settori e segmenti specifici.
“In tutti i casi, nessuna singola soluzione potrà soddisfare ogni tipologia di investitore: ogni strategia prevede la possibilità di rendimenti più elevati, ma comporta anche rischi aggiuntivi” fanno sapere gli esperti del Global Fixed Income di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”) nell’articolo “Come navigare in questi mercati obbligazionari”. Si rende infatti necessario un approccio nel quale si faranno sempre più preferire i fondi multi asset di nuova generazione che hanno come obiettivo primario quello della ricerca di un rendimento a medio lungo termine di un certo spessore in un quadro però di ottimizzazione del portafoglio, in termini di diversificazione del rischio, e, quindi, delle volatilità attesa.
“Riteniamo che difficilmente i risparmiatori abituati ad essere esposti al 70%, 80% o anche 100% in bond e fondi obbligazionari possano passare a soluzioni con un profilo di rischio – volatilità percepite come superiori a quelle avute finora” fa presente nell’articolo “Multi asset, come scegliere la soluzione su misura” Niccolò Rabitti, Executive Director di Morgan Stanley Investment Management per il quale, è molto probabile che la prima mossa delle famiglie italiane possa essere quella di affidarsi a soluzioni multi asset prevalentemente o esclusivamente obbligazionarie di tipo unconstrained, absolute return o flessibili. “Tuttavia, chi opta per questa scelta deve essere consapevole che, sebbene si tratti di un’ottimizzazione del proprio portafoglio obbligazionario rispetto al possesso diretto di bond e di fondi obbligazionari classici, potrebbe registrare rendimenti non molto esaltanti e, in ogni caso, molto al di sotto di quelli di cui gli obbligazionisti hanno potuto beneficiare in questi ultimi anni” puntualizza Niccolò Rabitti il cui riferimento è al fatto che il rialzo dei tassi di interesse (che rappresenta il beta del mercato a reddito fisso) si muoverà in direzione contraria ai portafogli obbligazionari i quali, per generare rendimento, faranno fatica a ricercare alpha in un ambiente molto complesso.
Sulla stessa lunghezza d’onda, per quanto riguarda le obbligazioni ad alto rendimento, è anche Russ Koesterich Global Chief Investment Strategist di BlackRock, secondo il quale, come ha spiegato nell’articolo “Dividendi azionari, focus sulla crescita e non sul livello assoluto”, in un ambiente di tassi low-per-long (ovvero che da bassi tenderanno a salire) dove la ricerca del reddito sarà sempre più complicata, tra le possibili fonti di reddito figurano le obbligazioni high yield USA e i dividendi azionari.
John Greenwood, capo economista di Invesco, nell’articolo “Mercati, volatilità in aumento e dollaro sempre forte” prevede una persistente volatilità nei mercati valutari, obbligazionari e azionari nel 2015 a causa della marcata divergenza della politica monetaria delle principali banche centrali, che riflette le significative differenze nella crescita reale del Pil tra gli Stati Uniti e il Regno Unito da un lato e il Giappone e l'Eurozona dall'altro. “Se la Fed è attualmente sulla buona strada per aumentare i tassi di interesse alla fine dell'anno, il calo dell'inflazione britannica a zero potrebbe significare che Bank of England alzerà i tassi di interesse più tardi della banca americana. Nel frattempo, la Banca centrale europea e quella giapponese proseguiranno con gli acquisti di bond sovrani e con la politica dei tassi vicini allo zero” spiega l’economista che, in questo scenario, stima che il dollaro statunitense potrebbe rafforzarsi ulteriormente quest'anno, per tre motivi principali: ripresa più avanzata dell'economia statunitense rispetto alle altre principali economie, attraendo flussi di capitale; probabile rialzo dei tassi di interesse nel corso dell'anno e nel prossimo da parte della Fed e prezzi delle commodity persistentemente deboli che dovrebbero intaccare il valore delle valute di molti produttori di materie prime.
Gli investitori, intanto, si trovano a dover fronteggiare rendimenti negativi, o molto bassi. A loro disposizione ci sono due opzioni principali per cercare di perseguire un maggiore rendimento. Possono, per esempio, assumere più rischio di mercato (il cosiddetto beta). Più in particolare gli investitori possono o spostarsi verso la curva dei rendimenti a lungo termine in modo da incassare cedole più generose (esponendosi in tal modo alle più ampie oscillazioni di questi titoli in funzione delle variazioni dei tassi) oppure possono orientarsi verso le obbligazioni societarie a più alto rendimento ma a più basso rating (e quindi assumendo maggior rischio emittente); infine possono decidere di esporsi alle obbligazioni in valuta estera sia tramite una copertura valutaria o anche senza alcuna copertura del rischio di cambio. L’altra opzione consiste invece nell’assumere il rischio di una gestione più attiva (il cosiddetto alpha). In questo caso, gli investitori possono decidere di delegare le scelte in ambito obbligazionario a gestori specializzati che adottano strategie a reddito fisso più opportunistiche puntando a perseguire l’obiettivo di rendimento su tutto l’universo obbligazionario o all'interno di settori e segmenti specifici.
“In tutti i casi, nessuna singola soluzione potrà soddisfare ogni tipologia di investitore: ogni strategia prevede la possibilità di rendimenti più elevati, ma comporta anche rischi aggiuntivi” fanno sapere gli esperti del Global Fixed Income di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”) nell’articolo “Come navigare in questi mercati obbligazionari”. Si rende infatti necessario un approccio nel quale si faranno sempre più preferire i fondi multi asset di nuova generazione che hanno come obiettivo primario quello della ricerca di un rendimento a medio lungo termine di un certo spessore in un quadro però di ottimizzazione del portafoglio, in termini di diversificazione del rischio, e, quindi, delle volatilità attesa.
“Riteniamo che difficilmente i risparmiatori abituati ad essere esposti al 70%, 80% o anche 100% in bond e fondi obbligazionari possano passare a soluzioni con un profilo di rischio – volatilità percepite come superiori a quelle avute finora” fa presente nell’articolo “Multi asset, come scegliere la soluzione su misura” Niccolò Rabitti, Executive Director di Morgan Stanley Investment Management per il quale, è molto probabile che la prima mossa delle famiglie italiane possa essere quella di affidarsi a soluzioni multi asset prevalentemente o esclusivamente obbligazionarie di tipo unconstrained, absolute return o flessibili. “Tuttavia, chi opta per questa scelta deve essere consapevole che, sebbene si tratti di un’ottimizzazione del proprio portafoglio obbligazionario rispetto al possesso diretto di bond e di fondi obbligazionari classici, potrebbe registrare rendimenti non molto esaltanti e, in ogni caso, molto al di sotto di quelli di cui gli obbligazionisti hanno potuto beneficiare in questi ultimi anni” puntualizza Niccolò Rabitti il cui riferimento è al fatto che il rialzo dei tassi di interesse (che rappresenta il beta del mercato a reddito fisso) si muoverà in direzione contraria ai portafogli obbligazionari i quali, per generare rendimento, faranno fatica a ricercare alpha in un ambiente molto complesso.
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