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International Editor's Picks - 27 aprile 2015

27 Aprile 2015 09:40
financialounge -  azionisti elezioni fusioni e acquisizioni International Editor's Picks netflix Time Warner Cable
Quindici anni dopo Time Warner ci stava riprovando a creare il colosso del cavo e della banda larga in America fondendosi con Comcast, ma sabato 25 aprile l’operazione da 45 miliardi di dollari è ufficialmente abortita. Quella di 15 anni fa, Time Warner fusa con America Online, la più grande fusione di tutti i tempi, inizialmente si fece, ma pochi anni dopo fallì miseramente con perdite miliardarie. Il New York Times riporta che la fusione mancata di oggi costituisce una vittoria dei Regolatori, che volevano impedire la nascita di un quasi monopolio della banda larga in USA, vale a dire per Internet e televisione. Insieme, le due società avrebbero avuto il controllo del 57 per cento del mercato americano della banda larga e poco meno del 30 per cento di quello della tv a pagamento. Per il Dipartimento alla Giustizia sarebbe stata un’inaccettabile barriera all’accesso a internet e tv. Il progetto di fusione era stato annunciato 14 mesi fa e aveva impegnato un’enorme mole di lavoro e anche un gigantesco dispendio di denaro, nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari. Oltre ai Regolatori, ora può brindare anche Netflix, la nuova frontiera della fruizione televisiva che avrebbe avuto in Comcast-Time Warner un serio ostacolo alla crescita.

Gli investitori attivisti sono quelli che entrano in una società quotata e poi cominciano a cercare di forzare la mano ai manager accusandoli di non saperla gestire al meglio, di non creare sufficiente valore per gli azionisti. E gli suggeriscono pubblicamente cosa dovrebbe fare: uno spin off, un dividendo straordinario, e così via. Di solito sono americani. Dal 2015 sono molto attivi in Europa. Il Wall Street Journal riporta che dall’inizio dell’anno, a tutto il primo trimestre, gli investitori attivisti a stelle e strisce hanno lanciato ben 22 campagne su public company europee, contro 39 registrate nell’intero 2014. Quella che ha avuto più risonanza è stata quella su Vivendi, che ha dovuto cedere e concedere il dividendo straordinario chiesto dagli attivisti. Perché l’Europa? Perché negli Stati Uniti, è la spiegazione raccolta dal Journal, il mercato è diventato affollato, e si cercano spazi fuori casa. In America solo nel 2014 sono state lanciate ben 264 campagne, in rialzo rispetto alle 208 del 2013. L’Europa è anche un mercato più difficile per gli attivisti, gli azionisti godono di maggiori protezione da parte di normativa e regolatori, e per convincere una società quotata a cambiare direzione bisogna mettere d’accordo troppi soggetti: azionisti, governi, sindacati, partiti e ogni tipo di stakeholder.

C’è un po’ di confusione sulle elezioni britanniche di inizio maggio. Ciò non riguarda solo i sondaggi molto incerti che oscillano tra una vittoria dei conservatori e un’inedita alleanza di Laburisti e Nazionalisti Scozzesi. La confusione riguarda anche le attese del mercato su come reagirebbero sterlina e Borsa di Londra. Le grandi banche e gli economisti vedono abbastanza nero. Ciascuno dei due esiti ipotizzati, avrebbe più effetti negativi che positivi: Laburisti più Scozzesi non sono visti come amici del mercato, mentre con i Conservatori c’è il rischio di un Referendum sull’Europa. Secondo il Financial Times, c’è chi non la pensa così. Sono gli hedge fund, che negli ultimi giorni hanno aumentato le scommesse sul rialzo della sterlina. Secondo gli hedge è destinata a salire comunque, chiunque vinca le elezioni. Chi ha ragione? Per saperlo bisogna aspettare i giorni successivi al 7 maggio. Vedremo
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