Federal Reserve
International Editor's Picks - 20 aprile 2015
20 Aprile 2015 10:10

si prepara a alzare i tassi, lo sanno tutti. L’unica incertezza è se comincia a giugno o più tardi. Che cosa succederà al mercato azionario? Il sito stocktraderalmanac.com è andato a vedere com’è andata le ultime 5 volte che la banca centrale americana ha intrapreso un ciclo di rialzo dei tassi e come ha performato successivamente l’indice Dow Jones, che si è quasi sempre presentato all’appuntamento reduce da una performance positiva. Si comincia nel lontano 1973: un mese dopo il rialzo iniziato a gennaio il Dow era sotto del 5,1% e un anno dopo del 17,8%. Il secondo ciclo risale al 1977, con l’indice in calo dell’1,4% dopo un mese ma in rialzo del 2,5% dopo un anno. Nel 1994 l’impatto è simile: -1,0% dopo un mese e +1,5% dopo un anno. Siamo al giugno 1999, quando la Fed cerca di sgonfiare la bolla di internet che sta montando: meno 3,0% dopo un mese e meno 4,8% dopo un anno. E arriviamo all’ultimo ciclo, che parte nel giugno del 2004 e arriva fino al 2006: dopo un mese il Dow cede il 2,9% che ridimensiona a -0,6% un anno dopo. Lezione storica, ma non è detto che si ripeta: per quanto la Fed cerchi di preparare il mercato alla fine la reazione è abbastanza negativa. In media la performance del Dow a distanza di un anno è -3,8%.
Trimestre di soddisfazione quello che si è chiuso il 31 marzo per le grandi banche americane. Bank of America, J.P. Morgan Chase, Citigroup, Wells Fargo e Goldman Sachs hanno tutte presentato conti decisamente solidi la settimana scorsa. Ma, il Financial Times di sabato, avverte che manca ancora un ingrediente essenziale per il ritorno a una redditività solida e duratura, soprattutto per gli istituti più esposti sul business Retail, più Wells Fargo che Goldman per capirsi. L’ingrediente è il costo del denaro. A guardare i dati macro lo scenario sembra perfetto per le banche: la fiducia di imprese e consumatori è alta, i prezzi delle case sono ancora accessibili e si cominciano a vedere i primi aumenti dei salari degli americani. Che a questo punto dovrebbero fare la fila davanti agli sportelli per chiedere mutui e finanziamenti. Magari lo fanno anche, ma con gli attuali margini di interesse – la differenza tra il costo della raccolta e il tasso a cui si impiega – il business resta molto magro. Per restare su Wells Fargo, nel primo trimestre il margine di interesse è sceso sotto il 3 per cento. Non succedeva da decenni. Fino a che non si muove la Fed il business bancario Retail in America non è certo una macchina da soldi.
Mentre in Italia si lavora al Frecciarossa 1000 che toccherà i 400 km l’ora e consentirà di viaggiare da Roma a Milano in 2 ore e 20 minuti, in Giappone un nuovo treno a levitazione magnetica ha toccato in un test le 366 miglia orarie, che in kilometri sono 589. Lo racconta il Los Angeles Times. L’annuncio è stato dato dalla Central Japan Railway dopo aver condotto il test su un tracciato di 26,6 miglia nella provincia di Yamanashi. Il treno a levitazione magnetica, o “maglev”, ha ancora bisogno di lavoro per entrare in esercizio: la prima linea che collegherà Tokyo e la città di Nagoya dovrebbe aprire nel 2027 e dovrebbe dimezzare il tempo di percorrenza, che oggi è 90 minuti ad alta velocità. La notizia è stata accolta con favore da Andy Kunz, presidente dell’Associazione USA per l’alta velocità ferroviaria: “è il futuro, non c’è dubbio, non solo per la velocità, ma anche per il risparmio energetico e il rispetto dell’ambiente.”
Trimestre di soddisfazione quello che si è chiuso il 31 marzo per le grandi banche americane. Bank of America, J.P. Morgan Chase, Citigroup, Wells Fargo e Goldman Sachs hanno tutte presentato conti decisamente solidi la settimana scorsa. Ma, il Financial Times di sabato, avverte che manca ancora un ingrediente essenziale per il ritorno a una redditività solida e duratura, soprattutto per gli istituti più esposti sul business Retail, più Wells Fargo che Goldman per capirsi. L’ingrediente è il costo del denaro. A guardare i dati macro lo scenario sembra perfetto per le banche: la fiducia di imprese e consumatori è alta, i prezzi delle case sono ancora accessibili e si cominciano a vedere i primi aumenti dei salari degli americani. Che a questo punto dovrebbero fare la fila davanti agli sportelli per chiedere mutui e finanziamenti. Magari lo fanno anche, ma con gli attuali margini di interesse – la differenza tra il costo della raccolta e il tasso a cui si impiega – il business resta molto magro. Per restare su Wells Fargo, nel primo trimestre il margine di interesse è sceso sotto il 3 per cento. Non succedeva da decenni. Fino a che non si muove la Fed il business bancario Retail in America non è certo una macchina da soldi.
Mentre in Italia si lavora al Frecciarossa 1000 che toccherà i 400 km l’ora e consentirà di viaggiare da Roma a Milano in 2 ore e 20 minuti, in Giappone un nuovo treno a levitazione magnetica ha toccato in un test le 366 miglia orarie, che in kilometri sono 589. Lo racconta il Los Angeles Times. L’annuncio è stato dato dalla Central Japan Railway dopo aver condotto il test su un tracciato di 26,6 miglia nella provincia di Yamanashi. Il treno a levitazione magnetica, o “maglev”, ha ancora bisogno di lavoro per entrare in esercizio: la prima linea che collegherà Tokyo e la città di Nagoya dovrebbe aprire nel 2027 e dovrebbe dimezzare il tempo di percorrenza, che oggi è 90 minuti ad alta velocità. La notizia è stata accolta con favore da Andy Kunz, presidente dell’Associazione USA per l’alta velocità ferroviaria: “è il futuro, non c’è dubbio, non solo per la velocità, ma anche per il risparmio energetico e il rispetto dell’ambiente.”
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