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finanza comportamentale

Come evitare le trappole dell’ottimismo eccessivo

18 Marzo 2015 10:40
financialounge -  finanza comportamentale investimente Luca Tenani Optimism Bias
Nella finanza comportamentale si chiama Optimism Bias ed è una trappola tra le più diffuse e potenzialmente pericolose per il portafoglio. Impedisce agli investitori di effettuare un’efficace pianificazione poiché rende difficile considerare, fra i diversi scenari possibili, anche quelli negativi. Inoltre porta alla formulazione di previsioni spesso distorte a proprio vantaggio, con sistematiche delusioni, con, peraltro, non poche difficoltà nella gestione del cliente.
Lo fa presente la quinta puntata di "Investire con la Testa", lezioni pratiche a cura di Schroders per svelare i principali talloni di Achille di investitori e consulenti. Un approfondimento sull’ottimismo, fondamentale per guardare al futuro in chiave costruttiva, ma che deve essere opportunamente associato all’equilibrio al fine di evitare gli eccessi, specialmente quando si tratta di investimenti.
In finanza, in particolare, essere troppo ottimisti può portare a sovrastimare le probabilità di successo e a sottostimare i rischi. Tra i tanti aspetti dell’eccessiva sicurezza in se stessi (la cosidetta Overconfidence) spicca proprio l’iper-ottimismo che ha spesso il sopravvento quando ci si confronta con temi e strumenti conosciuti, che, proprio in virtù della loro "familiarità", appaiono come facilmente governabili. Lo dimostrano gli esperimenti condotti sugli esperti in vari campi, compresi gli analisti finanziari, per professione abituati a formulare previsioni in un ambito che conoscono in maniera approfondita: uno studio pubblicato su McKinsey Quarterly, su un periodo di 25 anni, ha dimostrato che solo in rarissime circostanze gli utili per azione effettivamente realizzati sono risultati più alti degli utili per azione da loro previsti.
Una trappola mentale rispetto alla quale la mente femminile sembra più isolata: secondo i risultati di Investimente®, gli uomini sembrano più portati delle donne (con una percentuale del 27% rispetto al 24% dell’universo femminile) a sovrastimare le probabilità di successo e a sottostimare i rischi legati ad aspettative troppo rosee.
In tutti i casi, il ruolo del consulente finanziario è determinante per tenere a bada l’eccesso di ottimismo del cliente, aiutandolo a ragionare con più realismo. Che fare di fronte a un cliente iper-ottimista? “Il consulente finanziario deve cercare di smorzare l’«esuberanza irrazionale» del suo cliente per non alimentare attese irrealistiche. Il consiglio è di basarsi su fatti concreti (notizie, report, previsioni di esperti…) e di circoscrivere le aspettative sulla base dei reali «fondamentali» dell’investimento. Può rivelarsi utile anche prendere nota, nel corso del tempo, di tutte le volte in cui le «profezie» del cliente si sono rivelate errate per ricordargliele all’occorrenza” puntualizza Luca Tenani – Country Head Italy - Asset Management, Schroders che poi spiega perché, parlando di un prodotto o di un servizio finanziario, è importante illustrare non soltanto le potenzialità ma anche i pericoli: “Bisogna rendere pienamente consapevole l’investitore della scelta che sta compiendo. Presentare ex-ante il quadro completo permette una migliore gestione ex-post della relazione: in ogni caso, nel bene e nel male, il cliente sarà più preparato emotivamente alle possibili evoluzioni e predisposto a reagire razionalmente a ciò che accadrà”.
Perché, infine, il consulente deve stare molto attento a isolare il proprio ottimismo durante i colloqui con il cliente? “Perché anche il consulente è un essere umano e come tale soggetto ai bias mentali che «intrappolano» il nostro cervello. Per non sommare il proprio ottimismo a quello dell’investitore, bisogna esercitarsi a prendere in considerazione tutti gli scenari possibili e resistere alla naturale inclinazione, quando si illustra commercialmente un prodotto, a focalizzarsi solo sugli aspetti positivi” conclude Luca Tenani.
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