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International Editor's Picks

International Editor's Picks - 16 marzo 2015

16 Marzo 2015 10:05
financialounge -  International Editor's Picks Kaisa petrolio Russia
Attenzione, Greenspan è tornato. A inizio febbraio aveva fatto prendere una sbandata ai mercati prevedendo una Grexit che, almeno finora, non si è verificata. Ora entra a gamba tesa sul petrolio, prevedendo altri cali nell’ultimo giorno di una settimana che ha visto i prezzi di Brent e WTI cedere il 9%. In un’intervista venerdì a Bloomberg Television l’ex capo della Fed ha detto che la produzione continua a crescere più di quanto la domanda riesca ad assorbire, e questo spingerà il prezzo del barile ancora giù. Secondo Greenspan il problema riguarda soprattutto il mercato americano, dove le scorte continuano a salire. In pratica, dice Greenspan, in nord America non si sa più dove mettere il petrolio in eccesso per limiti fisici di stoccaggio e quindi il petrolio va a finire inevitabilmente sul mercato facendo scendere i prezzi. Nelle nove settimane al 6 marzo gli stoccaggi di petrolio in USA sono arrivati a 448,9 milioni di barili, il livello più alto da quando la Energy Information Administration raccoglie i dati, dall’agosto 1982. La scorsa settimana in USA sono stati pompati 9,37 milioni di barili al giorno, il ritmo più alto dal 1983. Questo nonostante continuino le chiusure degli impianti di estrazione. Chiudono quelli inefficienti, ha spiegato Greenspan, ma la capacità rimane intatta e la produzione continua a crescere.
Non ci vuole molto coraggio a essere negativi sulla Russia, tra sanzioni, calo del petrolio, fuga di capitali e rublo in caduta che puntano tutti al ribasso. Il Financial Times nella Lex di sabato prende le parti dei “contrarian” alla ricerca di spunti positivi, per chi ovviamente il coraggio invece ce l’ha. Intanto la Banca Centrale ha avuto il coraggio di abbassare i tassi per cercare di far ripartire l’economia che, non è fatta solo di materie prime. I russi continuano a mangiare e bere, e, Lenta, la seconda catena di ipermercati del grande paese, ha riportato vendite in aumento dell’11% sull’anno. Oltre a cibo e bevande c’è Internet. L’FT consiglia di guardare a Mail.ru e Yandex. E poi le aziende che esportano, e incassano dollari o euro, come Phosagro. Tutti quotati alla Borsa di Mosca il cui indice, il Micex, è in buon rialzo dall’inizio dell’anno e si è riportato vicino ai livelli toccati prima della crisi del 2008.
Alla scoperta dei misteri della Cina con il NY Times che dedica un’intera pagina a raccontare la storia di Kaisa, un piccolo developer di real estate nella regione di Shenzhen scoperto nel 2007 da Credit Suisse, in fuga dalla bolla immobiliare che stava esplodendo negli Stati Uniti e in cerca di nuove opportunità nel paese col più alto tasso di crescita (allora) nel mondo. In un paio d’anni Kaisa viene portata in Borsa, raccoglie mezzo miliardo di dollari in IPO, e si lancia alla conquista del mercato immobiliare in 20 città cinesi. Le azioni schizzano alle stelle fino a che non cominciano problemi con le autorità, che prima cominciano a sospettare il CEO di corruzione e finiscono per bloccare da un giorno all’altro l’operatività della società i cui asset ormai si misurano in miliardi e non milioni. Il titolo crolla, così come il prezzo del debito emesso, ai bondholder viene offerto il rientro al 50%. La storia si trascina fino ad arrivare a oggi, quando Kaisa dichiara di poter far fronte all’esposizione solo in misura di 2,5 cent per ogni dollaro. Investitori anche molto sofisticati ma poco attrezzati per cogliere segnali e sfumature del mercato cinese, dove la politica si intreccia con gli affari in una matassa inestricabile, ne escono scottati.
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