Fondi obbligazionari
Idee di investimento - Obbligazioni - 09 marzo 2015
9 Marzo 2015 09:35

i aspetti di rilievo che sono emersi dal nuovo Global Investment Study realizzato da Legg Mason Global Asset Management, che ha raccolto in 20 paesi i dati di oltre 4.000 investitori, tra i 40 e i 75 anni, duecento dei quali italiani, ce ne sono due che riguardano gli strumenti obbligazionari e la diversificazione di portafoglio. Come è possibile leggere in modo dettagliato nell’articolo “Investitori italiani, focus sui prodotti capaci di generare income”, il primo è il legame indissolubile che gli italiani hanno con il reddito fisso mentre l’altro riguarda invece la predilezione per i mercati esteri. “C’è ancora valore nel settore obbligazionario ma occorre saper selezionare le asset class e gli emittenti e, inoltre, soppesare i rischi che ogni scelta comporta. In quest’ottica, stiamo sovrappesando sia i corporate bond euro investment grade (IG) che gli high yield e privilegiamo la parte lunga della curva dei tassi della zona euro” ha sintetizzato Andrew Belshaw, Head of Investments, Western Asset (gruppo Legg Mason) nell’articolo “Obbligazionario, perchè la flessibilità è l’approccio consigliato”.
A proposito della zona euro, si conferma la convinzione che la moneta unica possa svalutarsi ulteriormente nei prossimi mesi. “Le finalità del QE (quantitavie easing) promosso dalla BCE sono sostanzialmente differenti rispetto a quello messo in pratica dalla Fed. Mario Draghi mira infatti a modificare l’ambiente dell’eurozona per stimolare l’economia tramite un euro debole” riferisce Philippe Waecther, Chief Economist di Natixis Asset Management nell’articolo “QE della BCE, stimolo all’economia con l’euro debole”. L’economista, alla domanda su quale potrebbe essere il tasso di cambio euro / dollaro USA a fine anno ha poi precisato: “Sappiamo che i tassi di interesse della zona euro sosterranno su livelli minimi, prossimi allo zero, per parecchio tempo mentre la Fed potrebbe agire sui saggi di interesse USA nel corso dell’anno. Ma è anche vero che non sappiamo con certezza quando e in che termini ciò si concretizzerà e, inoltre, siamo convinti che la ripresa europea prederà corpo. Per tutte queste ragioni credo che il dollaro USA si potrà rafforzare senza però necessariamente vedere un cambio euro/USD intorno alla parità”.
Per Yves Longchamp, CFA, Head of Macroeconomic Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG un primo aumento dei tassi americani sarebbe positivo per il dollaro statunitense, ma l’impatto sui tassi USA a lungo termine è ambiguo. Di conseguenza, Yves Longchamp, come ha modo di rivelare nell’articolo “Rialzo dei tassi Fed, gli impatti sul dollaro e sui Treasury”, non si aspetta che i tassi americani a lungo termine aumentino significativamente se questo scenario si dovesse concretizzare.
La strategia obbligazionaria di Nannette Hechler-Fayd'herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse si focalizza invece sui bond che offrono uno spread creditizio sufficientemente elevato, che può controbilanciare ulteriori incrementi dei rendimenti di riferimento. “Tra queste rientrano le obbligazioni corporate di tipo high yield (in particolare negli USA), le obbligazioni dei mercati emergenti (ME) in valuta locale (come India e Messico), oltre che obbligazioni in dollari canadesi (AUD) e australiani (CAD)” spiega Nannette Hechler-Fayd'herbe nell’articolo “Reflazione, ecco gli asset globali che ne beneficeranno”. La strategist apprezza peraltro una selezione di obbligazioni in valuta forte dei mercati emergenti (ad es. di Indonesia e Sudafrica), che ora offrono valutazioni interessanti e per le quali la situazione ciclica fornisce un sostegno.
Non è cambiata, infine, la view, e con essa le scelte di portafoglio, di Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest AM. “Sembra che ciò che dico da mesi sia sempre più confermato dal bond decennale USA. Sebbene il mese di febbraio ci sia stato sfavorevole, non abbiamo modificato la nostra asset allocation. Il bull market dei bond a 10/30 anni è destinato a proseguire su tutta la curva del dollaro perché l'economia USA ha già iniziato a rallentare da circa due mesi. L'inflazione scenderà ancora a causa della caduta dei prezzi energetici” sottolinea Maurizio Novelli nell’articolo “Le divergenze che i prezzi di mercato esprimono” nel quale aggiunge una previsione sull’oro: “Il prezzo del metallo giallo, dopo un mese di correzione, riprenderà la sua tendenza rialzista e mi aspetto un target a 1400/1500 dollari l’oncia entro fine anno, grazie al fatto che la FED rimarrà intrappolata nella politica monetaria a tasso zero perché l'economia internazionale eserciterà un effetto negativo su quella USA”.
A proposito della zona euro, si conferma la convinzione che la moneta unica possa svalutarsi ulteriormente nei prossimi mesi. “Le finalità del QE (quantitavie easing) promosso dalla BCE sono sostanzialmente differenti rispetto a quello messo in pratica dalla Fed. Mario Draghi mira infatti a modificare l’ambiente dell’eurozona per stimolare l’economia tramite un euro debole” riferisce Philippe Waecther, Chief Economist di Natixis Asset Management nell’articolo “QE della BCE, stimolo all’economia con l’euro debole”. L’economista, alla domanda su quale potrebbe essere il tasso di cambio euro / dollaro USA a fine anno ha poi precisato: “Sappiamo che i tassi di interesse della zona euro sosterranno su livelli minimi, prossimi allo zero, per parecchio tempo mentre la Fed potrebbe agire sui saggi di interesse USA nel corso dell’anno. Ma è anche vero che non sappiamo con certezza quando e in che termini ciò si concretizzerà e, inoltre, siamo convinti che la ripresa europea prederà corpo. Per tutte queste ragioni credo che il dollaro USA si potrà rafforzare senza però necessariamente vedere un cambio euro/USD intorno alla parità”.
Per Yves Longchamp, CFA, Head of Macroeconomic Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG un primo aumento dei tassi americani sarebbe positivo per il dollaro statunitense, ma l’impatto sui tassi USA a lungo termine è ambiguo. Di conseguenza, Yves Longchamp, come ha modo di rivelare nell’articolo “Rialzo dei tassi Fed, gli impatti sul dollaro e sui Treasury”, non si aspetta che i tassi americani a lungo termine aumentino significativamente se questo scenario si dovesse concretizzare.
La strategia obbligazionaria di Nannette Hechler-Fayd'herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse si focalizza invece sui bond che offrono uno spread creditizio sufficientemente elevato, che può controbilanciare ulteriori incrementi dei rendimenti di riferimento. “Tra queste rientrano le obbligazioni corporate di tipo high yield (in particolare negli USA), le obbligazioni dei mercati emergenti (ME) in valuta locale (come India e Messico), oltre che obbligazioni in dollari canadesi (AUD) e australiani (CAD)” spiega Nannette Hechler-Fayd'herbe nell’articolo “Reflazione, ecco gli asset globali che ne beneficeranno”. La strategist apprezza peraltro una selezione di obbligazioni in valuta forte dei mercati emergenti (ad es. di Indonesia e Sudafrica), che ora offrono valutazioni interessanti e per le quali la situazione ciclica fornisce un sostegno.
Non è cambiata, infine, la view, e con essa le scelte di portafoglio, di Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest AM. “Sembra che ciò che dico da mesi sia sempre più confermato dal bond decennale USA. Sebbene il mese di febbraio ci sia stato sfavorevole, non abbiamo modificato la nostra asset allocation. Il bull market dei bond a 10/30 anni è destinato a proseguire su tutta la curva del dollaro perché l'economia USA ha già iniziato a rallentare da circa due mesi. L'inflazione scenderà ancora a causa della caduta dei prezzi energetici” sottolinea Maurizio Novelli nell’articolo “Le divergenze che i prezzi di mercato esprimono” nel quale aggiunge una previsione sull’oro: “Il prezzo del metallo giallo, dopo un mese di correzione, riprenderà la sua tendenza rialzista e mi aspetto un target a 1400/1500 dollari l’oncia entro fine anno, grazie al fatto che la FED rimarrà intrappolata nella politica monetaria a tasso zero perché l'economia internazionale eserciterà un effetto negativo su quella USA”.
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