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International Editor's Picks - 23 febbraio 2015

23 Febbraio 2015 09:40
financialounge -  dallas International Editor's Picks petrolio USA
Sul prezzo del petrolio non comanda più l’Opec, ma l’America. Parola di Alan Greenspan. Il FT di venerdì ospita un articolo a firma del leggendario e discusso ex capo della Fed in cui si sostiene che la tecnologia di estrazione dello shale oil americano può funzionare da stabilizzatore dei prezzi molto meglio di quanto ha fatto per tanti anni il cartello dei produttori riunito sotto la sigla dell’Opec. Che potrebbe aver perso per sempre il suo pricing power, nonostante gli sforzi disperati dei sauditi di mantenere a qualunque costo le quote di mercato. Ora i produttori americani devono dimostrare di saper vincere la sfida anche con un barile a $50 o $60, prezzi ai quali solo un anno fa sembrava non potesse essere redditizio estrarre. Ora i produttori di shale americani sono col le spalle al muro, e devono dimostrare di saper stare sul mercato con uno sforzo di innovazione tecnologica.
La sfida alla Baia di San Francisco e alla Silicon Valley arriva dal Texas, e in particolare da Dallas. Anche se la culla texana delle startup è normalmente identificata nella capitale Austin, GeekWire sottolinea che i numeri very sono a Dallas, al centro della quarta regione più popolosa degli States, dove hanno sede almeno due dozzine di società di Fortune 500, tra cui AT&T e ExxonMobil, sono di casa 25 miliardari in dollari e si contano oltre 50 college e università. Big D, come la chiamano da quelle parti, gode di un trattamento fiscale di favore e ha visto la nascita del Telecom Corridor già negli anni 59 grazie a Texas Instruments e Collins Radio. Oggi è il momento delle startup: un eco sistema imprenditoriale favorevole fa da incubatore ideale. Even Mark Cuban, un imprenditore arrivato a Dallas nel 1982 per fondare Broadcast.com, poi venduta a Yahoo per $5,7 miliardi nel 1999 descrive come “vibrante” il clima che si respira oggi.
Risparmiare non è facile, soprattutto per gli americani. Il 60% nella fascia d’età 18-40 non ha messo da parte nulla l’anno scorso, mentre gli adulti sotto i 35 hanno addirittura segnato un tasso di risparmio negativo. È partito da qui Ethan Bloch, fondatore della app Digit, intervistato da Business Insider. Grazie a un algoritmo creato da Bloch, Digit va regolarmente a pescare nel conto di chi la usa i soldi che “sa” che non servono, e li storna in un conto creato ad hoc. Google ci crede e ha partecipato a un round di equity di $2,5 milioni. Per ora le banche partner sono Wells Fargo e BofI Federal Bank. Digit ha un modello di business semplice, guadagna sugli interessi dei soldi che fa risparmiare a chi usa la app. A dicembre, ancora in fase sperimentale, sono stati $600.000 e ora si viaggia sul milione di dollari al mese. Il prossimo passo, man mano che il business cresce, sarà di girare agli utenti anche una parte degli interessi, oltre ai risparmi.
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