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La relazione tra i conflitti nei paesi africani e il climate change

13 Febbraio 2015 11:00
financialounge -  Africa cambiamenti climatici finanza etica risorse naturali
Il climate change favorisce i conflitti in diversi Paesi africani. Lo aveva denunciato l’IPCC (l’agenzia per il clima dell’ONU) e lo ha ribadito l’agenzia AFP.
Il cambiamento climatico infatti provoca scarsità di acqua e di beni alimentari, e l’aumento delle migrazioni, che possono scatenare scontri tra popolazioni e tra nazioni.
Un fenomeno che sta già accadendo nello Sahel, una fascia di territorio dell'Africa sub-sahariana che si estende tra il deserto del Sahara a nord e la savana del Sudan a sud e tra l'oceano Atlantico a ovest e il Mar Rosso a est, dove la desertificazione ha generato conflitti tra allevatori ed agricoltori: scontri violenti si sono già verificati in Nigeria, Sudan e Kenya.
Senza dimenticare quello che è già successo nel 2006 e nel 2011.
In Siria tra il 2006 e il 2010, una siccità storica ha distrutto il 60% delle fattorie, l’80% del bestiame e provocato il riversamento di un milione di persone nelle città (dove già era presente un altro milione di persone in fuga dalla guerra in Iraq).
Nel 2011 numerosi osservatori avevano indicato il cambiamento climatico come una delle ragioni della Primavera araba registrata in alcuni Paesi produttori di cereali: la crescita record dei prezzi alimentari dovuta alla crisi dei cereali russi, ucraini e kazaki avrebbe infatti provocato povertà, disoccupazione e alimentato la rivolta nel Mediterraneo.

Le tempeste, le siccità, le ondate di calore e le inondazioni modificano il clima del mondo intero ma le maggiori ripercussioni negative ricadono sulle regioni più vulnerabili dove cioè si incrementano i conflitti per le risorse: la scarsità di acqua e di beni alimentari, insieme all’aumento delle migrazioni, possono aumentare gli scontri tra popolazioni e tra nazioni.
Con il pericolo che tale fenomeno possa propagarsi anche ad altre regioni povere della terra.
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