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Se Apple e Microsoft garantissero per Atene
10 Febbraio 2015 17:25

iù di undici miliardi di dollari, per la precisione 11,3. È questa l’importo di cui la Grecia ha bisogno per stare a galla a livello finanziario per qualche settimana mentre cerca di guadagnare tempo e tentare di convincere l’Europa ad allentare le richieste di austerity. Domani a Bruxelles infatti il ministro delle finanze di Atene Varoufakis chiederà un aumento di 8 miliardi di euro (9,1 miliardi di dollari) delle emissioni di titoli a breve più un rientro delle plusvalenze accumulate dalle altre banche centrali europee sui titoli greci per altri 1,9 miliardi di euro (2,2 miliardi di dollari): il totale in dollari fa, per l’appunto, 11,3 miliardi. Perchè in dollari? Perchè se ci trasferiamo dalle parti di Cupertino e Seattle le cifre che separano una nazione intera dal collasso potrebbero sembrare bruscolini.
Apple e Microsoft stanno infatti sedute su una montagna di cash di 300 miliardi di dollari, e non gli basta. Continuano a emettere debito a tassi ultra stracciati per accumulare ulteriore liquidità da distribuire agli azionisti, sotto forma di dividendi o buy back (riacquisto di azioni proprie). Quanto sono stracciati i tassi che riescono a spuntare i colossi hi-tech della West Coast? Tanto.
Oggi Apple ha collocato un’emissione in franchi svizzeri su scadenze a 10 e 15 anni a meno di mezzo punto percentuale di rendimento l’anno, lo 0,4% per essere precisi. Forse Varoufakis (neo ministro delle finanze della Grecia) invece di andare a Bruxelles dovrebbe imbarcarsi su un low cost per San Francisco e andare a negoziare con Tim Cook un’emissione da 11,3 miliardi di dollari garantita Apple. Potrebbe perfino contentarsi di un 2,5% invece dello 0,4% appena strappato al mercato. Basti pensare che oggi sulla scadenza a 10 anni Atene paga più di 4 volte tanto, il 10,75%, ovvero quasi 32 volte quello che paga Apple.
Apple e Microsoft stanno infatti sedute su una montagna di cash di 300 miliardi di dollari, e non gli basta. Continuano a emettere debito a tassi ultra stracciati per accumulare ulteriore liquidità da distribuire agli azionisti, sotto forma di dividendi o buy back (riacquisto di azioni proprie). Quanto sono stracciati i tassi che riescono a spuntare i colossi hi-tech della West Coast? Tanto.
Oggi Apple ha collocato un’emissione in franchi svizzeri su scadenze a 10 e 15 anni a meno di mezzo punto percentuale di rendimento l’anno, lo 0,4% per essere precisi. Forse Varoufakis (neo ministro delle finanze della Grecia) invece di andare a Bruxelles dovrebbe imbarcarsi su un low cost per San Francisco e andare a negoziare con Tim Cook un’emissione da 11,3 miliardi di dollari garantita Apple. Potrebbe perfino contentarsi di un 2,5% invece dello 0,4% appena strappato al mercato. Basti pensare che oggi sulla scadenza a 10 anni Atene paga più di 4 volte tanto, il 10,75%, ovvero quasi 32 volte quello che paga Apple.
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