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Materie prime, meglio i metalli delle commodity agricole
5 Febbraio 2015 11:21

a forte correzione iniziata lo scorso anno, i prezzi delle commodity sono tornati ai livelli della fine degli anni Novanta, cioè all’inizio della fase di rialzi. Un trend che nelle prime settimane del 2015 mostra di non essere uniforme come lo era stato negli ultimi mesi del 2014. Dal primo gennaio al 16 gennaio scorso, infatti, la performance in euro dell’oro (+13,4%), dell’argento (+12,4%), dello zucchero (+11,5%), del platino (+9,8%), del caffè (+9,1%), del cacao (+4,5%) e dell’alluminio (+4,1%) sono ampiamente in territori positivo mentre quelle relative al petrolio (-10%), al rame (-4%) e al grano (-2,5%) sono finite in roso.
Alla luce di queste performance si potrebbe concludere che, al momento, le materie prime siano diventate molto convenienti, che le azioni siano sopravvalutate oppure che siano vere entrambe le ipotesi. In ogni caso, la divergenza potrebbe durare più a lungo del previsto, il che complica le tempistiche per le decisioni degli investitori. Per quanto riguarda l’economia mondiale, occorre chiedersi se la domanda è davvero così debole come suggerito dai prezzi delle materie prime.
Nel complesso, la domanda continua ad aumentare, ma a un ritmo leggermente più lento rispetto alle previsioni di inizio anno. Questa dinamica è spiegabile soprattutto per l’anemica economia europea e per il rallentamento della Cina.
Tuttavia, occorre anche tenere presente che gli eccessi si collocano soprattutto dal lato dell’offerta. Nel settore agricolo, per esempio, le condizioni meteorologiche favorevoli si sono tradotte in raccolti record negli USA, nel comparto dell’energia, grazie alla rivoluzione del petrolio da scisti, da tre anni la produzione supera i livelli precedenti di circa un milione di barili al giorno mentre nel mercato dei metalli attualmente la produzione di rame aumenta al ritmo più sostenuto dall’inizio della crisi finanziaria. Inoltre, anche le politiche monetarie divergenti delle principali banche centrali esercitano pressioni sui prezzi delle materie prime, poiché si traducono in un apprezzamento del dollaro statunitense che, va ricordato, è la divisa nella quale sono denominate le materie prime sui mercati.
Per il 2015 occorre considerare che per diverse commodity la correzione si è già verificata: negli ultimi 13 mesi i prezzi del mais e del greggio sono scesi del 50%, mentre la flessione del cotone e del nichel si attesta al 70%.
“I prezzi delle materie prime dovrebbero quindi normalizzarsi con la riduzione degli attuali eccessi, grazie a un calo dell’offerta e a un aumento della domanda. Questa dinamica dovrebbe instaurarsi automaticamente in ragione dei prezzi contenuti. In questo contesto, l’allocazione nelle singole materie prime assume un’importanza maggiore rispetto alla semplice allocazione settoriale. Per il momento privilegiamo metalli come palladio, stagno e nichel e siamo cauti nei confronti delle materie prime agricole, come i semi di soia o il frumento” fanno sapere gli esperti di Swiss & Global Asset management.
Alla luce di queste performance si potrebbe concludere che, al momento, le materie prime siano diventate molto convenienti, che le azioni siano sopravvalutate oppure che siano vere entrambe le ipotesi. In ogni caso, la divergenza potrebbe durare più a lungo del previsto, il che complica le tempistiche per le decisioni degli investitori. Per quanto riguarda l’economia mondiale, occorre chiedersi se la domanda è davvero così debole come suggerito dai prezzi delle materie prime.
Nel complesso, la domanda continua ad aumentare, ma a un ritmo leggermente più lento rispetto alle previsioni di inizio anno. Questa dinamica è spiegabile soprattutto per l’anemica economia europea e per il rallentamento della Cina.
Tuttavia, occorre anche tenere presente che gli eccessi si collocano soprattutto dal lato dell’offerta. Nel settore agricolo, per esempio, le condizioni meteorologiche favorevoli si sono tradotte in raccolti record negli USA, nel comparto dell’energia, grazie alla rivoluzione del petrolio da scisti, da tre anni la produzione supera i livelli precedenti di circa un milione di barili al giorno mentre nel mercato dei metalli attualmente la produzione di rame aumenta al ritmo più sostenuto dall’inizio della crisi finanziaria. Inoltre, anche le politiche monetarie divergenti delle principali banche centrali esercitano pressioni sui prezzi delle materie prime, poiché si traducono in un apprezzamento del dollaro statunitense che, va ricordato, è la divisa nella quale sono denominate le materie prime sui mercati.
Per il 2015 occorre considerare che per diverse commodity la correzione si è già verificata: negli ultimi 13 mesi i prezzi del mais e del greggio sono scesi del 50%, mentre la flessione del cotone e del nichel si attesta al 70%.
“I prezzi delle materie prime dovrebbero quindi normalizzarsi con la riduzione degli attuali eccessi, grazie a un calo dell’offerta e a un aumento della domanda. Questa dinamica dovrebbe instaurarsi automaticamente in ragione dei prezzi contenuti. In questo contesto, l’allocazione nelle singole materie prime assume un’importanza maggiore rispetto alla semplice allocazione settoriale. Per il momento privilegiamo metalli come palladio, stagno e nichel e siamo cauti nei confronti delle materie prime agricole, come i semi di soia o il frumento” fanno sapere gli esperti di Swiss & Global Asset management.
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