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Idee di investimento - Obbligazioni - 26 gennaio 2015

26 Gennaio 2015 10:20

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�ambito delle posizioni flessibili multi-asset, Joost Van Leenders di BNP Paribas Investment Partners ha nuovamente modificato la posizione sui titoli di Stato dell’Australia: la scorsa settimana aveva adottato una posizione ribassista sui titoli decennali australiani, mentre questa settimana ha aggiunto una posizione lunga sui titoli decennali USA, per beneficiare di un eventuale ampliamento degli spread tra i titoli statunitensi e quelli australiani. Come si evince dall’articolo “Il crollo del prezzo del greggio rilancia l’economia globale” resta invece invariata la posizione sovrappesata nel debito del Messico (espressa in dollari Usd) rispetto ai Treasury decennali, prevedendo che le emissioni messicane dovrebbero beneficiare di fondamentali economici solidi e in miglioramento, del calo dell'inflazione e del basso livello dei tassi ufficiali. Non muta nemmeno la posizione rialzista sui titoli di Stato quinquennali della Spagna, poiché i rendimenti su questa scadenza potrebbero scendere ancora alla luce della probabilità di un’accentuazione dell’allentamento quantitativo da parte della BCE. “Deteniamo una posizione sovrappesata sul debito senior investment-grade del settore finanziario europeo: la tendenza alla disintermediazione bancaria (con flussi crescenti intermediati dai mercati dei capitali), dovrebbe favorire una contrazione dei bilanci delle banche e una riduzione dei tassi d'indebitamento. Inoltre, le nuove norme in materia di capitalizzazione dovrebbero rappresentare un nuovo stimolo per migliorare i coefficienti patrimoniali. A nostro avviso, le banche consolideranno i bilanci emettendo una maggiore quantità di azioni e di debito subordinato per proteggere altre parti della struttura del capitale” afferma Joost Van Leenders.
Positivo sul credito investment grade europeo è pure Mickael Benhaim, Co-Head of Global & Regional Bonds di Pictet Asset Management. “Un modo per posizionarsi per il QE nell'Eurozona è la costituzione di una posizione corta in euro rispetto al dollaro USD. La BCE considera un indebolimento del tasso di cambio uno degli strumenti fondamentali per sostenere la crescita. La flessione dell'euro potrebbe dunque registrare un'accelerazione nei prossimi due o tre mesi. Siamo altresì dell'idea che le banche dell'Eurozona sarebbero le prime a trarre vantaggio dal programma di QE della BCE. Questo è il motivo per cui sovrappesiamo le obbligazioni investment grade del settore finanziario. Siamo invece neutrali su altre emissioni investment grade e sul segmento high yield: non crediamo infatti che gli investitori siano sufficientemente ricompensati per il rischio di liquidità dopo la fase di volatilità di settembre/ottobre, anche se i tassi di default restano storicamente bassi” sottolinea Mickael Benhaim nell’articolo “Come posizionarsi in vista del possibile QE della BCE”.
Christof Stegmann, gestore di portafoglio di Swiss & Global AM, dal canto suo, nell’articolo “Più opportunità che rischi sui mercati creditizi nel 2015” sostiene che i mercati creditizi offriranno opportunità d’investimento interessanti anche nel 2015: il contesto di crescita nel complesso positivo, i premi al rischio generalmente adeguati, i rendimenti correnti allettanti rispetto a quelli dei titoli di Stato, le insolvenze attese contenute e la solidità dei bilanci e delle prospettive di utile delle imprese offrono, secondo Christof Stegmann, uno scenario interessante. Per il gestore, inoltre, la ricerca di investimenti con rendimenti più elevati dovrebbe mantenere elevata la domanda di obbligazioni societarie ma, alla luce del ciclo del credito nettamente avanzato, vi sono anche alcuni rischi e, quindi, continueranno a essere decisivi la selezione dei titoli e un costante monitoraggio per evitare nette correzioni delle valutazioni: a livello settoriale, il gestore resta cauto nei confronti dei titoli finanziari mentre alcuni emittenti selezionati con rating BB possono essere consigliabili per integrare il portafoglio. La panoramica sul reddito fisso di Christof Stegmann si conclude sulle conseguenze del calo del prezzo del petrolio, un tema dominante in particolare per gli investimenti nei mercati emergenti. “Le prospettive economiche di mercati emergenti influenti come Brasile, Colombia, Venezuela, Russia, Kazakhstan, Nigeria e Malaysia dipendono dai proventi della vendita di petrolio e gas naturale. Le prese di beneficio degli investitori dopo l’ottima performance annuale delle obbligazioni in valuta forte (la Russia rappresenta un’eccezione) e il futuro aumento dei premi al rischio degli esportatori petroliferi causato dal calo delle entrate statali appaiono pertanto comprensibili. Ma il basso prezzo del petrolio offre anche opportunità: tutti i mercati emergenti dell’UE, ma anche paesi come Turchia, Sudafrica o Indonesia, beneficiano del miglioramento delle bilance delle partite correnti” conclude Christof Stegmann.
In ogni caso, per chi volesse puntare sulle obbligazioni dei paesi emergenti, la raccomandazione è quella di optare per l’adozione di un approccio di tipo «core – satellite». Si tratta, come è spiegato nell’articolo “Debito emergente, perché combinare ETF e fondi” di una strategia tramite la quale si investe la maggior parte del capitale destinato a questa asset class in un buon ETF a basso costo capace di replicare in modo abbastanza fedele nel tempo gli indici di mercato mentre la quota restante dovrebbe essere impiegata nelle quote di un buon fondo di categoria a gestione attiva che dovrebbe garantire un extra rendimento nel tempo senza tuttavia aggiungere un eccessivo rischio all’investimento complessivo.
Concludiamo la panoramica settimanale con due delle opportunità indicate Brigitte Le Bris, Managing Director, Global Bonds & Currency Natixis Asset Management: il dollaro USA e la rupia indiana. “L'India sta adottando una serie di importanti riforme. Ne prevedo ulteriori nei prossimi mesi come, per esempio l’acquisto di terreni e la fiscalità. Il crollo dei prezzi del petrolio dovrebbe essere positivo per l'India: riduce il disavanzo delle partite correnti (le importazioni nette di petrolio rappresentano il 5% del prodotto interno lordo), aumenta il potere d'acquisto dei consumatori e riduce il deficit di bilancio. Inoltre, l'inflazione è in calo, e il mercato obbligazionario indiano e la rupia offrono potenzialmente un carry (extra rendimento) interessante” spiega Brigitte Le Bris nell’articolo “Perchè puntare sui dollari USA e sulle rupie indiane” nel quale suggerisce pure un posizionamento valutario lungo (rialzista) sul biglietto verde rispetto ad euro e yen.

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