beni di consumo

Perché privilegiamo i settori beni di consumo e industria

15 Gennaio 2015 16:07

financialounge -  beni di consumo consumi industria PIMCO
60% del PIL globale ascrivibile ai consumi, l’impatto che un calo sostenuto dei prezzi del petrolio avrà sull’economia mondiale è un importante fattore da prendere in considerazione per gli investitori.

“Le prospettive di lungo periodo di PIMCO (la cosiddetta Nuova neutralità) prefigurano un contesto in cui sia la crescita che l’inflazione rimangono modeste e impongono tassi d’interesse reali più bassi rispetto a quanto osservato in precedenza. I cambiamenti nella domanda e nell’offerta nei mercati dell’energia, inclusa quella da scisti, unitamente al crescente impatto dell’efficienza energetica e agli impegni ad aumentare la quota di energie rinnovabili alla luce dei cambiamenti climatici, vanno tutti nella direzione di un contributo favorevole del petrolio alla crescita del PIL tramite i consumi nel 2015” puntualizza infatti Virginie Maisonneuve, CIO Azioni globali, managing director, responsabile globale delle azioni e gestore presso la sede PIMCO di Londra.

Ciò detto, questi vantaggi non saranno distribuiti in modo uniforme ed è importante pensare ai paesi che dovrebbero beneficiarne maggiormente per via di consumi più elevati e/o di una minore dipendenza economica dalle esportazioni di petrolio.

“A livello commerciale, i perdenti sono gli esportatori di petrolio, incluse la Norvegia, per la quale le esportazioni di materie prime rappresentano circa il 20% del PIL, e la Russia. Sul versante opposto, Corea, Cina, Giappone, India e Thailandia sono importatori netti di petrolio e beneficeranno del significativo calo dei prezzi. In Sudafrica, in Thailandia e nelle Filippine, l’impatto di un calo di 25 dollari al barile del prezzo del greggio si traduce in una crescita del PIL compresa tra mezzo e un punto percentuale. Persino negli Stati Uniti, un calo di 25 dollari al barile si traduce più o meno in un quarto di punto percentuale di espansione del PIL: un dato non certo insignificante alla luce delle dimensioni dell’economia” fa notare Virginie Maisonneuve.

Per alcuni paesi, una combinazione di elevata incidenza dell’energia nell’indice dei prezzi al consumo e di tassazione contenuta dovrebbe significare un maggiore impatto positivo sul reddito disponibile. Ad esempio, gli Stati Uniti, la Spagna e la Grecia dovrebbero essere tra i maggiori beneficiari, in quanto l’energia ha un peso significativo nel CPI e la correlazione tra quota energetica dell’indice e prezzo del petrolio è relativamente elevata.
Per contro, paesi come Singapore beneficiano meno di ciò, poiché la tassazione del petrolio è maggiore, il che limita l’impatto positivo del calo dei prezzi del petrolio.

Inoltre, l’energia non ha un peso significativo nell’indice dei prezzi al consumo. Negli Stati Uniti, la quota di reddito disponibile spesa per voci non discrezionali come mutui, alimenti ed energia è ai minimi da almeno 35 anni. Dalla crisi finanziaria, anche per effetto del calo dei tassi d’interesse, i consumatori hanno ridotto il proprio indebitamento. Adesso, il calo dei prezzi del greggio dovrebbe fornire un’ulteriore spinta ai loro redditi tramite la riduzione dei costi dell’energia.

“In generale, le imprese attive nel settore dei consumi dovrebbero beneficiare di tale calo. Siamo relativamente ottimisti sulle società del comparto dei consumi discrezionali quali automobili e componenti, beni durevoli e abbigliamento, hotel, ristoranti e tempo libero, nonché media e distribuzione in generale. Le imprese del settore industriale, come quelle attive nei segmenti dei beni strumentali, dei trasporti e di servizi commerciali e forniture, dovrebbero beneficiare del calo dei costi di produzione, che si ripercuoterà positivamente sui margini di profitto” sostiene Virginie Maisonneuve per la quale, tra i maggiori beneficiari figurano pure i consumatori asiatici in quanto la regione (e, in particolare, Singapore, Hong Kong, Corea, Taiwan e Thailandia) è un grande importatore di petrolio.

“Pertanto, il calo dei prezzi del petrolio si tradurrà in migliori ragioni di scambio, minori oneri di bilancio e migliore dinamica dell’inflazione per i paesi asiatici. In Asia, il settore dei consumi discrezionali sembra favorevolmente posizionato sia sul fronte delle commodity sia in termini di valutazioni favorevoli. Ciò comprende aree quali le automobili, i beni elettronici e i viaggi. In paesi in cui l’onere debitorio delle famiglie è elevato, come ad esempio la Corea, un calo dei tassi d’interesse rimane un fattore di sostegno. In effetti, in Corea è probabile un ulteriore taglio dei tassi. Ciò dovrebbe aiutare i consumatori a contenere ulteriormente il proprio onere per interessi. E il calo della spesa energetica per i consumatori è la ciliegina sulla torta” specifica infine Virginie Maisonneuve.

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