esportazioni
Dove brilla di più l’export dei distretti industriali italiani
15 Gennaio 2015 09:42

eria di Valenza (+31,4%), occhialeria di Belluno (+13%), caffè, confetterie e cioccolato torinese (+12,1%), pelletterie e calzature di Firenze (+11,4%), il tessile e abbigliamento di Prato (+10,2%). Sono questi i distretti industriali italiani che nei primi tre trimestri del 2014 hanno registrato un saldo positivo a due cifre in termini di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2013. Al contrario, hanno sofferto le esportazioni in particolare l’abbigliamento sud abruzzese (-63,3%), le mozzarelle di bufala campane (-38,4%), il segmento grafico veronese (-21,8%), le macchine per la concia della pelle di Vigevano (-21,2%) e l’ortofrutta barese (-11%).
Nel suo insieme la lettura degli ultimi dati di commercio estero provinciali relativi al terzo trimestre del 2014 evidenziano un export ancora in aumento per i distretti industriali italiani (+2,2% la variazione tendenziale), ma con segnali di rallentamento, a causa della crisi russo-ucraina e, più in generale, della frenata nei nuovi mercati. In ogni caso, l’export dei distretti tra gennaio e settembre del 2014 ha comunque toccato la nuova cifra record di 64,6 miliardi di euro, 2,2 miliardi in più rispetto al 2013.
Spiccano per intensità di crescita alcune tra le più importanti aree distrettuali italiane come le già citate pelletteria e calzature di Firenze (bene Svizzera e Regno Unito), l’occhialeria di Belluno (trainanti Stati Uniti e Cina), l’oreficeria di Valenza (balzo in Svizzera e Stati Uniti), seguiti dalle piastrelle di Sassuolo (Stati Uniti e Germania). Si sono, inoltre, messi in evidenza i due principali distretti degli elettrodomestici italiani, l’Inox Valley e le cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano, che, tuttavia, restano ancora lontani dai livelli di export pre-crisi.
Nel terzo trimestre i distretti hanno mantenuto un buon ritmo di crescita nei mercati tradizionali, dove hanno mostrato un progresso tendenziale dell’export pari al 4%. In particolare le esportazioni dei distretti hanno continuato a correre negli Stati Uniti (+9,3% la variazione delle vendite nel terzo trimestre del 2014 rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente), in Svizzera (+9,3%) e in Spagna (+12,9%). L’aumento dell’export distrettuale in questi tre Paesi è stato pari a +353,8 milioni di euro, poco più dei tre quarti della crescita complessiva, in valore assoluto, delle esportazioni dei distretti (453,2 milioni).
Negli Stati Uniti spiccano per valore e intensità della crescita i distretti del sistema moda (occhialeria di Belluno, oreficeria di Vicenza e di Valenza, pelletteria e calzature di Arezzo, abbigliamento di Empoli, pelletteria e calzature di Firenze, tessile e abbigliamento di Prato, calzature di San Mauro Pascoli), seguiti da quelli della meccanica (meccanica strumentale di Vicenza, meccanica strumentale del bresciano), dei mobili (mobile del Livenza e Quartiere del Piave, legno e arredo della Brianza), dell’agro-alimentare (vini di Langhe, Roero e Monferrato, vini del Chianti, prosecco di Conegliano-Valdobbiadene) e dei prodotti e materiali da costruzione (piastrelle di Sassuolo).
In Spagna si sono distinti soprattutto i distretti che producono beni per il sistema moda (su tutti tessile e abbigliamento di Prato, serico di Como, seguiti da calzatura sportiva di Montebelluna, tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno, concia di Arzignano e di Solofra, occhialeria di Belluno).
Lo stesso è avvenuto in Svizzera, che come noto è utilizzata come base logistica per molte imprese italiane del sistema moda e per alcune maison internazionali che si approvvigionano nei distretti italiani. I flussi verso questo paese si sono particolarmente intensificati per l’oreficeria di Valenza, la pelletteria e le calzature di Firenze, il serico di Como, la concia di Arzignano, il tessile di Biella e le calzature della Riviera del Brenta.
L’evoluzione delle esportazioni dei distretti è stata, invece, poco dinamica nei due principali sbocchi commerciali dei distretti, la Germania e la Francia, e sul mercato cinese (Cina e Hong Kong). Sui mercati tedesco e cinese l’export distrettuale ha registrato un lieve aumento, mentre in Francia ha addirittura subito un leggero arretramento, penalizzato dalle difficoltà incontrate dai comparti agro-alimentare e dai prodotti e materiali da costruzione. Il rallentamento in Cina, invece, risente soprattutto del calo dei flussi che ha colpito i distretti conciari e che ha quasi annullato gli importanti progressi fatti segnare dalla termomeccanica scaligera, l’alimentare di Parma, l’oreficeria di Vicenza, l’occhialeria di Belluno, la pelletteria e le calzature di Firenze. In Germania, infine, hanno ottenuto buoni risultati i distretti della moda (tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno e di Prato, occhialeria di Belluno), della metalmeccanica (metalli di Brescia, componentistica e termoelettromeccanica friulana, metalmeccanica di Lecco), ma hanno mediamente sofferto cali di export i distretti agro-alimentari (su tutti ortofrutta romagnola e del barese, mele dell’Alto Adige).
Nel suo insieme la lettura degli ultimi dati di commercio estero provinciali relativi al terzo trimestre del 2014 evidenziano un export ancora in aumento per i distretti industriali italiani (+2,2% la variazione tendenziale), ma con segnali di rallentamento, a causa della crisi russo-ucraina e, più in generale, della frenata nei nuovi mercati. In ogni caso, l’export dei distretti tra gennaio e settembre del 2014 ha comunque toccato la nuova cifra record di 64,6 miliardi di euro, 2,2 miliardi in più rispetto al 2013.
Spiccano per intensità di crescita alcune tra le più importanti aree distrettuali italiane come le già citate pelletteria e calzature di Firenze (bene Svizzera e Regno Unito), l’occhialeria di Belluno (trainanti Stati Uniti e Cina), l’oreficeria di Valenza (balzo in Svizzera e Stati Uniti), seguiti dalle piastrelle di Sassuolo (Stati Uniti e Germania). Si sono, inoltre, messi in evidenza i due principali distretti degli elettrodomestici italiani, l’Inox Valley e le cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano, che, tuttavia, restano ancora lontani dai livelli di export pre-crisi.
Nel terzo trimestre i distretti hanno mantenuto un buon ritmo di crescita nei mercati tradizionali, dove hanno mostrato un progresso tendenziale dell’export pari al 4%. In particolare le esportazioni dei distretti hanno continuato a correre negli Stati Uniti (+9,3% la variazione delle vendite nel terzo trimestre del 2014 rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente), in Svizzera (+9,3%) e in Spagna (+12,9%). L’aumento dell’export distrettuale in questi tre Paesi è stato pari a +353,8 milioni di euro, poco più dei tre quarti della crescita complessiva, in valore assoluto, delle esportazioni dei distretti (453,2 milioni).
Negli Stati Uniti spiccano per valore e intensità della crescita i distretti del sistema moda (occhialeria di Belluno, oreficeria di Vicenza e di Valenza, pelletteria e calzature di Arezzo, abbigliamento di Empoli, pelletteria e calzature di Firenze, tessile e abbigliamento di Prato, calzature di San Mauro Pascoli), seguiti da quelli della meccanica (meccanica strumentale di Vicenza, meccanica strumentale del bresciano), dei mobili (mobile del Livenza e Quartiere del Piave, legno e arredo della Brianza), dell’agro-alimentare (vini di Langhe, Roero e Monferrato, vini del Chianti, prosecco di Conegliano-Valdobbiadene) e dei prodotti e materiali da costruzione (piastrelle di Sassuolo).
In Spagna si sono distinti soprattutto i distretti che producono beni per il sistema moda (su tutti tessile e abbigliamento di Prato, serico di Como, seguiti da calzatura sportiva di Montebelluna, tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno, concia di Arzignano e di Solofra, occhialeria di Belluno).
Lo stesso è avvenuto in Svizzera, che come noto è utilizzata come base logistica per molte imprese italiane del sistema moda e per alcune maison internazionali che si approvvigionano nei distretti italiani. I flussi verso questo paese si sono particolarmente intensificati per l’oreficeria di Valenza, la pelletteria e le calzature di Firenze, il serico di Como, la concia di Arzignano, il tessile di Biella e le calzature della Riviera del Brenta.
L’evoluzione delle esportazioni dei distretti è stata, invece, poco dinamica nei due principali sbocchi commerciali dei distretti, la Germania e la Francia, e sul mercato cinese (Cina e Hong Kong). Sui mercati tedesco e cinese l’export distrettuale ha registrato un lieve aumento, mentre in Francia ha addirittura subito un leggero arretramento, penalizzato dalle difficoltà incontrate dai comparti agro-alimentare e dai prodotti e materiali da costruzione. Il rallentamento in Cina, invece, risente soprattutto del calo dei flussi che ha colpito i distretti conciari e che ha quasi annullato gli importanti progressi fatti segnare dalla termomeccanica scaligera, l’alimentare di Parma, l’oreficeria di Vicenza, l’occhialeria di Belluno, la pelletteria e le calzature di Firenze. In Germania, infine, hanno ottenuto buoni risultati i distretti della moda (tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno e di Prato, occhialeria di Belluno), della metalmeccanica (metalli di Brescia, componentistica e termoelettromeccanica friulana, metalmeccanica di Lecco), ma hanno mediamente sofferto cali di export i distretti agro-alimentari (su tutti ortofrutta romagnola e del barese, mele dell’Alto Adige).
Trending