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Idee di investimento - Obbligazioni - 22 dicembre 2014

22 Dicembre 2014 10:05

financialounge -  idee di investimento mercati obbligazionari volatilità
reddito fisso e liquidità e poco estero. Può essere sintetizzata così l’asset allocation degli italiani in base ai dati di Banca d’Italia. Un portafoglio che riflette la tradizionale prudenza delle famiglie del nostro paese che privilegia gli strumenti ritenuti più sicuri (dai titoli di stato ai libretti e buoni postali, dai depositi alle obbligazioni bancarie) e trascura quelli considerati più rischiosi (dalle azioni italiane ai bond in valuta diversa dall’euro, dalle azioni internazionali agli strumenti alternativi).
D’altra parte il mercato azionario, che sebbene non sia più a buon mercato come 12 mesi fa, è in grado di offrire rendimenti più soddisfacenti ma a fronte di una variabilità dei prezzi molto ampia come sperimentato nello scorso mese di ottobre e in queste ultime settimane. Infine, ma non certo per importanza, permane l’esigenza di una diversificazione a livello valutario: l’eccessiva concentrazione sugli strumenti dell’Italia (azioni, titoli di stato e bond bancari) ed della zona euro preclude l’opportunità di cogliere la crescita nelle altre aree del mondo più dinamiche.

“La conoscenza del cliente finale e delle sue esigenze, che per noi di Fidelity sono sempre il punto di partenza per la costruzione della nostra offerta, ci ha da tempo fatto adottare un modello di servizio distintivo, basato sul cosiddetto approccio «Crescita – Reddito – Stabilità». L’ascolto continuo tramite tutti i canali di cui disponiamo, ci ha permesso di individuare tre bisogni di base: la crescita del proprio portafoglio, la generazione di un reddito costante nel tempo e la stabilità come antidoto alla volatilità dei mercati” precisa Francesca Martignoni, Country Head per l’Italia di Fidelity Worldwide Investment nell’articolo “Come migliorare l’asset allocation delle famiglie italiane”.

È tuttavia importante scegliere a chi affidare i propri investimenti tenendo in considerazione l’esperienza maturata dalle diverse case di investimento nei diversi scenari di mercato. Anche perché, nello scenario che si sta configurando i rischi si collocano sicuramente ad un livello più alto rispetto all’inizio del 2014 e la volatilità non potrà che aumentare, incrementando le opportunità di investimento ma anche le trappole da evitare. Il 2015 dovrebbe essere peraltro molto più accidentato del 2014 perché è assai probabile che le correlazioni tra le diverse asset class tendano drasticamente ad aumentare come già accaduto nel 2007 – 2008 e nel periodo maggio - giugno 2013.
Ecco perché i gestori multi-asset, i prodotti del risparmio gestito pensati per affrontare ogni scenario di mercato, dovranno pensare fuori dagli schemi e fare scelte coraggiose con approcci sia di tipo top down (derivanti cioè da riflessioni macro economico) che di tipo bottom up (basati invece sulla selezione dei singoli titoli ed emittenti). Secondo Giuliano D'Acunti, Head of Sales per Invesco in Italia, in ogni caso, un buon fondo multi asset non può limitarsi a dichiarare un obiettivo di rendimento ma deve necessariamente indicare anche un target in termini di volatilità in modo da circoscrivere il perimetro dei pericoli a cui può andare incontro il sottoscrittore.
“Il nostro Invesco Global Targeted Returns (GTR) fund specifica sia l’obiettivo di rendimento annuo (tasso Euribor maggiorato di cinque punti percentuali all’anno in un orizzonte temporale di investimento di tre anni) e sia quello di volatilità (che deve risultare al di sotto della metà di quella registrata dagli indici azionari internazionali)” precisa D’Acunti. Nel suo primo anno di attività, l’Invesco Global Targeted Returns ha messo a segno un apprezzamento del valore della quota del 7,08% con una volatilità del 3,6%, contro oscillazione del 10,4% dell’indice Msci world delle Borse mondiali.
“In virtù di questi ottimi risultati, il fondo rappresenta la proposta ideale per la clientela private italiana che non insegue la performance fine a se stessa quanto il rendimento con il giusto profilo di rischio, quello cioè che non mette a repentaglio il capitale investito nemmeno nei momenti di forte stress dei mercati” puntualizza D’Acunti nell’articolo “Multi asset, il 2015 sarà il vero banco di prova”.

Resta il fatto che la ripresa della volatilità sui mercati sta condizionando le scelte di portafoglio in vista del 2015.
“Al momento dunque, manteniamo una posizione sovrappesata solo nel segmento delle obbligazioni societarie investment-grade, riconducibile soprattutto alle attese di un ampliamento della tipologia di titoli acquistabili dalla BCE nell’ambito della manovra di allentamento quantitativo. La Banca centrale europea infatti, potrebbe comprare direttamente delle obbligazioni societarie, ma questi titoli sarebbero favoriti anche nel caso che gli acquisti di titoli di Stato bastassero da soli a spingere al ribasso i rendimenti” fanno per esempio sapere gli esperti di BNP Paribas Investment Partners nell’articolo “Liquidate posizioni su titoli di Stato norvegesi e Treasury decennali”.

Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global nell’articolo “Un mondo totalmente nuovo privo di mappe geografiche definite” sposta invece l’attenzione sul debito emergente: “Le scelte d’investimento sulle economie emergenti devono necessariamente tenere conto dei paesi premiati e dei paesi danneggiati: in quest’ultimo gruppo figurano i paesi esportatori come Venezuela, Brasile, Russia. Si avvantaggiano invece i paesi asiatici, India, Vietnam, Indonesia, Tailandia, in larga parte importatori netti di energia, perché si attenua il peso dei contributi pubblici sui costi energetici con effetti positivi sul bilancio, tanto più importanti a fronte di dollaro forte e di tassi americani attesi in salita”.

A questo proposito, può essere interessante leggere l’articolo “Quello che bisogna sapere sui bond emergenti in valuta estera” nel quale si spiega perché non si deve cedere alle sirene della pubblicità di emissioni obbligazionarie esotiche dai tassi molto appetibili e preferire o un buon fondo obbligazionario paesi emergenti specializzato in titoli in valute locali (se si aspira a un rendimento maggiore, pari mediamente al 7% circa, ma senza copertura del rischio di cambio), oppure un buon comparto obbligazionario emerging markets in valuta forte (che a fronte di un rendimento del 5,5% circa, copre il rischio di cambio).

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