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Un quarto dei titoli di stato nei forzieri delle banche italiane

18 Dicembre 2014 09:40
financialounge -  banche italiane Piazza Affari titoli di stato
Oltre 414 miliardi di euro. A tanto ammonta, in base agli ultimi dati ufficiali della Banca d’Italia rilevati a fine ottobre, il controvalore dei titoli di stato italiani nel portafoglio degli istituti di credito del nostro paese.
Si tratta di quasi un quarto dell’intero stock delle emissioni del Tesoro che, tra Bot, Ctz, Cct e Btp, arriva a toccare i 1.814 miliardi di euro.

Si capisce anche da questo come mai il settore delle banche di Piazza Affari sia il più sensibile a ogni notizia che possa determinare impatti sullo spread e sulla sostenibilità del debito pubblico. Una peculiarità che a cascata influenza pure gli andamenti dell’indice della Borsa italiana all’interno del quale il peso delle banche è molto più rilevante che negli altri basket azionari continentali.

Non è un caso, infatti, che Piazza Affari risulti tra i listini azionari più volatili in Europa: in base agli indici Morgan Stanley Capital International (Msci) a fronte di una volatilità dell’11,85% dell’Msci Europe, quella dell’Msci Italy è del 21,08% contro il 14,20% dell’Msci France del 15,51% dell’Msci Germany, del 17,28% dell’Msci Spain, del 10,24% dell’Msci Switzerland e dell’11,38% dell’Msci UK.

Ma come mai le banche italiane continuano ad avere in portafoglio una quota tanto consistente di titoli di stato nonostante il fatto che le disposizioni della Bce tendano a penalizzare il possesso del debito sovrano?
Secondo i tecnici della Banca d’Italia, che hanno esaminato anche gli ultimi dati in tema di concessione dei prestiti alle famiglie (scesi in ottobre dello 0,6%) e alle imprese non finanziarie (-3,0%), la ragione principale risiede nel fatto che la domanda di credito di qualità (cioè con buone o ottime credenziali) è ancora molto bassa (e, secondo le stime lo sarà ancora per i primi sei mesi del 2015): con le sofferenze bancarie a quota 177 miliardi di euro e altri 30 miliardi di crediti deteriorati, le banche preferiscono parcheggiare gli attivi nei titoli di stato.
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