esportazioni
Export, pesa in prospettiva 2015 il crollo del mercato russo
17 Dicembre 2014 16:00
l’impatto è stato circoscritto e, in buona parte, compensato da altri mercati. Ma l’export verso la Russia rappresenta una pesante eredità negativa per il prossimo anno per le imprese del nostro paese che reputano quel mercato decisivo sia sotto l’aspetto delle dimensioni e sia, soprattutto, per le potenzialità a medio lungo termine.
Un mercato che tra crollo del rublo (praticamente dimezzato di valor rispetto a inizio 2014), recessione economica (stimata dalla banca centrale russa tra il -4,5% e il -4,7% per l’anno prossimo), inflazione (9,1% a novembre, con possibilità di attestarsi fino all’11% nei prossimi mesi) e sanzioni economiche internazionali per il conflitto con l’Ucraina, potrebbe diventare di fatto inaccessibile per molte delle nostre aziende esportatrici, mandando in fumo anni di lavoro e di relazioni.
Un impatto notevole per la nostra già asfittica industria manifatturiera e non soltanto per la moda e gli accessori, ma anche per l’arredo e i mobili, per la meccanica, le calzature, il tessile e molti altri settori: basti pensare che, per effetto delle sanzioni, l’industria alimentare italiana che da sola nel 2013 aveva fatturato in Russia 560 milioni di euro con un tasso di crescita annua del 24%, non solo quest’anno non è cresciuta ma è arretrata e, soprattutto, impiegherà anni prima di riconquistare quote di mercato occupate da prodotti di minore qualità di altri paesi.
Nel frattempo, le aziende italiane possono consolarsi con i dati dell’export di ottobre che, nonostante la caduta della Russia (-15,8% i volumi su base annua rispetto all’ottobre 2013) e del Giappone (-22,1%, per effetto della svalutazione dello yen), sono risultati in aumento del 2,9% rispetto a un anno fa. Molto incoraggianti sono state le esportazioni verso gli Stati Uniti (+9,8%), che rappresenta uno dei mercati di sbocco più importanti per il made in Italy (con quasi il 7% del totale dei flussi totali di scambio), e verso la Cina (+4,8%), la Turchia (+13,1%), il Regno Unito (+13,7%), e la Spagna (+7,1%). Tra gli altri importanti mercati in cui invece emerge il segno meno negli scambi mensili di ottobre figurano la Francia (-4,6%), la Svizzera (-5,2%), il Nord Africa (-8,6%) e l’Asean (-10,7%), ovvero l'Associazione delle Nazioni dell’Asia sud orientale che comprende l’Indonesia, la Malesia, le Filippine, la Thailandia, Singapore, il Brunei, il Vietnam, il Laos, Myanmar, la Cambogia e le Filippine.
Un mercato che tra crollo del rublo (praticamente dimezzato di valor rispetto a inizio 2014), recessione economica (stimata dalla banca centrale russa tra il -4,5% e il -4,7% per l’anno prossimo), inflazione (9,1% a novembre, con possibilità di attestarsi fino all’11% nei prossimi mesi) e sanzioni economiche internazionali per il conflitto con l’Ucraina, potrebbe diventare di fatto inaccessibile per molte delle nostre aziende esportatrici, mandando in fumo anni di lavoro e di relazioni.
Un impatto notevole per la nostra già asfittica industria manifatturiera e non soltanto per la moda e gli accessori, ma anche per l’arredo e i mobili, per la meccanica, le calzature, il tessile e molti altri settori: basti pensare che, per effetto delle sanzioni, l’industria alimentare italiana che da sola nel 2013 aveva fatturato in Russia 560 milioni di euro con un tasso di crescita annua del 24%, non solo quest’anno non è cresciuta ma è arretrata e, soprattutto, impiegherà anni prima di riconquistare quote di mercato occupate da prodotti di minore qualità di altri paesi.
Nel frattempo, le aziende italiane possono consolarsi con i dati dell’export di ottobre che, nonostante la caduta della Russia (-15,8% i volumi su base annua rispetto all’ottobre 2013) e del Giappone (-22,1%, per effetto della svalutazione dello yen), sono risultati in aumento del 2,9% rispetto a un anno fa. Molto incoraggianti sono state le esportazioni verso gli Stati Uniti (+9,8%), che rappresenta uno dei mercati di sbocco più importanti per il made in Italy (con quasi il 7% del totale dei flussi totali di scambio), e verso la Cina (+4,8%), la Turchia (+13,1%), il Regno Unito (+13,7%), e la Spagna (+7,1%). Tra gli altri importanti mercati in cui invece emerge il segno meno negli scambi mensili di ottobre figurano la Francia (-4,6%), la Svizzera (-5,2%), il Nord Africa (-8,6%) e l’Asean (-10,7%), ovvero l'Associazione delle Nazioni dell’Asia sud orientale che comprende l’Indonesia, la Malesia, le Filippine, la Thailandia, Singapore, il Brunei, il Vietnam, il Laos, Myanmar, la Cambogia e le Filippine.
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