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Sempre attenti a Fed e BCE ma per il 2015 meglio le azioni

12 Dicembre 2014 14:00
financialounge -  BCE dollaro Federal Reserve mercati azionari mercati emergenti
Fino a quando i responsabili delle politiche monetarie internazionali continueranno a perseguire una crescita più robusta e un’inflazione più elevata rispetto a quanto l’economia globale stia facendo in questo momento le azioni sono da preferire rispetto ai bond.
È quello che pensano gli strategist di J.P. Morgan Asset Management secondo i quali un portafoglio sovrappesato in azioni e in altre asset class con un grado di rischio elevato è giustificato dal fatto che le Banche centrali continueranno a essere nel 2015 le forze dominanti che influenzeranno i mercati finanziari.

“Sia la Federal Reserve che la Banca d’Inghilterra aumenteranno probabilmente i tassi nel 2015 poiché la ripresa in quei Paesi sta maturando, mentre una crescita debole e il rischio di deflazione continueranno a minacciare il Giappone e l’Europa” dichiara Stephanie Flanders, Responsabile del team di Market Strategist per il Regno Unito e l’Europa di J.P. Morgan Asset Management secondo la quale tutto ciò avrà tre implicazioni per gli investitori: un dollaro più forte, una continua debolezza nei prezzi delle materie prime e condizioni monetarie più accomodanti a livello globale di quanto precedentemente previsto.

Per quanto riguarda il biglietto verde, la sua forza crea una situazione vantaggiosa a livello globale solo se aiuta a sostenere l’economia degli Stati Uniti e se rivitalizza la domanda nel resto del mondo: un dollaro più forte diventa, invece, pericoloso quando riflette una forte divergenza nell’andamento delle più importanti economie a livello mondiale.
“Se una valuta americana più forte attrae i capitali internazionali verso asset in dollari, gli investitori saranno preoccupati per l’impatto sull’andamento dei mercati emergenti” puntualizza Tai Hui, Responsabile del team di Market Strategist in Asia di J.P. Morgan Asset Management per il quale, tuttavia, le posizioni più forti in termini di riserve valutarie e la maggiore flessibilità delle loro divise consentono ai mercati emergenti di essere meglio posizionati rispetto ai cicli precedenti, facendo presupporre che siano in grado di evitare una possibile crisi valutaria.

Tornano agli Stati Uniti e, più in particolare alla Fed, per David Kelly, Responsabile del team globale degli Strategist di J.P. Morgan Asset Management, quando la banca centrale USA inizierà a muoversi aumenterà il tasso sui Fed Fund per non più di un quarto di punto percentuale in ciascun incontro, al fine di mantenere morbido il processo verso la
neutralità monetaria. “Al termine di questo percorso la Fed potrebbe volere essere sicura che i tassi a lungo termine restino superiori rispetto a quelli a breve termine, il che implica rendimenti totali negativi lungo tutta l’intera curva dei Treasury per scadenze di due anni e superiori per tutto il 2015. Di conseguenza il 2015 dovrebbe essere un anno in cui sottopesare i Treasury e i titoli con scadenze a breve termine negli Stati Uniti, anche perché i mercati finanziari al di fuori di questi possano offrire di meglio” spiega David Kelly.

Le prospettive per il 2015 sembrano per il momento più promettenti per i mercati azionari globali che per il reddito fisso me è meno chiaro come il quadro macroeconomico potrà impattare sui titoli azionari dei mercati emergenti che restano penalizzati dal graduale rallentamento della crescita cinese, dalla debolezza dei produttori di materie prime, dall’allontanamento della politica dalla libera impresa e dal potenziale impatto dei più elevati tassi d’interesse negli Stati Uniti. Tuttavia Kelly sostiene che, dato il forte trend di crescita economica, gli utili dei mercati emergenti dovrebbero avere un maggiore potenziale di sviluppo nel lungo termine e che le valutazioni delle aziende quotate non sembrano elevate.

“La regola fondamentale che ha funzionato negli ultimi cinque anni può essere ancora applicata in materia di investimenti anche nel corso del 2015: quando la liquidità non rende nulla è ora di iniziare a investire in qualcosa. In conclusione: questo è ancora un mondo che ricompensa chi si assume dei rischi” conclude David Kelly.
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