Fondi obbligazionari

Idee di investimento - Obbligazioni - 9 dicembre 2014

9 Dicembre 2014 09:30

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enti ai minimi storici dei titoli di stato, obbligazioni societarie ai minimi termini di redditività e azioni ai massimi storici. A questo "trilemma" dei risparmiatori, a prima vista senza soluzioni, corrono in aiuto i tassi americani in rialzo e il dollaro forte che, delineando uno scenario complicato per le economie emergenti, possono offrire una possibile via di uscita.
È questa l’indicazione fornita da Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, nell’articolo “Le economie emergenti in aiuto ai risparmiatori italiani”. Tra i paesi meno vulnerabili all’aumento dei tassi americani figurano la Cina, le Filippine, Taiwan, la Tailandia. Inoltre il Messico, la Polonia, il Cile, e soprattutto l’India hanno avuto un percorso virtuoso nell’ultimo anno e mezzo.

Positivo sulle obbligazioni dei paesi in via di sviluppo è pure Steve Ellis, gestore del fondo FF Emerging Market Debt Fund di Fidelity Worldwide Investment che nell’articolo “Bond emergenti, appeal inalterato per il lungo periodo” sottolinea come gli investimenti in obbligazioni dei paesi emergenti, in particolare quelle in valuta forte preferite a quelle in valuta locale grazie alla loro minore volatilità, rappresentino un’asset class che poggia su solidi vantaggi. Nel segmento a reddito fisso le emissioni emerging markets mostrano, secondo Steve Ellis, un profilo rischio-rendimento più efficiente rispetto ai bond dei paesi sviluppati: per il gestore, la presenza di debito emergente nei portafogli può inoltre aumentare la diversificazione e l’efficienza degli investimenti.
“Peraltro nel J.P. Morgan EMBI Global Index, il paniere di riferimento per i bond dei paesi in via di sviluppo, la percentuale di emissioni con il rating di migliore qualità (investment grade), è cresciuta dai valori minimi degli anni novanta all’attuale 74% circa” puntualizza infine Steve Ellis.

Per ora resta neutrale sul reddito fisso Sylvie Golay Markovich, Head Fixed Income Analysis di Credit Suisse.
“Le nostre previsioni sono per un incremento dei Fed Funds dell’1% entro fine 2015 e del 2,5% entro fine 2016 e prevediamo quindi che i tassi USA aumentino nel 2015 su tutte le scadenze. Nei prossimi mesi, tuttavia, è probabile che i mercati obbligazionari globali continuino ad essere supportati dalle politiche monetarie espansive in Europa e Giappone” dichiara nell’articolo “Neutrali sul reddito fisso ma con opportunità da cogliere“ Sylvie Golay Markovichche, tuttavia, non esclude opportunità selettive: le obbligazioni dei paesi emergenti in valute forti e a breve scadenza, per esempio, restano interessanti. Nel segmento dei titoli corporate investment grade dei paesi avanzati, Sylvie Golay Markovich preferisce le obbligazioni a 3–5 anni in USD ed in euro. Le scadenze più brevi in USD sono, per la specialista, particolarmente vulnerabili a ricadute quando le aspettative di rialzo della Fed sono riviste al rialzo, e le valutazioni sono poco interessanti in euro. Per le obbligazioni corporate investment grade dei mercati emergenti, le prospettive di rendimento, in base alla view di Sylvie Golay Markovich , appaiono più interessanti sulle scadenze brevi, dove la compensazione del credito è più alta (in Russia è preferibile un’esposizione a titoli sovrani).

Infine concludiamo la panoramica settimanale con Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset management, che non nasconde le sue preoccupazioni per il nuovo anno, adottando una strategia d'investimento molto "contrarian" rispetto al consenso di mercato.
“Siamo concentrati da circa un mese sull'acquisto di Bund e Treasuries a scadenza trentennale e sulla riduzione sistematica di tutti i bond corporate emergenti e non” dice lo strategist nell’articolo “C’è il rischio di una trappola di liquidità di proporzioni globali”.

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