OPEC

Chi vincerà la sfida tra OPEC e shale oil USA

12 Novembre 2014 16:00

financialounge -  OPEC petrolio shale oil
o e proprio braccio di ferro. È quello che si sta combattendo sul campo tra l’Organizzazione dei paesi produttori di petrolio (OPEC) e le maggiori società di shale oil USA. La posta in palio è molto alta, ed arriva persino a sfiorare la stessa sopravvivenza dei contendenti.

Secondo alcuni attenti osservatori, una possibile spiegazione della caduta vertiginosa del prezzo del greggio è quella di spingerlo fino a circa 70 dollari, la soglia del costo medio del fracking (l’operazione di frantumazione delle rocce americane che consente di ricavare greggio): sotto tale livello la produzione è in perdita. Questo livello non è ancora stato raggiunto (venerdi scorso il petrolio WTI ha chiuso a 78,7 dollari il barile), ma a giudicare dal ritmo con cui il prezzo del greggio continua a scendere, questa soglia non è più tanto lontana.

Una tendenza che sarebbe accelerata dall’OPEC che sembrerebbe aver volutamente rinunciato (finora) a una riduzione dei volumi di estrazione al fine di esercitare pressioni sul nuovo acerrimo concorrente (lo shale oil USA), facendo leva sui margini: a questi livelli di quotazione è vero che i profitti degli Stati membri dell’OPEC sono inferiori ma è altrettanto vero che i concorrenti USA del fracking sono costretti ad abbandonare il mercato o a non avviare affatto i lavori perché in perdita.

Su questo impercettibile discrimine, cominciano però a esserci alcuni importanti punti fermi.
Il primo è che la Continental Resources, il maggior produttore di shale oil del North Dakota ha dichiarato di aver chiuso tutte le posizioni di hedging sul greggio: il suo proprietario è infatti convinto che l’OPEC nella prossima riunione del 29 novembre opterà per un taglio della produzione che consentirà alle quotazioni del petrolio di riportarsi in area 90 dollari. Per altri operatori, invece, l’OPEC punta a spingere il prezzo del greggio persino al di sotto dei 70 dollari per assestare un colpo mortale alla concorrenza dello shale oil.

Il problema è che mentre l’Arabia Saudita, dall’alto dei sui 745 miliardi di riserve, può permettersi di resistere ancora per molti mesi rinunciando a ingenti profitti, lo stesso non si può dire per altri membri OPEC i cui governi (e lo stato sociale) sono meno stabili come nel caso di Algeria, Libia, Nigeria e Venezuela.

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