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Debito pubblico Italia, lo spettro della quota 200% sul PIL

5 Novembre 2014 11:00

financialounge -  Ethenea grecia italia portogallo
, Portogallo e Grecia sono i paesi della zona euro ad essere i principali indiziati nel caso di un ritorno dello spettro default (fallimento) in Europa in assenza di riforme strutturali e di crescita. Con il loro debito pubblico proiettato oltre quota 200% del PIL.

È questo l’allarme lanciato da Arnoldo Valsangiacomo, Membro del Consiglio di Amministrazione di ETHENEA Independent Investors S.A. e Gestore di Portafoglio degli Ethna Funds.

“Finora, soltanto la credibilità della BCE ha evitato il riacuirsi della crisi del debito europeo ed è un bene non accettare la situazione attuale come se fosse naturale. Infatti, abbiamo elaborato una semplice proiezione del debito pubblico sul PIL ai dati attuali. Si tratta forse di una semplificazione eccessiva, ma fornisce indicazioni importanti, perché, se includiamo nel calcolo gli oneri per interessi, emerge un quadro tutt’altro che in equilibrio”.

In particolare, dalle proiezioni relative alla Germania, agli Stati Uniti e alla Svizzera emerge una situazione tranquillizzante, con la Germania, per esempio, che potrebbe raggiungere la soglia del 60% prevista dai parametri di Maastricht fra 23 anni, alle condizioni attuali, e anche prima se la Banca Centrale Europea riuscirà nell’intento di far aumentare l’inflazione mantenendo bassi tassi d’interesse nominali.

Discorso analogo vale per gli Stati Uniti e la Svizzera.
Ma lo scenario si complica per i paesi dell’Europa meridionale: a parte la Spagna, che, con una crescita leggermente più sostenuta e tassi reali lievemente inferiori sull’attuale livello della Germania, potrebbe raggiungere il 60% in 40 anni. Al contrario, Italia e Portogallo, mantenendo i parametri attuali, si ritroverebbero in meno di 15 anni con un debito superiore al 200% del PIL, mentre la Grecia ci arriverebbe già fra tre anni.

Cosa fare per contrastare questa tendenza?
“In queste condizioni, i paesi più esposti dovrebbero fare il possibile per realizzare riforme strutturali, benché impopolari, con le proprie forze, poiché la perdita della fiducia dei mercati è una minaccia reale e, se dovesse verificarsi, sarebbero inevitabili conversioni del debito sotto forma di fallimento statale, con conseguenti perdite patrimoniali per i cittadini”, conclude Arnoldo Valsangiacomo.

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