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Il valore aggiunto delle strategie Macro nei portafogli obbligazionari

16 Ottobre 2014 10:15
financialounge -  banche centrali Gordon Brown mercati obbligazionari politica monetaria
Gordon s. Brown, Co-Head of Global Portfolios, Western Asset ritiene che l’approccio più efficiente per affrontare al meglio il contesto del mercato obbligazionario che si sta configurando all’orizzonte sia quello di adottare strategie macro combinate opportunamente con analisi fondamentali ispirate alla ricerca del valore all’interno di una selezione di titoli e ad una rigorosa selezione dei titoli e degli emittenti. Le sue convinzioni partono dall’analisi di quanto è accaduto dopo la crisi finanziaria del 2008.
“Sulla scia della crisi finanziaria globale, il regime di instabilità macro che ha dominato la volatilità degli spread sul credito ha registrato una straordinaria inversione di rotta. Quella che per molti decenni era stata una classe di attivi piuttosto piatta (le obbligazioni societarie) ha improvvisamente iniziato a scontare nei prezzi un significativo rischio d’insolvenza, mentre i mercati stentavano a far fronte ad una grave recessione globale e agli enormi rischi sistemici che minacciavano l’intera infrastruttura finanziaria mondiale” ricorda Gordon s. Brown. Solo dopo un allentamento monetario senza precedenti, varato dalle principali Banche Centrali mondiali, sommato ad un’espansione su larga scala dei loro bilanci mediante politiche di quantitative easing (QE), gli spread del credito hanno riconquistato una condizione di normalità ed intrapreso di nuovo un percorso favorevole, analogo a quello dei periodi precedenti.
Dopo essere riuscite a smorzare la volatilità di tutte le asset class, intervenendo per alcuni anni con tassi di interesse vicini allo zero, iniezioni di liquidità e strategie di QE di varia natura, le principali Banche Centrali mondiali stanno iniziando ora ad adottare politiche divergenti. Dall’inizio del 2014, le aspettative dei mercati sui tassi a breve da qui alla fine del 2015 hanno iniziano a divergere marcatamente.
Negli Stati Uniti, la Fed, sulla scia della ripresa dell’economia americana, ha comunicato chiaramente l’intenzione di rallentare l’acquisto di titoli e di voler iniziare ad aumentare gradualmente i tassi d'interesse ed ha inoltre segnalato che questo processo inizierà verosimilmente nella seconda metà del 2015. Analogamente, il mercato si attende l’avvio di una politica monetaria più restrittiva anche da parte della Banca d’Inghilterra, nello stesso periodo. Al contrario, il bilancio della BoJ continua ad attraversare una fase di rapida espansione e si avvicina al raddoppio delle sue dimensioni (rispetto all’inizio del programma di acquisto di titoli) entro la fine del 2015. Analogamente, la BCE si è impegnata a mantenere una politica molto espansiva nel prossimo futuro ed intende far crescere il suo bilancio riportandolo ai livelli del 2012.
“Le principali Banche Centrali stanno dunque avvicinandosi ad un bivio, visto che per la prima volta dall’inizio della crisi finanziaria globale le loro politiche sono destinate a differenziarsi nettamente. La portata ed il ritmo di questa divergenza incideranno probabilmente sul livello e sulla conformazione delle curve dei rendimenti globali, sui principali tassi di cambio e sul grado di volatilità del mercato. Ad accrescere le incertezze potrebbero aggiungersi l’attuale quadro geopolitico ed i continui timori sui rischi di una frenata della crescita globale” puntualizza Gordon s. Brown per il quale, alla luce di tutti questi elementi, non è irragionevole concludere che la volatilità degli spread delle obbligazioni corporate possa ritornare ai livelli pre-crisi, mentre la volatilità dei titoli di Stato potrebbe invece aumentare.
“In futuro, il premio al rischio dei titoli corporate investment-grade dovrebbe riflettere più fedelmente i fondamentali sottostanti, poiché un mix di gestione prudente del bilancio e di pressioni regolamentari riduce i margini per accrescere la leva finanziaria delle imprese. Allo stesso tempo, le incertezze determinate dalla fine delle politiche espansive straordinarie e dalla divergenza delle politiche delle Banche Centrali mondiali potrebbero provocare un incremento della volatilità per gli investitori obbligazionari” sostiene Gordon s. Brown.
Inoltre, con la diminuzione del premio al rischio dei titoli obbligazionari corporate, è probabile che i rendimenti di questa asset class divengano sempre più correlati a quelli delle obbligazioni governative, accrescendo ulteriormente i rischi asimmetrici per chi investe in obbligazioni.
“In questo scenario, crediamo che la capacità di un gestore di mettere in campo strategie macro nei portafogli obbligazionari (in aggiunta a strategie fondamentali guidate dalla ricerca del valore all’interno di una selezione di titoli e ad una rigorosa ricerca di tipo bottom-up) sarà essenziale per gestire questa volatilità, generando alfa e controllando il rischio generale del portafoglio” conclude Gordon s. Brown.
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