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Così il made in Italy del farmaco ha beffato l’India

15 Ottobre 2014 16:30
financialounge -  esportazioni investimenti Made In Italy settore farmaceutico
In India era tutto pronto per avviar la produzione che avrebbe garantito esportazioni in tutto il mondo e grande visibilità internazionale. E invece, a sorpresa, il nuovo superfarmaco contro l’epatite C (la molecola dasabuvir di cosiddetta “seconda generazione” senza interferone) sarà prodotta per intero nello stabilimento AbbVie di Campoverde (ad Aprilia, vicino Latina) ed esportata in 70 paesi.

La multinazionale USA, nata lo scorso anno da uno spin off di Abbott, è una compagnia farmaceutica tra le principali a livello mondiale con 18 miliardi di dollari di giro d’affari annuo, 25 mila dipendenti, 7 centri di ricerca e laboratori in più continenti e con una divisione italiana di prim’ordine: 350 milioni di euro di ricavi annui, export in forte ascesa, mille dipendenti e 200 promotori addetti alla vendita.

Una filiale che, caratterizzata da una elevato profilo di affidabilità e in grado di assicurare i più altri standard qualitativi, ha convinto il management della multinazionale a spostare la produzione a Campoverde, preferendola a quella inizialmente prevista in India in outsourcing presso produttori esterni al gruppo che, evidentemente, non erano nelle condizioni di garantire le medesime qualità e sicurezza dello stabilimento italiano. Il nuovo farmaco dovrebbe riuscire a avere l’autorizzazione dall’EMA (European Medicines Agency, l'Agenzia europea per i medicinali) per la commercializzazione nel Vecchio continente entro fine anno per poi essere venduto sul mercato (anche italiano) nel primo semestre del 2015.

La scelta del colosso del big pharma USA contribuirà ad aumentare ulteriormente le esportazioni dal nostro paese e, molto probabilmente, dovrebbe comportare un incremento degli investimenti esteri in Italia se, come tutto lascia supporre, il nuovo farmaco avrà un forte successo commerciale.
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