Alibaba
Alibaba, è l’ora degli speculatori al ribasso
29 Settembre 2014 09:50

vestitori speculativi a breve termine stanno facendo le loro prime scommesse su una correzione del titolo Alibaba, ad appena una settimana dalla prima quotazione in Borsa, di quella che è stata la più grande IPO di tutti i tempo con oltre 25 miliardi di dollari di capitali raccolti.
Gli investitori short, cioè quelli traggono profitto dal calo dei prezzi, hanno venduto allo scoperto il 3,3 per cento circa delle azioni quotate di Alibaba, secondo i dati elaborati da Markit, un provider specializzato di informazioni finanziarie con sede a Londra.
"Si tratta di una quantità relativamente piccola rispetto al totale delle azioni in circolazione, ma è comunque significativa considerando la limitata offerta della disponibilità di prendere titoli in prestito a seguito di una IPO tanto recente" ha dichiarato Andrew Laird, uno specialista della sede di New York di Markit.
Da segnalare che prima della IPO di Alibaba, quattro delle cinque maggiori società sbarcate sul listino azionario statunitense, tra le quali anche General Motors e Facebook, hanno registrato un calo del 17 per cento l'anno nei 12 mesi successivi alla prima quotazione in Borsa: al contrario, il titolo Visa è salito del 28 per cento pur richiedendo al mercato con la propria Ipo 19,7 miliardi di dollari nel 2007. Alibaba è scambiato attualmente a circa 34 volte i profitti previsti per i prossimi dodici mesi: cioè il doppio rispetto al China-US Equity Index (il cui rapporto prezzo / utili è 17) e superiore anche al p/e (prezzo / utili) di 27 stimato per la concorrente Jumei International Holding (che però capitalizza meno di 5 miliardi di dollari contro i 220 di Alibaba).
In tutti i casi, l’andamento in Borsa del titolo Alibaba ribadisce un’utile riflessione per i risparmiatori italiani. Questi ultimi, tranne in casi molto particolari, sono stati praticamente esclusi (come d’altra parte la stragrande maggioranza di quelli europei) dalla possibilità di prenotare le azioni del colosso dell’e-commerce cinese prima dell’IPO. Non hanno quindi potuto festeggiare il boom del titolo all’esordio sul listino USA (+38% il giorno del debutto al NYSE). Se hanno deciso di acquistare il titolo dopo l’IPO, lo hanno quindi potuto fare comperandolo il primo giorno di Borsa (a 93,89 dollari per azione) e oggi sono in perdita del 3,7%. Certo, hanno tutto il tempo per recuperare ma intanto il loro investimento è in rosso (e, oltretutto, nel breve periodo potrebbero subire altre correzioni alla luce dei volumi in crescita dei ribassisti di Borsa). Se, invece, avessero sottoscritto un buon fondo azionario tecnologico avrebbero guadagnato nell’ultima settimana mezzo punto percentuale e, da inizio anno, tra un +16% e un +20%. E, soprattutto, pur considerando le oscillazioni di prezzo che l’investimento in un fondo hi tech comporta, non avrebbero certamente subito i saliscendi da ottovolante che caratterizza il prezzo di un singolo titolo come Alibaba.
Gli investitori short, cioè quelli traggono profitto dal calo dei prezzi, hanno venduto allo scoperto il 3,3 per cento circa delle azioni quotate di Alibaba, secondo i dati elaborati da Markit, un provider specializzato di informazioni finanziarie con sede a Londra.
"Si tratta di una quantità relativamente piccola rispetto al totale delle azioni in circolazione, ma è comunque significativa considerando la limitata offerta della disponibilità di prendere titoli in prestito a seguito di una IPO tanto recente" ha dichiarato Andrew Laird, uno specialista della sede di New York di Markit.
Da segnalare che prima della IPO di Alibaba, quattro delle cinque maggiori società sbarcate sul listino azionario statunitense, tra le quali anche General Motors e Facebook, hanno registrato un calo del 17 per cento l'anno nei 12 mesi successivi alla prima quotazione in Borsa: al contrario, il titolo Visa è salito del 28 per cento pur richiedendo al mercato con la propria Ipo 19,7 miliardi di dollari nel 2007. Alibaba è scambiato attualmente a circa 34 volte i profitti previsti per i prossimi dodici mesi: cioè il doppio rispetto al China-US Equity Index (il cui rapporto prezzo / utili è 17) e superiore anche al p/e (prezzo / utili) di 27 stimato per la concorrente Jumei International Holding (che però capitalizza meno di 5 miliardi di dollari contro i 220 di Alibaba).
In tutti i casi, l’andamento in Borsa del titolo Alibaba ribadisce un’utile riflessione per i risparmiatori italiani. Questi ultimi, tranne in casi molto particolari, sono stati praticamente esclusi (come d’altra parte la stragrande maggioranza di quelli europei) dalla possibilità di prenotare le azioni del colosso dell’e-commerce cinese prima dell’IPO. Non hanno quindi potuto festeggiare il boom del titolo all’esordio sul listino USA (+38% il giorno del debutto al NYSE). Se hanno deciso di acquistare il titolo dopo l’IPO, lo hanno quindi potuto fare comperandolo il primo giorno di Borsa (a 93,89 dollari per azione) e oggi sono in perdita del 3,7%. Certo, hanno tutto il tempo per recuperare ma intanto il loro investimento è in rosso (e, oltretutto, nel breve periodo potrebbero subire altre correzioni alla luce dei volumi in crescita dei ribassisti di Borsa). Se, invece, avessero sottoscritto un buon fondo azionario tecnologico avrebbero guadagnato nell’ultima settimana mezzo punto percentuale e, da inizio anno, tra un +16% e un +20%. E, soprattutto, pur considerando le oscillazioni di prezzo che l’investimento in un fondo hi tech comporta, non avrebbero certamente subito i saliscendi da ottovolante che caratterizza il prezzo di un singolo titolo come Alibaba.
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