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La liberalizzazione del credito per finanziare l’economia reale

5 Settembre 2014 16:05
financialounge -  credit crunch euro italia mercato del credito settore bancario
Anche Confcommercio lo ha recentemente confermato: la morsa del credit crunch (la stretta creditizia) non si allenta affatto in Italia. In base ai dati diffusi dall’Osservatorio Credito Confcommercio sulle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, nel secondo trimestre di quest’anno la capacità finanziaria delle imprese del terziario resta piuttosto critica: il 48% delle aziende del sondaggio denuncia difficoltà a far fronte in modo autonomo al proprio fabbisogno finanziario.

Delle imprese che hanno fatto domanda di finanziamento alle banche soltanto il 26,7% ha vista accolta l’apertura della pratica mentre non più del 4,2% ha ricevuto effettivamente il finanziamento dagli istituti di credito. Anche per questo c’è molta attesa sul mercato per i T-LTRO (Targeted Longer - Term Refinancing Operations), cioè le Operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, che la BCE concederà alle banche affinchè finanzino esclusivamente aziende e famiglie, pena la restituzione delle somme all’Eurotower.

Si parla di prenotazioni per 75 miliardi di euro per il sistema bancario italiano che dovrebbero permettere di sostenere le esigenze delle piccole e medie imprese italiane. Un altro importante contributo in questa direzione potrebbe giungere anche dal Decreto competitività convertito in legge lo scorso 9 agosto e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il successivo 20 agosto.

All’interno di quel provvedimento, infatti, prende forma la liberalizzazione del credito che introduce importanti modifiche al mercato italiano. Se da un lato il legislatore ha tenuto a salvaguardare il principio che impone che il credito debba necessariamente aver come matrice quella bancaria, dall’altro si stabilisce che l’istituto di credito che concede il prestito può trasferire ad un’altra banca o ad altro intermediario finanziario autorizzato (compagnie di assicurazioni, fondi di credito e società di cartolarizzazioni) fino al 95% dell’ammontare dell’operazione trattenendo però almeno il restante 5% (che garantisce così la matrice bancaria originaria del prestito).

Si tratta di un’importante apertura del mercato italiano in linea con quella maturata in altri paesi europei che dovrebbe, secondo i calcoli del Governo italiano, arrivare a mobilitare fino a 20 miliardi di euro di nuovi crediti attingendo alle ingenti disponibilità, in particolare quelle accantonate dalle compagnie assicurative.
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