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Il boom del petrolio USA danneggia la Nigeria

13 Agosto 2014 11:05
financialounge -  esportazioni importazioni Nigeria petrolio USA
L’ultima volta era accaduto 57 anni fa. Era il 1957, e la crisi internazionale che aveva portato fino alla chiusura del canale di Suez aveva stravolto il commercio mondiale spingendo molti paesi importatori europei di greggio a rivolgersi ai fornitori USA. Ma stavolta l’export record di petrolio degli States non è dovuto a nessun evento di forza maggiore (sebbene non manchino le forti tensioni geopolitiche internazionali in Medio Oriente, Iraq, Libia, Russia e Ucraina).

Il boom delle esportazioni petrolifere a stelle e strisce è un trend in forte ascesa che ha fatto registrare alla produzione industriale 8,4 milioni di barili al giorno, il picco massimo da quasi trent’anni. Nonostante questo, però, gli USA continuano a importare ingenti volumi di greggio dall’estero: 7,5 milioni di barili solo la scorsa settimana. La ragione?

Il sistema integrato nazionale di raffinazione americano è infatti calibrato sui greggi “pesanti” (come quelli del Golfo Persico) mentre l’aumento di estrazione americana riguarda il frutto della tecnologia di frantumazione delle rocce da cui si ricava petrolio leggero.

In tutti i casi, questo boom comincia comunque a provocare le prime vittime. Se l’Ecuador è stato ora superato dagli USA nella graduatoria dei produttori OPEC di petrolio, la Nigeria (che estrae petrolio “leggero”) deve fare i conti con l’agguerrita concorrenza del greggio light USA che sta invadendo i mercati internazionali sottraendo crescenti quote di mercato al paese africano.
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