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Cosa può provocare una correzione del 30% a Wall Street

4 Luglio 2014 09:10
financialounge -  correzione di borsa iraq mercati azionari petrolio Russia ucraina USA Wall Street
Proprio nel giorno in cui il Dow Jones average industrial index sfonda quota 17 mila punti e l’S&P500 sfiora i 2.000 punti, è scattato un allarme correzione a Wall Street.

A formularlo è Jeremy Hale, responsabile delle strategie macro presso Citigroup Inc, secondo il quale uno shock petrolifero, con conseguente balzo dei prezzi dell’energia, potrebbe provocare ripercussioni molto pesanti sui listini azionari USA con perdite dell’ordine del 30%: il Dow Jones scivolerebbe a 12 mila punti e l’S&P500 a 1.400 punti. Ma in base a quale ragionamento Jeremy Hale arriva a formulare questa tesi?

Diciamo subito, per evitare facili allarmismi, che l’ipotesi di Jeremy Hale non rientra nel suo cosiddetto caso base (base case), cioè lo scenario con maggiori probabilità di realizzarsi nei prossimi mesi, ma non è nemmeno tanto trascurabile come i mercati sembrano credere in questo momento. Il quadro che prefigurerebbe il crollo della Borsa USA è quello di una escalation del conflitto in Iraq e delle tensioni tra Ucraina e Russia: un doppio colpo capace di ridurre drasticamente la fornitura di petrolio e gas sui mercati determinando una impennata dei prezzi dell’energia.
Un contraccolpo che, secondo i calcoli di Jeremy Hale, basati sulle precedenti crisi energetiche del 1973 e del 1979, potrebbe portare a una severa correzione dei mercati finanziari.

Secondo Howard Silverblatt, analista senior presso S&P Dow Jones Indices, il prezzo del barile a circa 105 dollari, cioè ai livelli attuali, è all'interno della capacità di assorbimento dell'economia statunitense. Anche perché, gli USA, grazie al boom dell’estrazione del petrolio dagli scisti bituminosi, stanno incrementando velocemente la produzione di greggio rendendosi indipendente dalle forniture estere.

Resta il fatto che si è aperto un dibattito negli USA, tra analisti e investitori, su quale sia il prezzo del petrolio in grado di diventare un peso per il mercato azionario. L’unica cosa certa è che il settore dei produttori di petrolio e di gas, con un rialzo dell’11%, ha trainato l'indice S&P500 nell'ultimo trimestre. Si prevede che i profitti per l'industria di settore siano aumentati di circa il 10% nel secondo trimestre, quasi il doppio rispetto alla media delle aziende dell’S&P 500. Ma per Jeremy Hale è meglio che gli investitori tengano comunque stretta la cintura di sicurezza.
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