Bank of England
Se la Bank of England aumenta i tassi di interesse
3 Luglio 2014 09:10

Bank of England (BoE), la banca centrale inglese, fosse candidata a essere il primo istituto di credito delle economie occidentali ad aumentare i tassi di interesse non è certo una notizia. Ma la novità è che potrebbe farlo ancora prima del previsto.
Lunedi infatti la sterlina ha registrato un sensibile apprezzamento rispetto alle altre monete principali subito dopo la pubblicazione di un positivo Purchasing Managers Index (PMI). Nel mese di giugno l'indice composito dell'attività manifatturiera del Regno Unito è salito a 57,5 punti dai 57,0 di maggio, superando ampiamente le aspettative che il consensus degli analisti aveva indicato a 56,8 punti. Ma c’è di più: il livello registrato a giugno è il secondo più alto degli ultimi 40 mesi.
In parallelo un altro indicatore di rilievo che segnala la solidità della crescita economica britannica, il sotto-indice relativo alla creazione di posti di lavoro, ha toccato il picco degli ultimi 3 anni circa.
Insomma un quadro d’insieme che conferma il buon stato di salute dell'economia del Regno Unito spingendo ulteriormente le intenzioni già anticipate del governatore della Bank of England, Mark Carney. Il numero uno della BoE, infatti, ha già detto di essere intenzionato a rialzare i tassi di interesse con l’obiettivo di contrastare i rischi della bolla finanziaria che si è creata nel settore immobiliare inglese e, in particolare, a Londra e nelle regioni del sud-est dell'Inghilterra.
Ecco perchè la questione sembra essere diventata non tanto se la BoE sarà la prima tra le banche centrali ad alzare il costo del denaro quanto piuttosto quando metterà in pratica questa intenzione. Cosa significherebbe questo per gli investitori? Ricordiamo che un aumento dei tassi di interesse comporta un ribasso dei prezzi dell’obbligazione.
Nel caso dei titoli di stato inglesi, per esempio, se il governativo UK a due anni, che oggi rende lo 0,86% all’anno, crescesse fino a rendere l’1,36% , il possessore del titolo perderebbe l’1% circa in conto capitale (cioè il valore del titolo perderebbe un punto percentuale) mentre lo stesso incremento di tasso per il decennale (che oggi rende il 2,67% e dopo pagherebbe il 3,17% annuo), farebbe perdere al titolo il 4% circa del suo valore di mercato.
In parallelo l’investitore potrebbe beneficiare del rialzo della sterlina rispetto all’euro: un processo che, tuttavia, avviene già prima degli effetti del rialzo effettivo dei tassi e che quindi non è detto che sia significativo in termini di rivalutazione effettiva per l’investitore in euro.
Lunedi infatti la sterlina ha registrato un sensibile apprezzamento rispetto alle altre monete principali subito dopo la pubblicazione di un positivo Purchasing Managers Index (PMI). Nel mese di giugno l'indice composito dell'attività manifatturiera del Regno Unito è salito a 57,5 punti dai 57,0 di maggio, superando ampiamente le aspettative che il consensus degli analisti aveva indicato a 56,8 punti. Ma c’è di più: il livello registrato a giugno è il secondo più alto degli ultimi 40 mesi.
In parallelo un altro indicatore di rilievo che segnala la solidità della crescita economica britannica, il sotto-indice relativo alla creazione di posti di lavoro, ha toccato il picco degli ultimi 3 anni circa.
Insomma un quadro d’insieme che conferma il buon stato di salute dell'economia del Regno Unito spingendo ulteriormente le intenzioni già anticipate del governatore della Bank of England, Mark Carney. Il numero uno della BoE, infatti, ha già detto di essere intenzionato a rialzare i tassi di interesse con l’obiettivo di contrastare i rischi della bolla finanziaria che si è creata nel settore immobiliare inglese e, in particolare, a Londra e nelle regioni del sud-est dell'Inghilterra.
Ecco perchè la questione sembra essere diventata non tanto se la BoE sarà la prima tra le banche centrali ad alzare il costo del denaro quanto piuttosto quando metterà in pratica questa intenzione. Cosa significherebbe questo per gli investitori? Ricordiamo che un aumento dei tassi di interesse comporta un ribasso dei prezzi dell’obbligazione.
Nel caso dei titoli di stato inglesi, per esempio, se il governativo UK a due anni, che oggi rende lo 0,86% all’anno, crescesse fino a rendere l’1,36% , il possessore del titolo perderebbe l’1% circa in conto capitale (cioè il valore del titolo perderebbe un punto percentuale) mentre lo stesso incremento di tasso per il decennale (che oggi rende il 2,67% e dopo pagherebbe il 3,17% annuo), farebbe perdere al titolo il 4% circa del suo valore di mercato.
In parallelo l’investitore potrebbe beneficiare del rialzo della sterlina rispetto all’euro: un processo che, tuttavia, avviene già prima degli effetti del rialzo effettivo dei tassi e che quindi non è detto che sia significativo in termini di rivalutazione effettiva per l’investitore in euro.
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